giovedì 3 agosto 2017

RECENSIONE "Flora la pazza" di Roberta Andres

Buon pomeriggio lettori, Mena ci parla di Flora la pazza, il romanzo di narrativa di Roberta Andres uscito due settimane fa con Amarganta. Ognuno è vittima del proprio tormento interiore. Una storia di dolore, malattia e rinascita, attraverso un riscatto che, fino all'ultimo, sembra essere insperato. 




TITOLO: Flora La Pazza
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Roberta Andres
DATA D’USCITA: 16 Luglio 2017
EDITORE: Amarganta
GENERE: narrativa
AMBIENTAZIONE: Napoli
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Flora, donna quarantenne; Nino, marito di Flora.





TRAMA

Flora ha quarant’anni e accusa da sempre problemi psicologici dovuti all’assenza del padre e a una madre manipolatrice, segnata dal passato proprio come la Napoli che respira e sospira in sottofondo. Flora intreccia una relazione asimmetrica con Nino che, usandola per il suo mero piacere, trova riscatto ai propri problemi di balbuzie e di scarsa autostima. La situazione acuisce i disturbi di Flora che accoltella Nino e viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. In un contesto diverso, con un percorso accidentato e faticoso, Flora troverà se stessa e accettazione, mentre i dolorosi echi lontani si dissolveranno nella consapevolezza del suo e dell’altrui destino.

RECENSIONE

Era soltanto una bambina quando era in lotta aperta con il mondo, prima di tutto con chi le ha donato la vita, sua madre Lena, con la quale ha un rapporto di grande conflittualità, un relazionarci reciproco dove un atteggiamento astioso, quasi congenito, supera le leggi dell’amore, Flora, in perenne sudditanza verso quel padre, Romolo, a metà tra l’esserci e il non esserci, per lei, eppure così amato, dentro a quell'assenza, a discapito di una madre, concepita, invece, come una presenza scomoda e ingombrante. Una storia bellissima, una storia di dolore, malattia e rinascita, attraverso un riscatto che, fino all'ultimo, sembra essere insperato. La storia di Flora, donna di quarant'anni che tutto è, fuorché serena, come, ingannevolmente, potrebbe suggerirci il nome: Flora non è in armonia, prima di tutto, con sé stessa, e, di conseguenza, non può esserlo con gli altri. Sullo sfondo sta una Napoli, madre e un po’ matrigna, con i suoi scorci, con i suoi quartieri e monumenti, una città che partecipa ai contrasti interiori della nostra protagonista, Flora, una città che vive ed impera, esattamente come fanno quelle voci interiori che si sono impadronite, ineluttabili, della vita di Flora, che, quarantenne, vive l’amore passionale con il suo Nino. Una storia vivida, un libro vivo, una vicenda che si articola tra balzi temporali, tra gli anni Duemila, e poi, a ritroso, negli anni Settanta, nell'infanzia di Flora, fino al periodo della Seconda Guerra Mondiale, gli anni Quaranta, l’epoca nella quale si svolge la prima infanzia della madre Lena. Questo è un viaggio nei recessi dell’animo umano, in particolare in quello di una donna: la nostra protagonista, prima bambina, ora DONNA. In un contesto diverso, con un percorso accidentato e faticoso, Flora troverà se stessa e accettazione, mentre i dolorosi echi lontani si dissolveranno nella consapevolezza del suo e dell’altrui destino.


Mena




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