martedì 10 marzo 2020

RECENSIONE "Un inutile delitto" di Jill Dawson

Buongiorno lettori, Raffaella ci parla di Un inutile delitto, il thriller di Jill Dawson edito Carbonio Editore. Questo romanzo è la rivisitazione del famigerato caso avvenuto a Londra nel 1974, ampiamente trattato dalla stampa britannica e incentrato sull'omicidio brutale di Sandra Rivett, una bambinaia brutalmente uccida nella dimora della famiglia Lucan presso cui prestava servizio.


TITOLO: Un inutile delitto
TITOLO ORIGINALE: The Language of Birds
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Jill Dawson
DATA D’USCITA: 28 Novembre 2019
EDITORE: Carbonio Editore
GENERE: thriller
AMBIENTAZIONE: Londra
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTIMandy, bambinaia della famiglia Morven; Rosemary, amica di Mandy.




TRAMA

Nel novembre 1974 Londra fu sconvolta da un terribile omicidio, uno dei delitti più celebri della storia inglese. La stampa si occupò a lungo della vicenda, concentrandosi sullo scandalo di cui fu protagonista il conte Lord Lucan, affascinante, ricco e dissoluto, misteriosamente scomparso dopo l'assassinio della giovane tata di famiglia, Sandra Rivett, e condannato in contumacia. Jill Dawson si ispira a questo notissimo fatto di cronaca per raccontare la storia di Mandy, una giovane donna approdata a Londra da una provincia soffocante con il desiderio di riscattare un triste passato. La sua nuova vita fu invece orribilmente troncata in una lussuosa dimora del quartiere aristocratico di Belgravia dove lavorava come tata. Strani presagi, silenzi colpevoli, inquietanti indizi, segreti inconfessabili riemergono dal racconto dell'amica Rosemary, che ricostruisce una storia carica di tensione e per molti aspetti ancora oscura.

RECENSIONE

Un inutile delitto è una rivisitazione del famigerato caso avvenuto a Londra nel 1974, ampiamente trattato dalla stampa britannica e incentrato sull'omicidio brutale di Sandra Rivett, una bambinaia brutalmente uccida nella dimora della famiglia Lucan presso cui prestava servizio. Ai tempi del delitto l’attenzione fu rivolta principalmente alla scomparsa del sospettato principale dell’omicidio, Lord Lucan, l’estraniato marito di Lady Katharine e padre dei loro due figli. Usando fatti fondamentali del caso e della vita della tata, Jill Dawson ci porta in una Londra degli anni ’70, dove reinventa la storia, cambiando i nomi dei personaggi in nomi fittizi e presentandola da una prospettiva esclusivamente femminile: sia dal punto di vista in terza persona di Sandra (Mandy River nel romanzo) e sia da quello in prima persona di una cara amica di Mandy, Rosemary, anche quest’ultima bambinaia, che nei suoi capitoli ci offre una panoramica completa della storia, oltre l’omicidio in sé. In questo romanzo l’autrice fa un lavoro perfetto nel delineare Lord Ducan, - nel libro con il nome fittizio di Lord Morven -, come un uomo affascinante e spericolato, attraente e pericoloso, nonché potente e dotato di molti agganci tra le fila dell’aristocrazia del tempo. Dall'altra parte abbiamo Lady Morven, una donna emotiva e infantile, fragile, incoerente e irrazionale. E in tutto ciò conosciamo una Mandy minuta e carina, affascinante e premurosa, per nulla ingenua, che da un’area rurale dalla mentalità chiusa arriva nella grande capitale britannica alla ricerca della libertà per trovare lavoro come bambinaia con poca formazione ma molta esperienza. Mandy la conosciamo come una ragazza gentile e delicata che prova simpatia per la vulnerabilità dei suoi datori di lavoro e un senso di responsabilità verso i bambini che accudisce. Attraverso il personaggio di Mandy, l’autrice esplora la relazione tossica fra Lord Morven e sua moglie, e la battaglia costante per il controllo dei suoi figli, da cui possiamo notare che la stessa Lady Morven è una vittima del suo stesso marito. La scomparsa di Lord Lucan, alias Morven, dopo l’omicidio ha contribuito a creare attorno alla sua figura un mito e una serie di speculazioni riguardanti gli avvistamenti dello stesso Lord. Con la sua scrittura scorrevole e avvincente Jill Dawson spiega man mano gli stretti parallelismi tra la vita precedente di Mandy e quella reale di Sandra Rivett. La scena dell’inchiesta è riprodotta alla lettera e il ché rende ancora più interessante la vicenda. Scrivendo la storia della bambinaia Mandy, anche se in forma fittizia, l’autrice cerca di correggere l’equilibrio dell’intera vicenda, che è stata ponderato a favore dalla famiglia Lucan. La vittima infatti, come spesso accade, subisce una seconda morte quando viene messa in ombra e quasi dimenticata. Ed è proprio questo uno dei tanti temi trattati dall'autrice per mettere in luce il rispetto dovuto alla morte di Sandra Rivett, unito all’intenzione di raccontare la storia di una donna della classe operaia che entra nel mondo della classe aristocratica che cela meschinità e potere. Ciò che ha reso più intrigante il romanzo è il personaggio di Rosemary che ci mostra il suo “dono” attraverso le intuizioni, le premonizioni e le superstizioni di leggere i segni della natura. Rosemary e Mandy sono donne che hanno sofferto, provato dolore, sofferenza e patito la povertà, ma che hanno cercato amore e calore in un mondo complicato. Diversi sono i temi che l’autrice ingloba nella storia: la contraccezione, il sesso, il razzismo e la moda, come anche la violenza e gli abusi. Questo romanzo riesce a dar voce a tutte quelle voci soffocate delle donne vittime del potere e degli abusi degli uomini, delle violenze fisiche ed emotive, mettendo in luce la colpevolizzazione delle vittime (detta victim blaming), una tendenza riassumibile nella frase “se l’è cercata”, utilizzata ancora nell'epoca odierna, ovvero quell'idea che la donna non sia priva di colpe e che abbia in qualche modo tentato o provocato il suo assassino.


Raffaella






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