DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 Settembre 2020
TITOLO: Soltanto mia
AUTORI: Lorenzo Puglisi, Elena Giulia Montorsi
GENERE: narrativa contemporanea
EDITORE: Mondadori
TRAMA
Gabriele e Federica si frequentano da poco: un incontro in treno, un caffè insieme e un'attrazione fisica reciproca. Entrambi hanno figli piccoli, un matrimonio fallito alle spalle e tanta voglia di rifarsi. A Federica piace quest'uomo apparentemente galante e pieno di attenzioni. A Gabriele piace questa donna apparentemente fragile, che ispira un senso di protezione.
Lui la cerca sui social, commenta le sue fotografie con ammiccante dolcezza, e intanto fruga tra i profili degli uomini che compongono la cerchia delle sue amicizie. Lei è lusingata dal corteggiamento, si sente al centro del mondo, di nuovo protagonista della propria vita. Gabriele comincia a pensare a Federica con insistenza, trascura il lavoro. Intanto Milano si svuota, è agosto, Federica raggiunge i figli al mare e lui si sente sempre più solo.
Giorno dopo giorno - complici la lusinghiera e mai autentica rappresentazione che ciascuno offre di sé tramite i social e i fraintendimenti della comunicazione virtuale - le aspettative reciproche divergono sempre di più: Federica vuole concentrarsi sui figli, sulla sua nuova attività, non vuole impegnarsi in una relazione ufficiale. Gabriele non capisce e avanza pretese di esclusività.
Lorenzo Puglisi, avvocato esperto di diritto di famiglia, ed Elena Giulia Montorsi, psicoterapeuta che spesso assiste donne vittime di stalking, incrociano le loro esperienze professionali creando un intreccio di eventi e riflessioni in cui il lettore si trova sempre più coinvolto. E danno vita a un romanzo intenso e perturbante, che ci consente di affrontare un argomento di stringente attualità come solo la narrativa può fare: mettendoci a parte dei pensieri, delle emozioni e dei tormenti dei protagonisti, facendoci ascoltare direttamente le loro voci in un avvincente gioco di capitoli alternati. Pagina dopo pagina la tensione cresce, e quando Federica giungerà ad avere paura di Gabriele, insieme a lei ci scopriremo a domandarci: "Ma come siamo arrivati a questo punto?".
BLOG TOUR: Lo stalking
- Cos’è lo stalking?
Lo stalking è ogni condotta persecutoria nella quale il persecutore in qualche modo ti fa la posta, ti attende sotto casa o davanti all’ufficio, ti sommerge di telefonate, mail, messaggi. Le sue sono azioni ripetute ai danni della vittima che finisce per sentirsi braccata, controllata.
Lo stalking genera nella vittima paura, ansia, insicurezza perché il molestatore sembra essere in grado di raggiungerla dovunque.
- Chi è lo stalker?
Lo stalker è una persona, uomo o donna, di qualunque età che metta in atto comportamenti persecutori nei confronti di una seconda persona, alla quale sia stato legato o meno da una relazione affettiva o professionale, e che abbia fatto parte o meno del nucleo familiare per un certo periodo di tempo.
Nella maggior parte dei casi, lo stalker è un ex partner che non riesce ad accettare la fine della relazione e vuole cercare di riavvicinarsi alla vittima oppure vendicarsi di qualche torto subito, vero o presunto. Non di rado, tuttavia, lo stalker è un semplice conoscente, un collega o addirittura un estraneo che desidera stabilire con la vittima un qualche tipo di rapporto, generalmente di natura affettiva o sessuale. In quest'ultimo caso, di solito, si tratta di persone che hanno serie difficoltà di comunicazione e interazione, risultando incapaci di avviare rapporti interpersonali sereni in modo convenzionale.
Gli ex partner che assumono comportamenti persecutori aggressivi e violenti dopo la separazione, di solito, avevano già dato segni di una tendenza all'iper-reattività e alla rabbia durante la relazione di coppia e/o in situazioni stressanti della vita quotidiana.
A volte, il comportamento persecutorio è messo in atto da persone affette da disturbi mentali associati a una qualche forma di distorsione della realtà (principalmente, psicosi, disturbi di personalità, disturbi ossessivi, schizofrenia; meno frequentemente, depressione, ansia o disturbo bipolare; spesso, con comorbilità per abuso di sostanze) che li induce a credere fermamente nell'esistenza di una relazione affettiva (in realtà, inesistente) con la vittima o nella possibilità di stabilirne una. In questa categoria di stalker rientrano, per esempio, i pazienti di psicoterapeuti o le persone assistite da operatori psicosociali che travisano la relazione di supporto e cura, interpretando l'attenzione ai bisogni e l'aiuto fornito come una dimostrazione di interesse affettivo, anziché come un rapporto umano empatico nell'ambito di un'attività di natura professionale.
- Le vittime dello stalking
Nel 90% dei casi sono donne e anche se è capitato a donne famose (cantanti, attrici, personaggi dello spettacolo) che hanno poi sporto denuncia, non è raro che capiti anche alle donne normali. Non solo in ambito privato. Lo stalking sul lavoro non è poi così raro.
- La legge
Il codice penale punisce chi commette il reato di stalking con la reclusione da 6 mesi a 5 anni (decreto legge 11/2009 convertito in legge 38/2009).
Purtroppo spesso si tende a minimizzare e quindi a “portare pazienza” con la speranza che lo stalker smetta. La maggior parte delle volte non succede.
- Cosa fare?
Appena ci si rende conto di essere vittima di comportamenti ossessivi e morbosi contattare il numero 1522. È un numero gratuito al quale rispondono operatrici che sono specializzate nelle violenze. Il supporto telefonico ci indirizzerà al centro anti violenza più vicino nel quale potremo confrontarci con avvocati specializzati nel settore.
Una volta stabilito che si tratta davvero di stalking il passo successivo è andare in questura per fare in modo che questa emetta un’istanza di ammonimento verso lo stalker in modo che cessi le sue azioni persecutorie verso di noi.
Di solito ciò è sufficiente a calmare lo stalker, ma se non accade l’ammonimento viene trasformato in regolare denuncia penale, che può essere perseguita in tribunale con l’emissione di misure cautelari che prevedono l’allontanamento dello stalker, il divieto di avvicinamento e non solo.
Come comportarsi?
Di solito ci si sente in colpa, si pensa di aver fatto qualcosa di male che ha attirato l’attenzione morbosa dello stalker. Non è colpa nostra. Il persecutore è di solito una persona “malata”, effetto di turbe mentali. Nel caso più comune lo stalker è un ex (uomo o donna) che non accetta la fine del rapporto.
Un ex che diventa stalker potrebbe già aver manifestato comportamenti anomali durante la relazione che, una volta finita, sfociano in vere e proprie persecuzioni ai danni della vittima.
In altre circostanze lo stalker è un amico, un conoscente, ma anche uno sconosciuto che vorrebbe avere con la vittima un rapporto affettivo o sessuale.
È bene, nel caso lo stalker sia un ex, chiarire subito la situazione evitando di fargli credere che ci possano essere delle possibilità di riavvicinamento. La paura potrebbe indurci a “tenerlo buono” con comportamenti ambigui che però instillerebbero nello stalker la speranza.
Se non si sa chi è evitare il più possibile tutte le situazioni a rischio, ovvero i posti isolati, i luoghi dove si avrebbe difficoltà ad essere soccorsi da qualcuno. Un buona accorgimento è “mettere da parte le normali routine”. Questo serve a spiazzare lo stalker che, se era abituato ad appostarsi in macchina il mercoledì sera davanti alla palestra, rimarrà deluso.
Tenere sempre a portata di mano un cellulare per chiamare le forze dell’ordine nel caso si presenti un pericolo (evitate di inserire il codice per lo sblocco del telefono che vi farebbe perdere tempo prezioso).
Nel caso la persecuzione avviene telefonicamente dotarsi di un’altra linea e dare il numero SOLAMENTE a persone di fiducia pregandole di non passarlo a nessun altro. Una buona idea, se non sappiamo chi sia il persecutore, è di dare il numero a poche persone alla volta, in modo da poter verificare.
Se le telefonate arrivano ancora sapete che è una persona a cui avete dato il numero. In ogni caso fate in modo di registrare le chiamate. Non cancellate le email, ma scaricatele, stampatele, tenetene una copia da fornire alle forze dell’ordine nel momento in cui farete denuncia.
Nessun commento:
Posta un commento