DATA DI PUBBLICAZIONE: 16 Giugno 2020
TITOLO: Come un animale
AUTORE: Filippo Nicosia
GENERE: narrativa contemporanea
EDITORE: Mondadori
TRAMA
Un uomo si trasferisce a vivere da solo in una villa fatiscente nella campagna laziale. Cerca la solitudine. Con sé ha pochi ricordi, uno zaino, qualche foto, romanzi da leggere e rileggere, nessun telefono. Trascorre il tempo bevendo e nutrendosi di cibi precotti. Nel suo passato c'è qualcosa, una colpa, una perdita: non lo sappiamo, perché all'inizio Andrea non ne parla neanche con se stesso. Un giorno, di ritorno dalla spesa settimanale, gli si rompe la macchina e la vicina, Silvy, lo trova ubriaco e addormentato dentro la vettura impantanata. Si interessa a lui e lo invita a cena, ma il marito di lei non gradisce queste attenzioni. Andrea compie attività minime, che assumono densità assoluta nelle sue giornate spoglie. Osserva i movimenti elastici di Silvy nel giardino e i cambiamenti della luce con lo stesso intorpidito rapimento. Cattura insetti - un ragno, uno scarafaggio, una falena - che sistema sotto un bicchiere capovolto in attesa che muoiano. Finché arriva a cercarlo un ragazzo appartenente a una famiglia malfamata, Yuri. Ha saputo che Andrea è un insegnante di Lettere e gli chiede di dargli ripetizioni in cambio della riparazione dell'auto. Superando poco a poco le reciproche ritrosie, i due iniziano a incontrarsi, Andrea fa leggere a voce alta al ragazzo le pagine di McCarthy, Silone, Pavese, gli fa scoprire il piacere dell'identificazione, il calore e la vita che la letteratura sa trasmettere. Mette così in discussione il destino di Yuri, che la famiglia vorrebbe allontanare dagli studi, e al tempo stesso si rende conto di avere ancora qualcosa da offrire agli altri. Giorno dopo giorno, a colpi di bellezza, empatia, sensualità, desiderio, il paesaggio ricomincia a germogliare nella terra desolata del protagonista, imponendogli la necessità di fare i conti con ciò che si è lasciato alle spalle.
Un uomo si trasferisce a vivere da solo in una villa fatiscente nella campagna laziale. Cerca la solitudine. Con sé ha pochi ricordi, uno zaino, qualche foto, romanzi da leggere e rileggere, nessun telefono. Trascorre il tempo bevendo e nutrendosi di cibi precotti. Nel suo passato c'è qualcosa, una colpa, una perdita: non lo sappiamo, perché all'inizio Andrea non ne parla neanche con se stesso. Un giorno, di ritorno dalla spesa settimanale, gli si rompe la macchina e la vicina, Silvy, lo trova ubriaco e addormentato dentro la vettura impantanata. Si interessa a lui e lo invita a cena, ma il marito di lei non gradisce queste attenzioni. Andrea compie attività minime, che assumono densità assoluta nelle sue giornate spoglie. Osserva i movimenti elastici di Silvy nel giardino e i cambiamenti della luce con lo stesso intorpidito rapimento. Cattura insetti - un ragno, uno scarafaggio, una falena - che sistema sotto un bicchiere capovolto in attesa che muoiano. Finché arriva a cercarlo un ragazzo appartenente a una famiglia malfamata, Yuri. Ha saputo che Andrea è un insegnante di Lettere e gli chiede di dargli ripetizioni in cambio della riparazione dell'auto. Superando poco a poco le reciproche ritrosie, i due iniziano a incontrarsi, Andrea fa leggere a voce alta al ragazzo le pagine di McCarthy, Silone, Pavese, gli fa scoprire il piacere dell'identificazione, il calore e la vita che la letteratura sa trasmettere. Mette così in discussione il destino di Yuri, che la famiglia vorrebbe allontanare dagli studi, e al tempo stesso si rende conto di avere ancora qualcosa da offrire agli altri. Giorno dopo giorno, a colpi di bellezza, empatia, sensualità, desiderio, il paesaggio ricomincia a germogliare nella terra desolata del protagonista, imponendogli la necessità di fare i conti con ciò che si è lasciato alle spalle.
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