mercoledì 30 gennaio 2019

BLOG TOUR "Time vampires. Codice Agatha" di Therry Romano: MITOLOGIA

Buongiorno lettori, oggi abbiamo il piacere di ospitare la tappa del blog tour dedicato al romanzo Time Vampires. Codice Agatha di Therry Romano. Oggi parliamo di mitologia e in particolare di dèi, titani e dintorni. 

DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 Gennaio 2019

TITOLO: Time Vampires. Codice Agatha

AUTORE: Therry Romano

GENERE: fantasy
EDITORE: Astro Edizioni

TRAMA


Kira, un’agente di una squadra “fantasma” assoldata da un’organizzazione privata, indaga sulla strana morte del professor Krainager, amico di Max, suo capo e tutore. Dopo essere approdata a Memphis sulle tracce di un sospettato, incontra Damien, un uomo misterioso che scambia per un militare.

Al loro primo contatto fisico, Kira riceve una strana scossa e una sensazione sgradevole che la destabilizza e le fa comprendere che quell’uomo non è ciò che appare. Proseguendo nelle sue indagini, scopre che Damien nasconde un segreto e l’incontro con il suo discepolo, Jamal, solleverà il velo su una dimensione sconosciuta e affascinante, che cancella tutte le razionali certezze della ragazza.
Kira viene così catapultata nel mondo di esseri antichi, che appartengono a una élite di predatori. Simili a “vampiri”, sottraggono al genere umano una cosa di vitale importanza: il tempo.



MITOLOGIA

Dèi, Titani e dintorni

I Titani


Sono i figli di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra). Si dice che fossero tre: Giapeto, Rea e Crono. Ma poi, in un libro chiamato Teogonia, il numero arrivò a dodici: sei maschi (Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Crono) e sei femmine (Tea, Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti). Vennero poi chiamati Titani anche i loro discendenti, come Prometeo, Epimeteo, Atlante, Leto e tanti altri ancora. Tutti i Titani erano dèi di alta statura e dotati di una forza prodigiosa. Si narra che Urano, dio del Cielo, amasse Gea, dea della Terra, ma odiasse i figli nati dalla loro unione. Appena nascevano, li faceva precipitare nel mondo sotterraneo e ne gioiva immensamente.
Gea, soffriva per la sorte dei figli e, alla fine, per salvarli dalla crudeltà del padre, costruì una falce e li chiamò: «Figli miei e di un padre perverso, non volete punire vostro padre per la sua malvagità? È stato lui il primo a comportarsi in modo scellerato!».
Ma i figli tacevano, inorriditi.
Solo Crono, il più giovane, afferrò la falce dicendo: «Madre, io prometto di compiere l’opera. Non mi importa di nostro padre: hai ragione, lui per primo ci ha trattato in modo scellerato».
Così si mise in agguato, attese il momento propizio e senza esitare recise a suo padre la virilità.
Tutti i figli di Urano e Gea poterono così uscire alla luce, e Crono, il più astuto e il più audace, divenne il loro re. Sposò Rea ed ebbero parecchi figli: Estia, Demetra, Era, Ade, Poseidone, Zeus.
Ma su questo matrimonio pesava una profezia: uno dei figli nati dall’unione divina avrebbe tolto il trono al re. Così, ogni anno, alla nascita di un figlio, Crono obbligava Rea a portarglielo e lo inghiottiva, perché, come divinità, erano immortali e non poteva ucciderli.
Rea era disperata, e così, quando partorì Zeus, lo affidò alle cure delle ninfe e, invece del neonato, portò al marito una pietra avvolta in fasce, che Crono subito inghiottì.
Divenuto grande, Zeus decise di affrontare il padre. Si recò dalla madre chiedendole di diventare il coppiere di Crono. Rea comprese che era il tempo della vendetta. Diede a Zeus un liquido che egli avrebbe dovuto mescolare alle bevande di Crono. Un’abbondante bevuta obbligò Crono a vomitare tutti i figli fino ad allora trangugiati. Alla fine, con l’aiuto dei fratelli, Zeus lo detronizzò e prese il suo posto di re degli dèi.
I Titani erano contrari al nuovo dominio di Zeus: ne nacque una guerra che durò dieci anni, detta Titanomachia. Zeus si alleò con i Ciclopi e i Giganti dalle cento mani contro i Titani. I Cicolpi fabbricarono per Zeus la folgore, per Ade l’elmo che rende invisibili, per Poseidone il tridente. La guerra divenne accanita e violenta. Alla fine, Zeus colpì Crono con la folgore e i Titani ribelli furono sconfitti. Zeus li punì con severità: Atlante venne condannato a reggere sulle spalle la volta del cielo; gli altri vennero gettati nel Tartaro (luogo di pena e di supplizio dell’Ade, distante dalla superficie terrestre quanto quest’ultima dista a sua volta dal cielo). Le mogli dei Titani furono risparmiate per volontà di Rea.
Zeus, divenuto signore del cielo e della terra, riservò per sé questo dominio; diede a Poseidone il regno delle acque e ad Ade il mondo sotterraneo.
Da allora, tutti rispettarono questa irrevocabile decisione.

Gli dèi greci

L’Olimpo, monte greco coperto da ghiacciai, il cui picco era invisibile perché sempre avvolto da un mantello di nuvole, aveva un’altezza notevole, che superava i 3000 metri. Gli dèi che lo raggiunsero e ne fecero la loro casa furono chiamati Olimpi.
Anch’essi erano 12.
Zeus: era il capo degli dèi. Dio supremo dell’Olimpo, signore del fulmine, faceva parte della seconda generazione divina. Diventato adulto, sposò Era. Da unioni diverse ebbe molti figli, tra cui Atena, Artemide, Apollo, Efesto, le Muse, le Gracie, Ermes, Ares, Eros, Tantalo, Perseo, Minosse, Dioniso, Eracle, Persefone e le Ore. Da lui dipendevano i fenomeni atmosferici.
Era: regina degli dèi, protettrice del matrimonio, sposa di Zeus, dea bellissima. Ebbe tre figli: Ares, Efesto ed Ebe. Alcuni dicono che era invidiosa della dea Afrodite perché era la piú bella tra le dee. Era anche molto gelosa... ma a ragione, perché il marito la tradiva spesso.
Efesto: era il nome greco del dio del fuoco e Vulcano era il nome che i Romani gli attribuivano. Ecco spiegato perché le montagne che eruttavano fuoco venivano chiamate "vulcani", perché sede delle fucine di Efesto, o Vulcano. Era il fabbro per antonomasia. Nelle sue fucine fabbricava armi invincibili per gli dèi e per gli eroi. Per sé creava oggetti straordinari, poltrone bellissime in oro tempestate di pietre preziose colorate e ancelle: robot che si muovevano proprio come se fossero di carne ed ossa. Si stancava con facilità, perché era storpio e claudicante da quando era stato scaraventato giù dall’Olimpo.
Ares: era il dio della guerra, sanguinario e brutale. Era antipatico a tutti gli dèi, compreso suo padre Zeus. Si invaghì di Afrodite ed ebbe da lei Eros.
Poseidone: era il dio del mare. Viveva negli oceani, tra Nereidi e Tritoni, e ne usciva guidando un carro trainato da cavalli alati. La sua sposa era Anfitrite, ma ebbe altri amori, tra cui Demetra e Medusa. Il suo scettro reale era il tridente.
Apollo: dio della musica e della divinazione, nacque da Zeus e Latona. Era il fratello gemello di Artemide, dea della luna e della caccia. Famoso il suo oracolo a Delfi, nel quale le profezie avvenivano per mezzo della sacerdotessa Pizia. Il suo nome all’origine era Helios.
Estia: figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus, era la dea del focolare e del matrimonio.
Demetra: sorella di Zeus e dea della terra coltivata, in modo particolare del grano. Ade, re degli inferi, le rapì la figlia Persefone. Non potendo riaverla, Demetra ottenne da Zeus che Persefone trascorresse sulla terra una parte dell’anno: la primavera e l’estate.
Artemide: dea della caccia e sorella di Apollo, rappresentava la luna, mentre Apollo era il sole. Il suo tempio più famoso è nella città di Efesto.
Atena: figlia di Zeus e di Meti, era la dea della saggezza e della giustizia. Durante la guerra di Troia protesse Achille e Odisseo, che poi poté contare sul suo aiuto per il ritorno a Itaca.
Ade: divenne signore del mondo sotterraneo. Rapì e sposò Persefone, dopo che lei aveva visto il suo vero volto oltre l’ombra dell’elmo che lo rendeva invisibile. Si chiama Ade anche il mondo dei morti.


Il mito di Persefone

Persefone era figlia di Demetra e Zeus, anche se, secondo un'altra leggenda, di Zeus e della dea omonima del fiume infernale Stige. Venne rapita dallo zio Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla ancora fanciulla contro la sua volontà. Fu madre di Agrianome (fanciulla di cui poco si occuparono le cronache). Una volta negli inferi, le venne offerta della frutta, ed ella mangiò senza appetito solo sei semi di melograno. Persefone ignorava però che chi mangia i frutti degli inferi è costretto a rimanervi per l'eternità.
La madre Demetra, dea della fertilità e dell'agricoltura, che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e di raccolti, reagì disperata al rapimento, impedendo la crescita delle messi, scatenando un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Con l'intervento di Zeus si arrivò a un accordo, per cui, visto che Persefone non aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solo per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così trascorrere con la madre il resto dell'anno.
Così Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla Terra. La dea allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone, facendo rifiorire la natura in primavera ed estate. Un elemento supplementare della vicenda consiste nel fatto che Demetra non seppe che la figlia aveva mangiato il melograno finché non fu un giardiniere dell'Oltretomba, Ascalafo, a rivelarlo: vuoi che Persefone avesse mangiato di sua volontà, vuoi che fosse stata persuasa da Ade, in questo modo Demetra perse la possibilità di avere la figlia con sé per tutto il tempo, e castigò Ascalafo trasformandolo in un barbagianni.
Persefone contese ad Afrodite il bell'Adone, riuscendo a trascinare la questione fin davanti a Zeus, che preferì, per non scontentare nessuno, affidarlo separatamente a entrambe, in modo simile alla permanenza di Persefone stessa che era divisa fra gli dei dell'Olimpo e l'Ade.
Una tradizione diversa faceva di Persefone una figlia di Zeus e di Stige. Fu generata dal dio dopo la sconfitta dei Titani.
Vi sono comunque altre versioni della leggenda. Secondo una di queste, è Ecate a salvare Persefone. Una delle più diffuse dice che Persefone non fu indotta a mangiare i sei semi con l'inganno, ma lo fece di sua spontanea volontà perché si era affezionata ad Ade.

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