martedì 12 maggio 2020

BLOG TOUR "Io sono leggenda" di Richard Matheson: L'APOCALISSE NEI LIBRI


Buongiorno lettori, in occasione del blog tour dedicato al romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson edito Mondadori vi parliamo dell'apocalisse nei libri.

DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 Aprile 2020

TITOLO: Io sono leggenda

TITOLO ORIGINALE: I am Legend
AUTORE: Richard Matheson

GENERE: apocalittico
EDITORE: Mondadori

TRAMA

Robert Neville è probabilmente l'ultimo uomo vivente sul pianeta… eppure non è solo. Un morbo incurabile ha trasformato uomini, donne e bambini in vampiri assetati di sangue. Di giorno Robert attraversa le rovine della civiltà, seguendo le tracce dei mostri come un cacciatore sulle orme della preda, li studia, sperimenta nuovi modi per sterminarli. Di notte si barrica in casa, assediato dalle creature delle tenebre, e implora che sorga presto il sole...
Rovesciando la situazione di Dracula, vampiro nel mondo degli uomini, Matheson immagina un uomo solo in un mondo di creature mostruose, dando vita a uno degli scenari più fortunati della letteratura e del cinema novecentesco. Quello che - con la sua scrittura ossessivamente cristallina, asciutta, ipnotica - Matheson dipinge è un mondo apocalittico, straniato, nel quale ogni valore e ogni certezza vengono stravolti. Chi sono i buoni e chi i cattivi? Ci sono davvero dei buoni e dei cattivi? O ci sono solo eventi e creature che sfuggono alla comprensione razionale e alla catalogazione scientifica? L'orrore, suggerisce Matheson, ci abita accanto.




BLOG TOUR

Apocalisse nei libri

È dai tempi dell’Antico Testamento che l’uomo si diletta a immaginare il mondo ridotto a un luogo inabitabile. Un luogo senza regole, dove la civiltà è un avanzo del passato e il futuro una lotta per la sopravvivenza perpetrata con mezzi scorretti, per non dire disumani. Il dettato apocalittico è dunque frutto di una visione che porta a raccontare, per mezzo di allegorie, qualcosa che si riferisce agli uomini che leggeranno e al loro futuro.


Ai romanzi distopici, o post-apocalittici, manca naturalmente questa parte per così dire di rivelazione: manca il dettato divino. Questa mancanza, a livello testuale, fa saltare una delle caratteristiche fondamentali della scrittura di rivelazione: se San Giovanni racconta la sua visione e fa la sua profezia facendo uso di allegorie (i candelabri, i cavalieri, il numero della Bestia e così via), lo scrittore contemporaneo che scrive un testo che parla della fine lavora in altro modo: il suo testo non parla per allegorie; esso è un’allegoria, un accorgimento che supplisce all’evidente impossibilità di presentare, oggi come oggi, un testo come dettato direttamente da dio. Nel tempo, l’Apocalisse ha trovato altri fattori scatenanti oltre l’ira divina. Naturalmente la bomba atomica che ritroviamo in Cronache del dopobomba di Philip K Dickoppure in un romanzo italiano, recentemente rilanciato sul mercato, H come Milano, di Emilio de Rossignoli. In L’uomo del fuoco, distopia di Joe Hill (figlio di Stephen King) la fine della civiltà è causata da un morbo che condanna i contagiati all’autocombustione; sempre una pandemia è il motivo degli scenari post apocalittici di World War Z di Max Brooks. La dispersione di un’arma batteriologica è alla base de L’ombra dello scorpionedi Stephen Kings. Ci sono poi romanzi post apocalittici dove l’apocalisse non ha, apparentemente, alcuna causa scatenante: semplicemente accade. Prendiamo Fine, successo editoriale di un esordiente spagnolo, David Monteaugudo: durante un weekend, un gruppo di vecchi amici si ritrova in un rustico di campagna col risultato di scoprirsi estranei e accusare il cambiamento implacabile causato dagli anni. Nella notte il cielo si rannuvola. Quando sorge l’alba gli amici scoprono di essere rimasti soli al mondo. O ancora Dissipatio H. G. del “nostro” Guido Morselli: un giorno, un uomo, decide di suicidarsi annegando in un lago dentro una caverna, ma poi cambia idea e riemerge in superficie, scoprendo un mondo senza umanità. Negli ultimi anni, la narrativa post apocalittica si è focalizzata soprattutto sulla devastazione urbana. La città come lo spettro di se stessa, vedi 2033, il romanzo nato in rete di Dimitry Glukhovsky o il bellissimo La strada di Cormac McCarthy. Non è un caso: la crisi, il fallimento di certe città come Detroit mostrato in rete in gallery di luoghi un tempo grandiosi e ora grandiosamente abbandonati, ha dato vita al movimento fotografico della ruins photography. In narrativa questa fascinazione per il degrado urbano si è convertita in una nuova spinta per il genere post apocalittico che tocca anche i videogiochi (vedi il bellissimo The Last of Us). Unica costante in queste storie in cui la civiltà sembra irrecuperabile e qualcosa di ancora indecifrabile sta nascendo al suo posto, è l’assenza di ogni legge. Tranne quella del più forte. 

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