martedì 15 ottobre 2019

RECENSIONE "La città delle ragazze" di Elizabeth Gilbert





TITOLO: La città delle ragazze
TITOLO ORIGINALE: City of Girls
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Elizabeth Gilbert
DATA D’USCITA: 17 Settembre 2019
EDITORE: Rizzoli
GENERE: narrativa storica
AMBIENTAZIONE: New York
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Vivian, anziana che racconta la sua giovinezza.





TRAMA

Feste strepitose, attori seducenti, dive egocentriche e poi musica, risate, luci che si accendono. Vivian Morris ha novantacinque anni, ma se chiude gli occhi torna a essere la diciannovenne che dopo un fallimentare tentativo al college si è ritrovata a sbirciare dietro le quinte del vivace e sgangherato tea-tro gestito da sua zia Peg. L'anno è il 1940, la città New York, gli ambienti sono quelli del Lily Playhouse, un odeon pazzo dove le ragazze in cerca di fortuna si offrono al mondo, all'arte, agli uomini. Vivian inciampa in questo fiume in piena e ne è trascinata via, complice il fascino di Celia, soubrette dal corpo meraviglioso e con la voce cupa da gatta randagia. Mentre la ragazza scopre di avere un talento come costumista, zia Peg la accoglie nel suo regno esploso, al centro della città più sognata e ai margini della sua ricchezza. Dove bisogna scrollarsi di dosso la provincia impressa nel passo e negli occhi. La città delle ragazze è la storia di un'educazione sentimentale gioiosa, la rappresentazione di un universo che non teme di mostrarsi famelico, rumoroso, fragile e mosso da un'inquietudine costante. Amato dalla migliore critica americana, che ha trovato in questa scrittura uno sguardo illuminante e onesto sulla natura e il carattere del desiderio femminile, ecco il nuovo romanzo di Elizabeth Gilbert.


RECENSIONE

La città delle ragazze è un romanzo geniale e appassionante, spensierato e profondo. Mi sono immersa in questo libro non aspettandomi nulla e devo ammettere che sono rimasta piacevolmente stupita. Fin dalla prima pagina entriamo nella vita di Vivian, un’anziana che ci riporta indietro nel tempo, negli anni ’40, e insieme a lei ripercorriamo tutta la sua giovinezza fino al presente, facendoci vivere ogni momento che lei ha vissuto. Nel passato Vivian è una ragazza che non ha interesse per la recitazione, ma adora i bei vestiti e ha delle dite magiche nel saper cucire.
Viene caratterizzata come una ragazza onesta e gentile, sfrontata e piena di vitalità, proveniente da una famiglia benestante che la mandata a vivere a New York da una zia che possiede un teatro. Impossibile non lasciarsi travolgere dal carattere impetuoso di Vivian che ci investe in tutta la sua potenza come un uragano e che ci insegna a vivere ogni istante, a godere della bellezza della vita e di apprezzare la felicità e i drammi che è in grado di regalarci, come anche i piaceri sessuali che ci offre. Ho adorato il senso dell’umorismo di Vivian, soprattutto quando non si prende troppo sul serio. Se la prima metà della storia sembra una corsa gloriosa di edonismo giovanile, la seconda invece – a mio parere raccontata meglio - è incentrata sulla guerra, sugli accadimenti di Pearl Harbor e qui, la vita di Vivian prende una svolta più sobria. In questa seconda parte assistiamo alla vita di una donna indipendente che non si adegua alle aspettative del genere femminile e che non ha la stessa gioia di vivere di quando era giovane. L’autrice con il suo stile semplice, scorrevole e coinvolgente ci tiene incollati alle sue pagine, ci fa ammirare il fascino indimenticabile di una New York degli anni ’40 tra teatri e luci, musica, abiti di piume e la guerra in corso attraverso descrizioni così vivide da sembrare vere. Anche i personaggi secondari come la zia Peg, zio Billy, Edna e molti altri vengono caratterizzati perfettamente. La città delle ragazze è un romanzo estremamente piacevole, una commedia divertente che brilla come un diamante in un periodo toccante e rilevante come quello della seconda guerra mondiale. Una storia che è un’ode nostalgica e sentimentale dedicato alla famiglia e alla scoperta di se stessi.


Raffaella




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