DATA DI PUBBLICAZIONE: 29 Ottobre 2019
TITOLO: Cursed
AUTORI: Frank Miller, Thomas Wheeler
GENERE: fantasy
GENERE: fantasy
EDITORE: Mondadori
TRAMA
Nimue è cresciuta come un'emarginata. Il suo legame profondo con la magia oscura spaventa tutti gli abitanti del villaggio di druidi in cui è cresciuta e lei non desidera altro che partire... Fino a quando la sua gente viene massacrata dai Paladini Rossi e il destino stesso di Nimue cambia per sempre. Incaricata dalla madre morente di riportare un'antica spada a un leggendario stregone, Nimue diviene l'unica speranza del suo popolo. La sua missione non lascia spazio alla vendetta, ma intanto il suo potere cresce e con esso il suo desiderio di rivalsa.
Nimue inizia così a far squadra con un affascinante mercenario di nome Artù e con il popolo in fuga dei Fey provenienti da tutto il regno. Lei impugna la spada destinata all'unico vero re, affrontando i paladini e gli eserciti di un tiranno corrotto.
Nimue combatte per riunire la sua gente, vendicare la sua famiglia e scoprire cos'ha in serbo per lei il destino. Ma forse la risposta la troverà proprio sul filo di una lama.
BLOG TOUR: Morgana e tutte le leggende
Sono tante le leggende che ruotano attorno a Morgana, la misteriosa incantatrice presente nella saga di re Artù e uno dei personaggi più enigmatici delle leggende cavalleresche. Di seguito vediamo le leggende sul suo conto che nel corso dei secoli si sono tramandate.
1. Morgan la guaritrice
È rappresentata come un’avversaria di Artù. Diede Excalibur al suo amante Accolon così che egli potesse usarla contro Artù (una storia raccontata nel poema di Madison J. Cawein “Accolon of Gaul”) e, quando il complotto fallì, allora rubò il fodero di Exacalibur e lo scagliò nel lago.
L’ostilità della Fata Morgana verso Ginevra trae origine nel “Vulgate Lancelot”. Qui Morgana aveva una relazione con il cugino di Ginevra che mise fine alla loro relazione.
Nonostante l’idea predominante dell’ostilità di Morgana verso Artù e Ginevra, è anche presentata come una delle donne che prese Artù in un chiatta diretta ad Avalon affinchè venisse curato.
Questa visione di Morgana come guaritrice ha la sua origine nei suoi primi racconti. E forse da questo ne ha tratto spunto dalla mitologia celtica. Ne “La Vita Merlini” (1150 circa) Morgana è considerata la prima delle nove sorelle che governavano le “Fortunate Isle” oppure “The Isle of Apple”. È presentata come guaritrice così come una persona dotata del potere di cambiare il suo aspetto.
Morgana dichiarava che poteva guarire Artù se fosse rimasto con lei per molto tempo. Morgana si riteneva che fosse la moglie del Re Urien e la madre di Yvain o Ywain.
Raramente appare nelle opere post-medioevali fino al XX secolo dove ci fu un rinnovato interesse per il suo personaggio.
Qualche volta è confusa con Morgause e finì per essere identificata con la madre di Mordred come nel film “Excalibur” e in numerosi romanzi moderni.
Uno dei più interessanti ritratti moderni di Morgana appare ne “Arthur Rex” di Thomas Berger. Qui, dopo una vita devota al diavolo decise di diventare una suora.
Morgana dichiarava che poteva guarire Artù se fosse rimasto con lei per molto tempo. Morgana si riteneva che fosse la moglie del Re Urien e la madre di Yvain o Ywain.
Raramente appare nelle opere post-medioevali fino al XX secolo dove ci fu un rinnovato interesse per il suo personaggio.
Qualche volta è confusa con Morgause e finì per essere identificata con la madre di Mordred come nel film “Excalibur” e in numerosi romanzi moderni.
Uno dei più interessanti ritratti moderni di Morgana appare ne “Arthur Rex” di Thomas Berger. Qui, dopo una vita devota al diavolo decise di diventare una suora.
Morgana in realtà era una paladina della bontà nella storia moderna come nel “The Last Defender of Camelot” di Roger Zelazny e nell’“Excalibur” di Sanders Anne Laubenthal.
2. La celtica Morrigan
La Morrigan è una dea della mitologia celtica e irlandese, e più precisamente la dea della guerra e della morte, ma è talvolta anche vista come una dea madre, portatrice di fertilità. Compare in forma di corvo sul campo di battaglia, annunciando la morte agli eroi più valorosi. Talvolta è vista come una triplice dea, negli aspetti di fanciulla, madre e vecchia. Vista la somiglianza tra le due figure, è possibile che Morgana sia nata traendo ispirazione dalle antiche leggende celtiche riguardanti la dea Morrigan. Gli studiosi di linguistica accomunano i loro nomi, che deriverebbero entrambi da maere, parola che evoca terrore (ancora presente nel moderno inglese in nightmare, incubo) e rígan, ovvero regina. Talvolta il nome della Morrigan è infatti tradotto anche come Regina del Terrore, o Regina dei Fantasmi.
3. Una strega pericolosa alla corte di Artù
Nei racconti medievali, Morgana è una donna magnetica, intrigante e seducente. E’ la figlia del duca di Cornovaglia e di sua moglie Igraine, che sarà in seguito la madre di re Artù, rendendo Morgana e il re di Camelot fratellastri. Talvolta viene confusa con una delle sue sorelle maggiori dal nome molto simile, Morgawse, che si tratta invece di colei che riuscirà a sedurre Artù e partorirà un figlio nato nell’incesto: Mordred.
Morgana viene vista in alcune tradizioni come una figura positiva capace di fare magie in grado di curare e aiutare il prossimo o consigliare il re e i suoi cavalieri. Alcuni la definivano una donna saggia, altri una strega. Secondo l’autore Thomas Malory (1415 -1471) che rimaneggiò il materiale delle saghe arturiane, dandogli la forma con cui le conosciamo adesso, Morgana era sposata con re Uriens di Gore, ma non si trattava di un’unione felice, e per consolarsi Morgana aveva infatti molti amanti, uno dei quali a volte è persino Merlino. Era però desiderosa di sedurre il cavaliere più fedele tra tutti alla regina, Lancillotto, ma nonostante vari tentativi, non riuscì mai ad allontanare da Ginevra il cuore del suo campione. In alcune storie è persino la causa indiretta della morte di re Artù. Nel XIII secolo, con il ciclo della vulgata, il suo ruolo si ampliò, facendola diventare un’anti-eroina, descritta come la crudele controparte di Artù. In questa versione Morgana venne mandata in un monastero da bambina, destinata a diventare una monaca, ma nelle biblioteche del convento trovò libri proibiti grazie ai quali apprese le arti magiche.
In alcuni testi seduce Merlino per farsi insegnare la magia, anche se in questo ruolo prende il posto di un altro personaggio delle saghe arturiane: Viviana. Le leggende si mescolano con storie più antiche, e in qualche versione Morgana, come la Medea del mondo greco, a sua volta una scaltra incantatrice, o Deianira, sposa di Ercole, manda ad Artù un mantello avvelenato capace di uccidere sul colpo chi lo avesse indossato, ma il suo inganno viene scoperto.
In quasi tutti i racconti, Morgana è ossessionata da Lancillotto e usa tutto il suo sapere, la sua magia e le sue pozioni per ottenere il suo amore, ma sempre senza successo: il cuore del prode cavaliere è rivolto solo a Ginevra. Morgana lo cattura e lo tenta con mille promesse, e in qualche versione lo fa solo perché è assetata di potere e desidera ciò che non può avere, mentre in altre è realmente innamorata del cavaliere.
4. La signora dei castelli nell’aria
La versione definitiva della leggenda si concentra piuttosto sul renderla una donna dai grandiosi poteri magici. In questi casi ottiene il potere di trasformarsi in corvo, cavallo, lupo, e qualsiasi altro animale, purché sia nero.
In questi tratti è facile riconoscere la connessione con la celtica Morrigan. Fu proprio Morgana, coperta da un lungo mantello scuro, ad accompagnare solennemente Artù nel luogo del suo eterno sonno ad Avalon, l’isola delle mele. Proprio come la dea celtica, anche Morgana qui diviene annunciatrice di morte, ma resta una creatura che non fa parte del mondo dei defunti e neppure di quello dei vivi, proprio come i leggendari sidhe irlandesi.
Nonostante non si sia ancora compreso se la figura di Morgana si basi su una figura realmente esistita oppure se non si tratti di qualche reminiscenza celtica applicata all’archetipo di astuta e seducente incantatrice, Morgana è senza dubbio una delle figure più intriganti delle leggende.
Un’interessante curiosità la vede associata all’illusione ottica chiamata ancora oggi Fata Morgana, ovvero la visione di torri e castelli nell’aria o su superfici acquatiche, che però sono solo la rifrazione di qualche oggetto molto distante. Il fenomeno è osservato specialmente nella zona dello Stretto di Messina, e secondo i normanni che dominarono quelle terre, era causato dalla Fata Morgana che tentava di attrarre i marinai con i suoi fantastici castelli incantati, sorti magicamente dalle acque, per poi farli annegare.
Un’interessante curiosità la vede associata all’illusione ottica chiamata ancora oggi Fata Morgana, ovvero la visione di torri e castelli nell’aria o su superfici acquatiche, che però sono solo la rifrazione di qualche oggetto molto distante. Il fenomeno è osservato specialmente nella zona dello Stretto di Messina, e secondo i normanni che dominarono quelle terre, era causato dalla Fata Morgana che tentava di attrarre i marinai con i suoi fantastici castelli incantati, sorti magicamente dalle acque, per poi farli annegare.
5. La leggenda siciliana
Eppure, nonostante le cause scientifiche del fenomeno, in Calabria e Sicilia la magica città sulle acque, unica al mondo perché visibile da due diverse sponde, Reggio e Messina, è tramandata da secoli come il castello della Fata Morgana la sorella del bretone re Artù, che, accompagnato il sovrano sulle pendici dell’Etna, si innamorò della Sicilia al punto di stabilire nelle acque dello Stretto la sua residenza.
Vittima di questa malia, secondo le leggende isolane, fu un re dei barbari sulla via della conquista della Penisola. Si racconta che il barbaro, arrivato a Reggio Calabria, progettasse l’invasione della vicina Sicilia ma non possedesse imbarcazioni per raggiungere la terra bramata. Ad offrirgli un ingannevole aiuto fu proprio Morgana, che con un cenno disegnò la costa siciliana a due passi dalla costa reggina dove si trovava il re dei barbari. Questi, ebbro di conquista, si lanciò verso le case e le spiagge assolate che vedeva vicinissime e affogò.
Andò meglio a Ruggero il Normanno, il sovrano era stato scelto dai siciliani per prendere il comando della guerra che avrebbe sciolto l’isola dall'egemonia degli arabi, che ne avevano fatto una terra musulmana. Ruggero aveva accettato l’impresa, ma non disponeva di un esercito abbastanza numeroso. Anche stavolta Morgana volle aiutare lo straniero, materializzando sullo Stretto, un esercito invincibile e un cocchio pronto a traghettare Ruggero in Sicilia. Il normanno, però, rifiutò l’offerta perché, fervido credente, voleva liberare l’isola con il solo aiuto del Dio cristiano a cui si affidava. L’epilogo della fiaba è nella storia. Nel 1061 Ruggero sbarcò a Messina e iniziò la decennale guerra contro gli Arabi liberando la Sicilia e facendone una prosperosa terra cristiana.
Fin dai tempi dei primi colonizzatori greci lo Stretto, porta della Sicilia, è il posto in cui il confine fra la natura e il sovrannaturale diventa sfumato; così, le tempeste e i gorghi che si inghiottono le antiche navi diventano opera di terribili creature divoratrici di uomini, e i capricciosi venti che ne increspano le acque sono i figli del dio Eolo che dimora nelle vicinanze; ogni fenomeno naturale che riguarda lo Stretto trova sempre la sua spiegazione nel mito.
Forse il più spettacolare di questi fenomeni è quello della cosiddetta Fata Morgana, che si osserva comunemente su entrambe le sponde dello Stretto nei mesi torridi dell’estate, quando sulla sponda opposta appaiono immagini tremolanti nelle quali si riconoscono alberi, palazzi, figure che possono far sembrare all’osservatore la terraferma più vicina di quanto non sia.
Niente più che una questione di fisica: in particolari condizioni atmosferiche la luce viene curvata dal passaggio attraverso diversi strati d’aria a diverso indice di rifrazione, dando origine ad un effetto ottico molto simile ai miraggi del deserto. Ma questo gli antichi non lo sapevano, ed è per questo che si è diffusa la leggenda della Fata Morgana.
La storia della Fata Morgana ha origini antiche ed ignote: le prime attestazioni dell’uso di questo nome per descrivere il fenomeno risalgono al Seicento, ma la storia ha probabilmente radici più antiche, che affondano nel medioevo cavalleresco. Morgana infatti è la fata delle acque del ciclo arturiano, sorellastra di re Artù: vive in un castello di cristallo nascosto sotto le acque del mare, e con le sue illusioni porta alla rovina i naviganti. Legata al fratellastro Artù da un rapporto ambiguo di amore e odio, è la prima causa della distruzione del suo regno; ma, alla fine dell’ultima battaglia del re, riconciliatasi col fratello morente, è lei che lo trae in salvo portandolo nella magica isola di Avalon, cura le sue ferite e lo mette a riposare, nascosto sotto una montagna incantata, in attesa del giorno del suo glorioso ritorno.
Ma che ci fa un personaggio della mitologia celtica nella mediterranea Sicilia del mito omerico?
Probabilmente le leggende del ciclo arturiano sono arrivate in Sicilia al seguito dei re normanni. È infatti Gervasio di Tilbury, storico inglese al servizio del re Guglielmo sul finire del XII sec., che per la prima volta identifica nel vulcano Etna la sede dell’ultima dimora di Artù. La leggenda, ripresa da diversi altri autori medievali, si arricchisce di elementi nel tempo: la mitica Avalon sarebbe la Sicilia e l’Etna sarebbe quindi il monte incantato dove Morgana ha trasportato Artù.
È per difendere il riposo del re da eventuali intrusi che Morgana mette in atto i suoi potenti incantesimi. La troviamo quindi in diverse leggende in cui difende la Sicilia dagli invasori, facendo apparire ai comandanti nemici, giunti sulle sponde della Calabria, la terraferma talmente vicina da spingerli a buttarsi a mare per raggiungerla a nuoto, annegando miseramente; o ancora, in una altra versione della storia, è lei che offre il suo aiuto addirittura al conte Ruggero per liberare la Sicilia dai saraceni; aiuto che Ruggero, devoto al Dio dei cristiani più che a una fata pagana, cortesemente rifiuta…
Come spesso succede, quindi, storia locale e tradizioni di terre lontane finiscono con l’intrecciarsi e confondersi nelle acque dello Stretto, crocevia di popoli e di miti.
Forse il più spettacolare di questi fenomeni è quello della cosiddetta Fata Morgana, che si osserva comunemente su entrambe le sponde dello Stretto nei mesi torridi dell’estate, quando sulla sponda opposta appaiono immagini tremolanti nelle quali si riconoscono alberi, palazzi, figure che possono far sembrare all’osservatore la terraferma più vicina di quanto non sia.
Niente più che una questione di fisica: in particolari condizioni atmosferiche la luce viene curvata dal passaggio attraverso diversi strati d’aria a diverso indice di rifrazione, dando origine ad un effetto ottico molto simile ai miraggi del deserto. Ma questo gli antichi non lo sapevano, ed è per questo che si è diffusa la leggenda della Fata Morgana.
La storia della Fata Morgana ha origini antiche ed ignote: le prime attestazioni dell’uso di questo nome per descrivere il fenomeno risalgono al Seicento, ma la storia ha probabilmente radici più antiche, che affondano nel medioevo cavalleresco. Morgana infatti è la fata delle acque del ciclo arturiano, sorellastra di re Artù: vive in un castello di cristallo nascosto sotto le acque del mare, e con le sue illusioni porta alla rovina i naviganti. Legata al fratellastro Artù da un rapporto ambiguo di amore e odio, è la prima causa della distruzione del suo regno; ma, alla fine dell’ultima battaglia del re, riconciliatasi col fratello morente, è lei che lo trae in salvo portandolo nella magica isola di Avalon, cura le sue ferite e lo mette a riposare, nascosto sotto una montagna incantata, in attesa del giorno del suo glorioso ritorno.
Ma che ci fa un personaggio della mitologia celtica nella mediterranea Sicilia del mito omerico?
Probabilmente le leggende del ciclo arturiano sono arrivate in Sicilia al seguito dei re normanni. È infatti Gervasio di Tilbury, storico inglese al servizio del re Guglielmo sul finire del XII sec., che per la prima volta identifica nel vulcano Etna la sede dell’ultima dimora di Artù. La leggenda, ripresa da diversi altri autori medievali, si arricchisce di elementi nel tempo: la mitica Avalon sarebbe la Sicilia e l’Etna sarebbe quindi il monte incantato dove Morgana ha trasportato Artù.
È per difendere il riposo del re da eventuali intrusi che Morgana mette in atto i suoi potenti incantesimi. La troviamo quindi in diverse leggende in cui difende la Sicilia dagli invasori, facendo apparire ai comandanti nemici, giunti sulle sponde della Calabria, la terraferma talmente vicina da spingerli a buttarsi a mare per raggiungerla a nuoto, annegando miseramente; o ancora, in una altra versione della storia, è lei che offre il suo aiuto addirittura al conte Ruggero per liberare la Sicilia dai saraceni; aiuto che Ruggero, devoto al Dio dei cristiani più che a una fata pagana, cortesemente rifiuta…
Come spesso succede, quindi, storia locale e tradizioni di terre lontane finiscono con l’intrecciarsi e confondersi nelle acque dello Stretto, crocevia di popoli e di miti.
Seguite le altre tappe:
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