venerdì 10 luglio 2020

RECENSIONE "Leggero come il cielo" di C.K. Harp

Buon pomeriggio lettori, Lara ci parla di Leggero come il cielo, il romanzo di narrativa di C.K. Harp uscito oggi in self. Perché in fondo siamo solo anime di passaggio che vivono momenti di passaggio. Ed è meglio camminare insieme che da soli. Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?



TITOLO: Leggero come il cielo
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: C.K. Harp
DATA DI PUBBLICAZIONE: 10 Luglio 2020
EDITORE: self publishing
GENERE: narrativa contemporanea
AMBIENTAZIONE: Italia
FINALE: chiuso
PROTAGONISTI: Marco e Riccardo, studenti.






TRAMA

Esistono dee invincibili di un mondo “ideale”, divinità a cui immolare la propria vita, i propri chili e le speranze di essere e sparire nello stesso istante. Queste dee sono Ana e Mia, ovvero Anoressia e Bulimia, voci guida di una depressione latente che sormonta, avvolge e alla fine soffoca. 


Dopo la morte di suo fratello, e la scoperta di un sentimento che non avrebbe mai voluto provare per il migliore amico, Marco si immerge senza neanche pensarci nella bolla ovattata che è il mondo di Ana. Insensibile al resto del mondo, si lascia trasportare da un vortice di bilance, chat motivazionali e privazioni fisiche oltre il limite dell’ossessione. Dimenticando ogni problema che non sia il cibo. 

Ma Riccardo, proprio quel migliore amico, non è pronto a vederlo spegnersi fino a diventare niente. Neanche se questo vuol dire rinunciare a tutto. Neanche se i suoi sentimenti contrastanti lo stanno gettando nella confusione più nera. 

Perché in fondo siamo solo anime di passaggio che vivono momenti di passaggio. Ed è meglio camminare insieme, che da soli. Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?


RECENSIONE

Come si può diventare tanto leggeri se il peso che ti porti dentro è troppo pesante da schiacciarti inesorabilmente giorno dopo giorno? Quando ogni pensiero e ogni emozione ti riempie talmente tanto da poter scoppiare? Mi sono ripetuta queste domande dal primo momento che ho conosciuto Marco, il protagonista di questa storia meravigliosa e al contempo dolorosa.
Una storia che fin dalle prime pagine mi ha tenuta prigioniera in una morsa tra il desiderio di conoscere e la paura di soffrirne. Perché Leggero come il cielo è la storia vera, la realtà nuda e cruda senza abbellimenti romanzati del disagio adolescenziale, del disturbo alimentare che colpisce, in varie forme e modi, più persone di quante possiamo immaginare. Nonostante la semplicità di linguaggio, la scrittura è diretta e realistica in linea con l'età dei protagonisti, e forse proprio per questo ogni parola e ogni pensiero colpisce duro allo stomaco. Una semplicità che amplifica la complessità di una storia che strizza il cuore e allarga la mente. Una storia che va letta consapevolmente e secondo me con rispetto. Rispetto perché è la storia di tanti, potrebbe essere la nostra storia, potrebbe averci toccato o potrebbe succedere. La depressione è subdola e cattiva, si impossessa delle persone ed è forse più pericolosa di tante malattie fisiche di cui una volta presa coscienza vogliamo guarire con tutte le nostre forze. Ma la depressione no, lei ti toglie la forza, la voglia di vincere. Rispetto per la lucidità e l'accuratezza con cui vengono spiegati i tanti disturbi alimentari di cui le persone sono affette. In questo caso l'anoressia, che è la dea a cui Marco si è votato, e tra i pensieri morbosi del protagonista e la personificazione reale di questa dea soffocante ogni minimo dettaglio è vivido e accurato. 'Questa sono io', dice Ana. 'Questo voglio essere', dice Marco. Questa è la realtà dell'anoressia. Rispetto per le emozioni fragili e confuse di due giovani vulnerabili in un periodo tanto delicato della loro vita, l'adolescenza: quel ponte che collega l'infanzia all'età adulta, un ponte impervio, un cammino non semplice dove si odia tutto e tutti, maggiormente se stessi, dove ogni sensazione è amplificata, dove ci si sente soli, si vuole essere soli, ma non per davvero. 
L'autrice mi ha fatto molto riflettere sulla superficialità con cui vediamo ma non guardiamo realmente gli altri, sull'egoismo che sempre più ci impedisce di capire realmente chi ci circonda, senza dargli importanza, a volte giudicando, molte volte sminuendo. E mi ha ricordato di quanto i genitori siano fondamentali ma quanto ci si possa sentire impotenti davanti a una malattia così oscura. Il mio massimo rispetto va all'autrice per la forza e il coraggio avuto nel raccontare questa storia dalle tematiche controverse e difficili, una storia intima e anche tenera nonostante tutto, perché l'amore verso questi adolescenti segnati, l'empatia dimostrata loro è tangibile, la stessa empatia che trasmette al lettore, che si sente fin sotto la pelle. Non vi ho raccontato nel dettaglio la storia di Marco e Riccardo perché secondo me, ognuno la deve leggere e vivere personalmente, sentendo e provando ogni tipo di emozione possibile, farla propria intimamente. Assolutamente imperdibile.


Lara





1 commento:

  1. Non ho molte parole, si sono dileguate a mano a mano che leggevo. Che dire... Grazie di cuore. Per tutto.
    C.K.

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