Ciao readers, oggi Raffaella ci parla de Il paese dei cento violini della conduttrice, attrice e autrice bolognese Syusy Blady, edito Piemme. L'autrice ci catapulta nel periodo storico dell'Ottocento nel paesino di Santa Vittoria di Gualtieri situato nella verdeggiante Pianura Padana. Ed è proprio in questo luogo che vengono narrate le vicende dei suoi abitanti sotto l'oppressione di quel tempo, delle loro speranze e ideali che ritrovano nelle inconfondibili e armoniose note musicali.
TITOLO: Il paese dei cento violini
AUTORI: Syusy Blady, Giovanni Zucca
DATA D’USCITA: 29 Agosto 2017
EDITORE: Piemme
GENERE: storico romanzato
NARRAZIONE: narratore esterno in terza persona
AMBIENTAZIONE: Santa Vittoria di Gualtieri (Pianura Padana)
CATEGORIA: cultura, sociale
PROTAGONISTI: gli abitanti di Santa Vittoria
TRAMA
«Strumenti del diavolo». Il cancelliere del ducato di Modena e Reggio e il parroco di Santa Vittoria sono d'accordo: la musica e il ballo a cui si abbandonano braccianti e contadini a fine giornata sono pericolosi. Fomentano appetiti sconvenienti del corpo. E soprattutto eccitano gli animi e le teste del popolo. Che tra una polca e una mazurca magari si fa venire strane idee. Meglio vietare, limitare. E, se necessario, punire.
Quando Enrica si imbatte in Arturo, e ben presto si innamora di lui, il ragazzo sta appunto fuggendo per non farsi sequestrare il prezioso violino, che gli dà da mangiare. Se glielo prendono è finita. Siamo in un angolo d'Italia dove Dio ha lasciato terra e acqua troppo mischiate e un formicaio di braccianti, scariolanti, contadini sta lavorando alla bonifica, un'impresa immensa e dura. Sono tutti poveri e tutti sfruttati dai caporali. Ma trovarsi a ballare a tempo di musica allevia la stanchezza. Ed è vero che divertendosi vien da pensare che svagarsi è un diritto. È metà Ottocento e qualcosa si mette in movimento a Santa Vittoria, il paese dove quasi tutti hanno un violino e che ha fatto la rivoluzione a tempo di musica e di ballo liscio.
E lì che contadini e braccianti capiscono che l'unione fa la forza, che aiutandosi a vicenda si può trattare alla pari con il potere, che si può vivere meglio e dare un futuro ai figli, magari facendogli studiare musica e avere successo al di là dei confini. Ed è sempre lì che, nel 1911, i contadini si comprano la terra e fondano una delle prime e più grandi cooperative agricole d'Italia. Diventano padroni di loro stessi.
Un racconto corale, dall'Ottocento a oggi, dove la grande storia delle guerre, della rivoluzione russa, delle battaglie socialiste, si intreccia a quelle di Enrica e del suo Arturo, dei loro tre figli, della battagliera Favorita, dei Carpi e dei Bagnoli che hanno dato origine a famose stirpi musicali. Mani che lavorano, che faticano, che si stringono nel ballo e nell'amore e si tengono insieme per essere più forti, al suono di cento violini.
Quando Enrica si imbatte in Arturo, e ben presto si innamora di lui, il ragazzo sta appunto fuggendo per non farsi sequestrare il prezioso violino, che gli dà da mangiare. Se glielo prendono è finita. Siamo in un angolo d'Italia dove Dio ha lasciato terra e acqua troppo mischiate e un formicaio di braccianti, scariolanti, contadini sta lavorando alla bonifica, un'impresa immensa e dura. Sono tutti poveri e tutti sfruttati dai caporali. Ma trovarsi a ballare a tempo di musica allevia la stanchezza. Ed è vero che divertendosi vien da pensare che svagarsi è un diritto. È metà Ottocento e qualcosa si mette in movimento a Santa Vittoria, il paese dove quasi tutti hanno un violino e che ha fatto la rivoluzione a tempo di musica e di ballo liscio.
E lì che contadini e braccianti capiscono che l'unione fa la forza, che aiutandosi a vicenda si può trattare alla pari con il potere, che si può vivere meglio e dare un futuro ai figli, magari facendogli studiare musica e avere successo al di là dei confini. Ed è sempre lì che, nel 1911, i contadini si comprano la terra e fondano una delle prime e più grandi cooperative agricole d'Italia. Diventano padroni di loro stessi.
Un racconto corale, dall'Ottocento a oggi, dove la grande storia delle guerre, della rivoluzione russa, delle battaglie socialiste, si intreccia a quelle di Enrica e del suo Arturo, dei loro tre figli, della battagliera Favorita, dei Carpi e dei Bagnoli che hanno dato origine a famose stirpi musicali. Mani che lavorano, che faticano, che si stringono nel ballo e nell'amore e si tengono insieme per essere più forti, al suono di cento violini.
RECENSIONE
La conduttrice e autrice bolognese Syusy Blady ci catapulta nel periodo storico dell'Ottocento nel paesino di Santa Vittoria di Gualtieri situato nella verdeggiante Pianura Padana. Ed è proprio in questo luogo che vengono narrate le vicende dei suoi abitanti, delle loro speranze e ideali che ritrovano nelle inconfondibili e armoniose note musicali. Note che fluttuano nell'aria, che si diffondono attraverso le onde sonore e che arrivano all'udito donando sogni e diversivo dalla vita. Si intrecciano in un ritmo via via sempre più crescendo le lotte e il sangue contro l'oppressione, contro un regime autoritario che proibiva la musica e il ballo e che sequestrava gli strumenti musicali perché considerati strumenti del diavolo.
Sullo sfondo di questo spaccato d'Italia, che un po' rappresenta l'Italia di oggi, spicca la magia di quei luoghi e la figura femminile intesa nella sua forza, nel suo coraggio, nella voglia di lottare ma anche nell'ironia e nell'amore per la storia della loro terra.
La musica racchiude una parte fondamentale dell'opera ma non rappresenta la predominante; sulla stessa linea si muovono le vicende dei paesani, della solidarietà contadina, della cooperazione e dell'unione delle forze per un fine comune. Le vite di Ivonne, Favorita ed Enrica e dei loro mariti si intrecciano per dar vita ad una storia vera di tre donne coraggiose, temprate dal tempo e dagli eventi, che a tempo di musica e balli non hanno mai smesso di lottare, di far valere i loro diritti e la loro libertà e di sperare in un futuro migliore per le generazioni successive.
Il paese dei cento violini è un romanzo forte, che ricalca i problemi e le difficoltà di un'Italia ottocentesca, dalla presa di coscienza dei suoi abitanti, alle lotte fino ai giorni nostri dove Ivonne, discendente dei Carpi e dei Bagnoli, narra dai racconti di suo nonno la storia del nostro Paese. La penna dell'autrice si sofferma sulla storia e sulla gente che ha costruito la nostra Italia, dà voce alle loro speranze, ai loro ideali e lo fa con una maestria eccezionalmente unica. I protagonisti della sua storia sono figure che con il giusto spirito e coraggio hanno significato molto negli anni del 1800. Dovremmo infatti ispirarci un po' di più a loro.
Raffaella
Sullo sfondo di questo spaccato d'Italia, che un po' rappresenta l'Italia di oggi, spicca la magia di quei luoghi e la figura femminile intesa nella sua forza, nel suo coraggio, nella voglia di lottare ma anche nell'ironia e nell'amore per la storia della loro terra.
La musica racchiude una parte fondamentale dell'opera ma non rappresenta la predominante; sulla stessa linea si muovono le vicende dei paesani, della solidarietà contadina, della cooperazione e dell'unione delle forze per un fine comune. Le vite di Ivonne, Favorita ed Enrica e dei loro mariti si intrecciano per dar vita ad una storia vera di tre donne coraggiose, temprate dal tempo e dagli eventi, che a tempo di musica e balli non hanno mai smesso di lottare, di far valere i loro diritti e la loro libertà e di sperare in un futuro migliore per le generazioni successive.
Il paese dei cento violini è un romanzo forte, che ricalca i problemi e le difficoltà di un'Italia ottocentesca, dalla presa di coscienza dei suoi abitanti, alle lotte fino ai giorni nostri dove Ivonne, discendente dei Carpi e dei Bagnoli, narra dai racconti di suo nonno la storia del nostro Paese. La penna dell'autrice si sofferma sulla storia e sulla gente che ha costruito la nostra Italia, dà voce alle loro speranze, ai loro ideali e lo fa con una maestria eccezionalmente unica. I protagonisti della sua storia sono figure che con il giusto spirito e coraggio hanno significato molto negli anni del 1800. Dovremmo infatti ispirarci un po' di più a loro.
Raffaella
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