giovedì 12 novembre 2020

RECENSIONE "Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes" di Otto Penzler + APPROFONDIMENTO

 



TITOLO: Il grande libro dei raconti di Sherlock Holmes
TITOLO ORIGINALE: The Big Book of Sherlock Holmes Stories
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Otto Penzler
DATA DI PUBBLICAZIONE: 27 Ottobre 2020
EDITORE: Mondadori
GENERE: raccolta di racconti gialli
AMBIENTAZIONE: vari
FINALE: chiuso
PROTAGONISTA: Sherlock, investigatore privato
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TRAMA

Il più grande investigatore di tutti i tempi vide la luce dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle nel 1887 ed è stato protagonista di quattro romanzi e oltre 50 racconti, che non sono bastati a narrarne tutte le vicende. Quella lacuna viene colmata da altri scrittori tutti di grande calibro che si sono cimentati con il personaggio da cui è nata la letteratura poliziesca. Da Neil Gaiman a Stephen King, passando per Anne Perry, Antony Burgess e molti altri, sono in tanti ad aver voluto regalare nuove vite all'investigatore di Baker Street. I loro racconti sono riuniti in questo imperdibile volume.

RECENSIONE

Quanti di voi amano i libri gialli? E quanti hanno letto e adorato la figura di Sherlock Holmes, uno dei più grandi detective di tutti i tempi? La figura dell’investigatore privato è mutato e si è evoluto nel corso del tempo. Se oggigiorno è una figura professionale ingaggiato per pedinare qualcuno, proteggere o tenere d’occhio qualcuno, nel passato ha assunto ben altri significati. Nel passato, l’investigatore privato aveva il compito di investigare, con intuito e ragionamenti logici misteri e crimini atti a smascherare l’assassino. La letteratura ci ha fatto conoscere diverse figure, a partire da Sherlock Holmes inventato dalla penna di Arthur Conan Doyle. Alto e magro, sensitivo e nervoso, amante della pipa e del violino. Egli è ovunque seguito dal fedele Watson, suo narratore e biografo. È il grande maestro del metodo deduttivo, infatti vive le sue giornate analizzando tutto quello che trova e, sebbene le sue conclusioni sembrino assurde, non sbaglia mai. La sua citazione più celebre è: “Elementare Watson”, passata alla storia per indicare qualcosa di evidente. Passiamo poi a Hercule Poirot inventato dalla grande Agatha Christie. Il piccolo e buffo detective belga dai baffi impomatati e maniaco dell’ordine, dall’intuito infallibile e dalle buone maniere e piccole manie. Lui è stato un tempo ispettore della polizia belga e ora lavora come detective privato. Tutti lo scambiano per francese, a causa del suo accento marcato, ma egli ci tiene sempre a ribadire la giusta nazionalità. Poi conosciamo il personaggio di Miss Marple, inventato sempre dalla penna di Agatha Christie. È una simpatica e acuta vecchietta inglese che nel suo paesino di campagna, evidentemente tutt’altro che tranquillo, si trova sempre invischiata in vicende delittuose. Possiede una curiosità “pettegola” e uno sguardo sempre attento, che le permettono di risolvere i casi più difficili. L’anziana zitella è più che altro una “psicologa”. Nulle le sfugge e, posta di fronte al delitto, arriva alla soluzione del mistero attraverso l’analisi dei possibili moventi e delle reazioni di ogni persona coinvolta nella vicenda. Poi c’è Nero Wolfe inventato dalla penna di Rex Stout. L’investigatore privato misogino, raffinato e buongustaio creato dallo scrittore statunitense Rex Stout. Si basa sulla logica deduttiva, tanto da non aver bisogno di muoversi dal suo studio, dove coltiva orchidee, per svelare un mistero. È un personaggio sedentario, corpulento e amante della cucina. Delega l’azione a Archie Goodwin, il suo braccio destro, il quale ha da sempre un debole per il gentil sesso. Infine arriviamo alla più recente investigatrice di nome Agatha Raisin dalla penna di M.C. Beaton. Un'agente di pubbliche relazioni di mezza età, frustrata ma interessante, trasferitasi da Londra a Carsely, nei Cotswolds, dopo aver venduto la sua società di pubbliche relazioni di Mayfair per un precoce pensionamento. 

Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes a cura di Otto Penzler è una raccolta che contiene racconti di diversi autori suddivisi in diverse categorie che vanno dalla parodia a delle semplici imitazioni classiche del personaggio. Vi parlerò di alcuni racconti che ho scelto di recensire insieme alle altre blogger partecipanti all’evento. Il primo di cui vi parlo è I segugi (pag. 57) di O. Henry, noto anche come William Sydney Porter. Nel suo racconto conosciamo un certo Shamrock Jolnes, un famoso investigatore di New York che esige compensi favolosi e che si dice compia miracoli quando si tratta di risolvere misteri e crimini. È intelligente, perspicace, attento ai dettagli e si ritrova tra le mani un caso interessante: un’anziana signora scompare e il fratello di quest’ultima ingaggia l’investigatore per ritrovarla. Purtroppo però il mistero va altre le sue abilità e chiede l’aiuto del rappresentante di una scuola di investigatori chiamato Juggins che risolve misteri incomprensibili. Il secondo racconto è I patriarchi scomparsi di Logan Clendening, in cui Holmes appare in sembianze diverse: è morto e si ritrova nei cieli. Come sulla terra, anche lì si ritrova ad indagare sulla misteriosa scomparsa di Adamo ed Eva. Il terzo racconto è Herlock Sholmes ci riprova di Anonimo (pag. 533), un pastiche divertente, contorto e difficile da comprendere con diversi protagonisti e diverse situazioni che si vengono a creare. Il quarto racconto è La lucertola velenosa di Bill Crider (pag. 711), ambientato in una Londra Novecentesca e narrato dal dottor Watson, amico e aiutante di Sherlock. Il celebre investigatore dovrà risolvere il caso di una donna trovata morta a seguito del morso velenoso di una lucertola. In questo racconto emergono le doti investigativi di Sherlock, la sua perspicacia e l’attenzione che pone ai piccoli dettagli. Ultimo racconto di cui parlo è Sherlock Holmes e il muffin (pag. 927) scritto da Dorothy B. Hughes, scrittrice e critica letteraria statunitense di gialli, hard boiled e noir vissuta nel secolo scorso. Anche questo racconto è narrato dal punto di vista, in prima persona, di Watson e narra di un caso riguardante la scomparsa di una cassa di gioielli. Questo racconto ci porta a conoscere la situazione nei bassifondi della capitale inglese, la povertà dell’epoca, ma anche l’analfabetismo tra le classi più indigenti e soprattutto tra le bambine e le donne.


Raffaella






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