mercoledì 13 novembre 2019

RECENSIONE "L'opale perduto" di Lauren Kate





TITOLO: L'opale perduto
TITOLO ORIGINALE: The Orphan's Song
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Lauren Kate
DATA D’USCITA: 3 Settembre 2019
EDITORERizzoli
GENERE: storico
AMBIENTAZIONE: Venezia
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Violetta, cantante; Mino, violinista.




TRAMA


È una cupa notte di dicembre del 1725, Venezia è stretta nella morsa dell'inverno. Violetta, cinque anni, si è rifugiata nella soffitta dell'istituto per trovatelli noto come Ospedale degli Incurabili, dove vive. Oltre il vetro gelido di una finestra, con la sua bambola stretta al petto, sente il canto soave di una donna, giù in strada, e la vede abbandonare un bambino nella ruota. Dieci anni dopo, in quella stessa soffitta piena di vecchi indumenti e violini rotti dove lei continua a sognare una vita libera, Violetta incontra Mino. Violinista dell'ala maschile dell'orfanotrofio e primo essere umano capace di farle intravedere, attraverso il soffio suggestivo della musica, un orizzonte di speranza. Ma questa inaspettata magia ancora non basta: troppo urgente è il desiderio di Violetta di diventare una cantante, e potrebbe essere un desiderio maledetto...


RECENSIONE



L’opale perduto è una lettura ipnotizzante che ci riporta nel Settecento, nelle strade di Venezia e all’interno delle sue chiese sperimentando il mistero e la bellezza della musica, rapiti dal suono del violino e dal canto delle ragazze del coro. È formidabile la cura che l’autrice riserva ai dettagli quando ci mostra questa città lussureggiante e i suoi abitanti, i luoghi, i costumi e la cultura di quel tempo vengono descritti in modo così vivido tanto da sentirci trasportati all’interno della storia, nella scintillante Venezia ottocentesca in tutta la sua seducente stravaganza. Nell'Ospedale degli Incurabili della città che ospita un orfanotrofio vivono separati bambini maschi e femmine. Mentre le bambine devono dedicarsi al canto e alla musica, i bambini maschi si dedicano ai lavori manuali. La prima metà della storia ci porta nell’infanzia di Violetta e Mino, nella loro innocenza e nella loro speranza di poter realizzare in futuro il loro amore. Questa per me è la parte più bella del libro perché ci regala momenti di dolcezza e di purezza di quell’età, mentre li osserviamo incontrarsi in segreto nelle ore notturne. In queste pagine il lettore apprende quanto è irreggimentata la loro vita, quanto è difficile vivere in un orfanotrofio, un luogo che tarpa le ali dei bambini che vivono al suo interno, all’assenza della facoltà decisionale e alle punizioni elargite se non si obbediva alle regole. Violetta ci viene descritta come una ragazzina ribelle e impulsiva, dalle ragazze e bambine dell’epoca ci si aspettava castità e obbedienza e Violetta non sente di potersi adattare a quel sistema troppo rigido perché la sua indole la spinge a voler guardare il mondo con i suoi occhi e non attraverso una finestra, avventurarsi tra le vie della città e vivere totalmente la sua vita. Quando canta diventa timida e incerta, e solo con Mino farà uscire la bellissima voce che possiede, solo con lui riesce a sentirsi libera di cantare perché anche lui condivide la sua stessa passione proibita per la musica. Mino è un ragazzo più pratico, consapevole delle sue scelte, dei suoi sogni e di voler andare alla ricerca delle sue origini, ma anche di innamorarsi e di affrontare prove difficili che metteranno a dura prova il suo cuore. Vediamo come fin dalla prima volta che si incontrano sul letto, avvertono una connessione speciale tra loro che inizia con una canzone che li lega tramite l’amicizia, l’amore, i cuori spezzati e i sogni irraggiungibili. La vita però ostacola i loro sogni e i loro piani per il futuro, entrambi compiono decisioni sbagliate, dolorose e avventate che causano una rottura irreparabile. Sono queste scelte a mostrarci come una singola azione possa cambiare l’intero corso della nostra vita. Le loro strade si separano, permettendo loro di fronteggiare scelte difficili, segreti in agguato e situazioni imprevedibili, e, di conseguenza, maturare, ma i loro cuori si cercano sempre, il loro amore è rimasto intatto in un angolo del loro cuore. L’opale perduto è una storia avvincente, intrigante e appassionante che ci immergere nelle atmosfere misteriose, lugubri e oscure della Venezia settecentesca. Lo stile dell’autrice è scorrevole ed emozionante e il lettore viene investito dalla potenza evocativa della musica che sembra quasi di sentire nelle orecchie anche dopo aver terminato il libro. Sono molti i temi affrontati in questo romanzo e in particolare ciò che suscita l’interesse del lettore sono i temi della famiglia, dell’amore e del sacrificio, di come si può cambiare e crescere nelle difficoltà e nelle sfide della vita, ma anche il concetto della maschera atto a celare le identità e gli intenti della natura delle persone.


Raffaella



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