lunedì 20 gennaio 2020

RECENSIONE "Il ragazzo che decise di seguire suo padre ad Auschwitz" di Jeremy Dronfield




TITOLO: Il ragazzo che decise di seguire suo padre ad Auschwitz
TITOLO ORIGINALE: The Stone Crusher
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Jeremy Dronfield
DATA D’USCITA: 16 Gennaio 2020
EDITORE: HarperCollins
GENERE: narrativa storica
AMBIENTAZIONE: campi di concentramento
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Gustav, padre.





TRAMA

Vienna, ottobre 1939.
Gustav Kleinmann, un tappezziere ebreo, e il quindicenne Fritz, suo figlio, vengono arrestati dalla Gestapo, caricati su un vagone merci e deportati a Buchenwald, in Germania. Picchiati, ridotti alla fame, costretti ai lavori forzati per costruire il campo stesso in cui sono tenuti prigionieri, riescono miracolosamente a sopravvivere alla brutalità nazista. Finché, tre anni dopo, Gustav non viene inserito nella lista dei prigionieri che saranno mandati ad Auschwitz. 

Per Fritz è uno shock senza precedenti. Da tempo circolano voci inquietanti su quel lager e sulle sue speciali camere a gas dove si possono uccidere centinaia di persone alla volta. Il trasferimento laggiù significa una cosa sola...

Eppure l’idea di separarsi dal padre non lo sfiora neppure. I compagni di prigionia gli dicono di dimenticarsi di lui, se vuole vivere, ma Fritz si rifiuta di ascoltarli e insiste per accompagnarlo, pur sapendo che li aspettano altri anni di orrori e sofferenze, se possibile ancor più terribili. Ma a tenerli in vita, ancora una volta, saranno l’amore e un'incrollabile speranza nel futuro.

Basato sul diario di Gustav – un diario segreto di cui nemmeno suo figlio era a conoscenza – e sulle testimonianze dirette di parenti, amici e altri sopravvissuti, Il ragazzo che decise di seguire suo padre ad Auschwitz non è soltanto la storia commovente di un legame, quello tra padre e figlio, che si è rivelato più forte della macchina dell’odio che ha cercato di schiacciarli. È anche una straordinaria testimonianza di coraggio e di resilienza, e un ritratto lucido e vivido del meglio e del peggio della natura umana.

RECENSIONE

Sapete già quanto io sia sensibile al tema della Shoah e anche questa volta mi sono immersa in un’altra storia che si ispira a fatti realmente accaduti che narra la crudeltà e l’inumanità dell’essere umano. È un resoconto dettagliato della crudeltà e della disumanità dell’uomo ma soprattutto della fede e della speranza che lo scrittore stesso ha vissuto in prima persona, sulla propria pelle, insieme a suo figlio. La seconda guerra mondiale è stata uno dei periodi più bui della nostra storia e l’autore con questo romanzo ci dipinge un affresco che alterna delicatezza e crudeltà, amore e odio, morte e speranza. Durante la guerra non esistono vincitori e vinti, c’è solo morte, sangue, disperazione e dolore. Protagonista di questa storia è Gustav Kleinmann, un ebreo che vive a Vienna e che ha 4 figli. Il più piccolo di nome Fritz è il più legato al padre e durante la seconda guerra mondiale viene imprigionato e deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, nella Germania Orientale, affrontando la fame, la fatica, il sudore, la disumanità e la morte davanti agli occhi. In queste pagine si respira la morte, si avverte il freddo sulla pelle ed essendo un libro scritto da un uomo che ha vissuto in prima persona tutti gli accadimenti, rende la storia ai nostri occhi ancora più reale e forte, ancora più straziante e inquietante, ma si avverte anche la speranza, l’amore e l’affetto tra un padre e un figlio che insieme, sostenendosi, resistono al male e lottano per sopravvivere. La loro sofferenza continua ancora quando il padre viene deportato nel più grande campo di morte della Polonia, Auschwitz, e il figlio decide di seguirlo per non separarsi dal padre. L’autore scrive con uno stile scorrevole, catturando l’orribile realtà di Auschwitz, il trauma duraturo che nonostante la fine della guerra è rimasto nella mente e nei sogni dei sopravvissuti come un senso di colpa che non va più via. Tutti i personaggi presenti all’interno della storia raccontano storie diverse e ciò ci mostra che ognuno di loro pensa e affronta diversamente l’orrore, anche se le situazioni sono le stesse. Il ragazzo che decise di seguire suo padre ad Auschwitz è la storia di ogni uomo, donna e bambino che ha vissuto l’inferno, la storia personale di ognuno di loro, di quelli che ce l’hanno fatta e degli altri che non ce l’hanno fatta, di quelli che sono morti nel tentativo di aiutare gli altri e di quelli che hanno lottato con le unghie e con i denti fino alla fine; una storia che anche se è straziante, cruda e profonda deve essere raccontata, letta, ascoltata e ricordata affinché tutto ciò non accada mai più.


Raffaella







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