giovedì 9 luglio 2020

BLOG TOUR "La trama dei sogni" di Emily Pigozzi: INTERVISTA ALL'AUTRICE

Buongiorno lettori, in occasione del blog tour dedicato al romanzo La trama dei sogni di Emily Pigozzi edito Sperling & Kupfer abbiamo intervistato l'autrice. Venite a leggere cosa ci ha risposto.

DATA DI PUBBLICAZIONE: 7 Luglio 2020

TITOLO: La trama dei sogni

AUTORE: Emily Pigozzi

GENERE: narrativa contemporanea
EDITORE: Sperling & Kupfer

TRAMA

Milano, oggi. Rossana Fiorentino non crede nei sogni. Non dopo essere cresciuta in una famiglia difficile. Il suo unico desiderio è confondersi tra la gente e vivere serena, senza scosse. Per questo ha scelto la città per studiare e scappare dal piccolo paese dove è nata. Qui vive Sebastian Mahler, un affascinante, giovane concertista, tra i più apprezzati al mondo, che compone musiche meravigliose e struggenti, nelle quali infonde tutta la vita che sembra sfuggirgli di mano a causa della malattia degenerativa che lo ha costretto su una sedia a rotelle.
Vienna, 1914. Il primo conflitto mondiale incombe sull'Europa quando due nobili italiane oramai decadute fanno il loro arrivo in città. Luisa e Rosa Marescotti sono sorelle, ma non potrebbero essere più diverse. La prima, timida e spaventata, rimpiange le campagne del parmense che le hanno viste crescere; la seconda è curiosa e ansiosa di gettarsi nella nuova vita che le attende nella sfavillante capitale dell'impero asburgico. Sul loro cam­­mino incontreranno i giovani fratelli Von Mahler: Heinrich, vivace e mondano, e Franz, musicista e fervente patriota, enigmatico e affa­scinante. Rossana e Sebastian, Rosa e i fratelli Von Mahler: un intero secolo a dividerli, lo stesso amore a unirli.
Il loro sarà un valzer in cui, a ogni giro di danza, il destino si intreccerà alla vita e alla morte. Perché tutti i sogni sono fatti della stessa trama.





BLOG TOUR

Intervista all'autrice


1. Come è nata l’idea per questo romanzo? 

Ciao ragazze! L’idea è nata in due tempi differenti. La storia di Rosa e Franz nasce dalla mia passione per la Vienna asburgica, per i valzer e le atmosfere di quell’impero magnifico ma già decadente. Desideravo da tanti anni narrare di un amore che nascesse proprio nel momento in cui l’Europa avrebbe conosciuto nuovi equilibri, allo scoppio del primo conflitto mondiale, tra due ragazzi molto giovani come Rosa e Franz, che ne sarebbero stati inevitabilmente travolti. Ero spaventata perché non mi ero mai cimentata seriamente nello storico, pur amando moltissimo questo genere da lettrice. Al momento di scrivere finalmente di loro, però, hanno fatto capolino questi altri due, Rossana e Sebastian, due ragazzi dei giorni nostri. E non hanno più voluto saperne di andarsene, anzi, si sono presi più di metà della storia!


2. Spiegaci come hai creato i personaggi e i loro caratteri e se hanno qualcosa di te.

Creare questi personaggi, sia storici che contemporanei, è stato bellissimo, molto stimolante. Più scrivevo di loro, più le loro parole, il carattere, si definivano da soli. È stato un percorso lungo e molto entusiasmante. L’idea del personaggio di Sebastian, il nostro maestro Mahler, è arrivata anche grazie a figure come quella del maestro Bosso, uomo incredibile, geniale e pieno di fascino, e vi confesso che mi sono innamorata di Sebastian mentre scrivevo la sua storia, come nella migliore tradizione. Per la parte storica invece ci sono molte citazioni di musicisti e scrittori del periodo. Ho cercato di farli muovere in maniera autonoma, ma è inevitabile che ci sia finito dentro qualcosa di me. Le lettere di saluto del diario di Rosa, per esempio, hanno molto del mio sentire di mamma. E Rossana… beh, Rossana è una me più giovane e più spaventata. Quella parte di te che vorresti abbracciare per dirle: “Andrà tutto bene!”


3. Quale è stata la parte del romanzo più difficile da scrivere e perché?

Senza dubbio la parte storica. Nel contemporaneo mi muovo liberamente di solito, lascio che la storia fluisca, ma nello storico non puoi farlo. Ho controllato le fonti mille volte, riletto saggi storici e romanzi del periodo, specie relativi alla prima guerra mondiale, biografie… ho fatto ricerca. Detesto le imprecisioni da lettrice, e ho cercato di fare in modo che nulla fosse lasciato al caso. In certi momenti sentivo la responsabilità di questo, e non è stato facile. In generale, però, questa storia mi ha sorpresa per come è nata con naturalezza dal mio cuore.



4. Che genere definiresti il tuo romanzo e perché?

Lo definisco con orgoglio narrativa femminile, che è uno dei generi che, da lettrice, amo di più. Amo moltissimo autrici come Lucinda Riley, che sanno fondere lo storico con il contemporaneo e lasciarti avvinta dalla storia pagina dopo pagina, in maniera elegante e profonda. È stata di grande ispirazione per me, insieme a tante altre autrici che ho sempre amato, e che ora mi trovo come compagne di casa editrice. Quando ho visto il mio romanzo vicino a quelli di Danielle Steel e Sveva Casati Modignani, che leggo fin da bambina, mi sono commossa! È stata un’emozione magnifica che spero di portare sempre con me. 


5. Nel romanzo la musica è una vera e propria protagonista che aiuta a incanalare le emozioni. Quanto è importante per te la musica? Suoni uno strumento? 

La musica per me è a dir poco vitale. Mi accompagna da sempre, credo che sia una delle cose capaci maggiormente di suscitare ricordi e forti emozioni, di unire le persone, renderle felici e commuoverle, in un solo istante. Ho messo tutto il mio amore per la musica nel personaggio di Sebastian. Amo tutta la musica, ogni genere, dal rock all’opera. Personalmente ho studiato canto per diversi anni, ma non ho mai intrapreso seriamente lo studio di uno strumento, cosa che per me è un grande rammarico. 


6. Ti abbiamo conosciuta con il genere rosa e ora ti vediamo dedicarti ad un genere importante e impegnativo: la narrativa. Già nel precedente romanzo intitolato “La voce del mare” ho notato un accostamento alla narrativa e devo dire che mi è piaciuto molto. Cosa ti ha spinto a passare dai romanzi rosa alla narrativa? Come mai questa scelta? 

È sempre stata un po’ il mio sogno. Ci sono arrivata a piccoli passi, aspettavo le storie giuste ma anche un po’ più di padronanza nella scrittura, volevo sentirmi a mio agio nello scrivere una storia più complessa. Forse è un genere rischioso, a mezza via, io sono un po’ un ibrido tra il rosa puro e la narrativa, ma spero che le lettrici resteranno coinvolte e avvolte, letteralmente, dalle mie storie. Come è stato finora.


7. Quali sono i tuoi autori preferiti? Hanno influenzato in qualche modo il tuo modo di scrivere? 

Credo che ogni autore che ho letto abbia influenzato il mio modo di scrivere. Per tanti anni non ho scritto romanzi perché sentivo un timore reverenziale verso le cose bellissime che leggevo e che mi facevano sognare. Eppure, un po’ di ciascun libro che ho amato aspetta il momento di uscire fuori in una scena, in una frase. Da Joseph Roth alla Nemirovsky, da Hemingway alla Yoshimoto e a Murakami, dalla Maraini a Paullina Simmons… da Alda Merini a Lucinda Riley, appunto. Ci sono tutti, a modo mio.


8. Chi sono i tuoi più grandi sostenitori?

I miei due bambini, mio marito, e alcune ragazze adorabili, colleghe che ho conosciuto in rete. A loro devo moltissimo, perché mi hanno dato tanto, spesso senza chiedere nulla in cambio.


9. A quando il prossimo romanzo? Tratterai un genere diverso o ti focalizzerai ancora su questo?

È presto per parlarne. A dire il vero, nel cassetto ho alcuni contemporanei, uno molto particolare che amo tanto e che spero di farvi leggere. Per il resto sì, vorrei tanto continuare con questo genere che pur essendo impegnativo mi emoziona moltissimo.


10. Per chi volesse pubblicare come te un romanzo, cosa consiglieresti?

Di essere umile e lavorare sodo, di leggere tantissimo romanzi simili a quello che si vorrebbe scrivere, ma non solo. Leggere, leggere, ascoltare, scrivere. Senza fermarsi. E cercare di curare il proprio mondo interiore, i ricordi, le sensazioni. Perché dalla pagina traspaiono tutte, anche quando non te ne accorgi. 

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