E con grande gioia vi presentiamo Green Snake, terzo volume della serie dark romance The Darkest Night di Sagara Lux. Tornano Lilian e Abigail Leroy, Dmitry Kozlov e Sergej. Siete pronti ad addentrarci nuovamente nell'oscurità?
DATA DI PUBBLICAZIONE: PREVISTA PER IL 23 Dicembre 2017
TITOLO: Green Snake
SERIE: #3 The Darkest Night
AUTRICE: Sagara Lux
GENERE: dark romance
EDITORE: self publishing
TRAMA
“Mai cominciare quello che non puoi terminare.”
Lilian Leroy è cresciuta all’ombra di sua sorella.
Non ha mai dovuto assumersi alcuna responsabilità e non ha mai dovuto combattere per nulla.
Ma ora le cose sono cambiate.
Abigail Leroy è sopravvissuta all’inferno.
Il suo corpo ha trovato il modo di tornare a casa, ma il suo cuore è rimasto prigioniero dell’amore velenoso che Dmitry Kozlov ha instillato dentro di lei.
Desidera giustizia. Pretende vendetta.
Ed è per questo che impone a Lilian di fare una scelta.
Esistono diverse strade per arrivare a uno stesso obiettivo, ma tutte paiono passare attraverso la stessa persona. La più pericolosa. Quella che possiede il nostro cuore.
Quella che ci viene chiesto di distruggere.
LA SERIE DARKEST NIGHT
#1 Black Rose (23 luglio 2017)
#2 White Shark (23 settembre 2017)
#3 Green Snake (previsto 23 dicembre 2017)
#2 White Shark (23 settembre 2017)
#3 Green Snake (previsto 23 dicembre 2017)
LEGGI UN ESTRATTO
«Se non lo avessi rifiutato lo avresti ucciso, non è vero?»
Sergej non mi rispose, tuttavia non mi fu difficile capire che le cose sarebbero andate esattamente come avevo pensato. Era un assassino. Non dava valore alla vita umana.
Ma io mi ero comunque innamorata di lui.
«Se gli avessi sparato avresti commesso un tremendo errore» insistetti. «Jack Mordred non è un uomo qualsiasi. È ricco. Potente.»
«Ma tu gli hai detto no.»
Sul volto di Sergej comparve un sorriso soddisfatto.
Avrei dovuto arrabbiarmi con lui, a quel punto. Avrei dovuto fargli capire che uccidere per un motivo futile come qualche avance fatta alla donna sbagliata non era giusto, eppure l'unica cosa a cui riuscii a pensare fu che morivo dalla voglia di baciarlo.
Un brivido caldo mi scosse nel profondo. Mi leccai le labbra, mentre gli occhi di Sergej si facevano sempre più cupi.
Lo vuoi anche tu, non è vero?
D’improvviso mi ritrovai a corto di fiato. Il modo in cui Sergej mi guardava era a dir poco pericoloso. Mi faceva dimenticare che ci trovavamo nel bagno di uno dei locali più alla moda di Londra, con una sola porta a dividerci da un intero esercito di sciacalli.
Non volevo tornare lì fuori. Non volevo più sentirmi inerme.
Fu per questo che mi ritrovai a provocarlo.
«Sai, Sergej, c’è un’enorme differenza tra dire no e uccidere qualcuno.»
«Anche tra il guardare e il toccare c’è un’enorme differenza» ribatté avvicinandosi.
Per un istante fui tentata di indietreggiare, ma non potevo. Mi trovavo con le spalle al muro e con il lavandino di marmo che mi premeva contro i fianchi.
L’avvertii di nuovo, la paura di lui.
Il desiderio.
La follia che precedeva ogni nostro incontro.
Mi sforzai di sorridere. «Già. E tu non sei il tipo di uomo che guarda.»
Qualcosa di torbido gli balenò negli occhi scuri. Le sue labbra si tirarono in un intrigante sorriso.
«Non sempre.» Cambiò la direzione dei suoi passi. Si appoggiò con la schiena a una delle porte dei bagni e infilò le mani nelle tasche. «Ora, per esempio, mi piacerebbe guardare.»
Oh, sì.
Sollevai appena il mento e gettai la testa all’indietro, esponendogli il collo nudo e candido. Vidi i suoi occhi spostarsi sulla vena giugulare che pulsava frenetica. Sentivo il sangue pompare a più non posso, il cuore battere rapido, vittima della paura e del desiderio insieme.
La porta che dava accesso alla toilette delle donne era chiusa, ma non lo sarebbe rimasta a lungo. Presto o tardi Petyr avrebbe notato la nostra assenza e avrebbe mandato qualcuno a cercarci. Avevamo i minuti contati, ma nonostante questo inarcai la schiena e spinsi i seni in avanti. Erano duri, pesanti. Morivo dalla voglia di sentire le dita di Sergej su di me, la sua lingua che mi assaggiava senza alcuna fretta, il suo corpo che sovrastava il mio...
«Portami a casa» gli ordinai, ma lui scosse la testa.
«Nyet.»
«Non vorrai...» Mi fermai, vittima del suo sguardo.
Sì, voleva.
Sergej non mi rispose, tuttavia non mi fu difficile capire che le cose sarebbero andate esattamente come avevo pensato. Era un assassino. Non dava valore alla vita umana.
Ma io mi ero comunque innamorata di lui.
«Se gli avessi sparato avresti commesso un tremendo errore» insistetti. «Jack Mordred non è un uomo qualsiasi. È ricco. Potente.»
«Ma tu gli hai detto no.»
Sul volto di Sergej comparve un sorriso soddisfatto.
Avrei dovuto arrabbiarmi con lui, a quel punto. Avrei dovuto fargli capire che uccidere per un motivo futile come qualche avance fatta alla donna sbagliata non era giusto, eppure l'unica cosa a cui riuscii a pensare fu che morivo dalla voglia di baciarlo.
Un brivido caldo mi scosse nel profondo. Mi leccai le labbra, mentre gli occhi di Sergej si facevano sempre più cupi.
Lo vuoi anche tu, non è vero?
D’improvviso mi ritrovai a corto di fiato. Il modo in cui Sergej mi guardava era a dir poco pericoloso. Mi faceva dimenticare che ci trovavamo nel bagno di uno dei locali più alla moda di Londra, con una sola porta a dividerci da un intero esercito di sciacalli.
Non volevo tornare lì fuori. Non volevo più sentirmi inerme.
Fu per questo che mi ritrovai a provocarlo.
«Sai, Sergej, c’è un’enorme differenza tra dire no e uccidere qualcuno.»
«Anche tra il guardare e il toccare c’è un’enorme differenza» ribatté avvicinandosi.
Per un istante fui tentata di indietreggiare, ma non potevo. Mi trovavo con le spalle al muro e con il lavandino di marmo che mi premeva contro i fianchi.
L’avvertii di nuovo, la paura di lui.
Il desiderio.
La follia che precedeva ogni nostro incontro.
Mi sforzai di sorridere. «Già. E tu non sei il tipo di uomo che guarda.»
Qualcosa di torbido gli balenò negli occhi scuri. Le sue labbra si tirarono in un intrigante sorriso.
«Non sempre.» Cambiò la direzione dei suoi passi. Si appoggiò con la schiena a una delle porte dei bagni e infilò le mani nelle tasche. «Ora, per esempio, mi piacerebbe guardare.»
Oh, sì.
Sollevai appena il mento e gettai la testa all’indietro, esponendogli il collo nudo e candido. Vidi i suoi occhi spostarsi sulla vena giugulare che pulsava frenetica. Sentivo il sangue pompare a più non posso, il cuore battere rapido, vittima della paura e del desiderio insieme.
La porta che dava accesso alla toilette delle donne era chiusa, ma non lo sarebbe rimasta a lungo. Presto o tardi Petyr avrebbe notato la nostra assenza e avrebbe mandato qualcuno a cercarci. Avevamo i minuti contati, ma nonostante questo inarcai la schiena e spinsi i seni in avanti. Erano duri, pesanti. Morivo dalla voglia di sentire le dita di Sergej su di me, la sua lingua che mi assaggiava senza alcuna fretta, il suo corpo che sovrastava il mio...
«Portami a casa» gli ordinai, ma lui scosse la testa.
«Nyet.»
«Non vorrai...» Mi fermai, vittima del suo sguardo.
Sì, voleva.
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