Ciao lettori, oggi Raffaella per il Made in Italy ci parla de La schiava dei Tudor, romanzo storico autoconclusivo dalla penna di Isabella Izzo. La storia si incentra sulle vicende drammatiche e travagliate di una giovane ragazza africana che ridotta in schiavitù, approda sulle coste inglesi e dopo una serie di violenze fisiche e psicologiche subite da un ricco Lord, si rifugia nell'abbazia di Whitby. Qui incontra padre Simeon che la aiuta a nascondersi sotto le spoglie di un ragazzo e fa la conoscenza del giovane novizio Masala di cui si innamora perdutamente. Ma il suo destino avverso la conduce ancora verso complotti, colpi di scena e dolore.
TITOLO: La schiava dei Tudor
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Isabella Izzo
DATA D’USCITA: 26 Luglio 2013
EDITORE: Libromania
GENERE: storico
NARRAZIONE: pov vari in terza persona
AMBIENTAZIONE: Africa, Inghilterra
CATEGORIA: schiavitù, riscatto
FINALE: no cliffhanger
TRAMA
Dayla è poco più che una ragazzina quando il suo villaggio sulla costa dell’Africa Occidentale viene attaccato e messo a ferro e fuoco. I sopravvissuti al massacro sono ridotti in catene, percossi e condotti al mercato degli schiavi più vicino per essere messi all’asta come capi di bestiame e stipati nel ventre di quelle grosse navi dirette a nord. Il destino di Dayla sembra segnato: deve essere venduta a una ricca famiglia della nobiltà Tudor. Grazie al suo spirito fiero la ragazza riesce invece a fuggire e a rifugiarsi sotto falsa identità all'abbazia di Whitby, nell'Inghilterra del Nord. In quel luogo magico e pieno di speranze, tra mille ostacoli, continue sorprese e incontri che la cambiano per sempre, la vita di Dayla si trova inestricabilmente legata a quella di una terra dilaniata da lotte per la successione, complotti e scontri per la conquista del potere. Ma dove forse c'è ancora spazio per un amore puro e incontaminato...
RECENSIONE
La schiava dei Tudor è un romanzo che può essere annoverato nel genere storico poiché è ambientato nell’Inghilterra del 1500 ma per certi elementi quali la condotta dei personaggi non attinente per la società dell’epoca, rifugge da esso. La storia si apre con un flashback iniziale in cui la protagonista Dayla racconta le sue vicende drammatiche a partire dalla sua deportazione dalle terre africane fino al periodo di schiavitù e violenze in Inghilterra presso la dimora del perfido Lord Jaspar. Dayla così scappa da quel destino avverso e si rifugia nel monastero di Whitby sotto le spoglie di un giovane ragazzo di nome Jim. Qui, lontana dal suo passato travagliato e dagli abusi che hanno portato dolore e cicatrici al suo cuore, conosce un periodo di tranquillità e spensieratezza e incontra anime di buon cuore che la aiuteranno, altre invece che aspireranno agli intrighi e ai complotti per giungere al potere.
Tra queste persone incontra Masala, il secondogenito di una ricca famiglia con cui instaura un rapporto d'amicizia che ben presto si trasforma in un sentimento di amore profondo. Assisteremo a complotti, colpi di scena, falsi morti e fughe rocambolesche fino al tragico epilogo già preannunciato fin dall'inizio. I temi trattati in questo romanzo sono essenzialmente la schiavitù dei nativi africani, le convenzioni sociali dell'epoca, il dolore per la perdita delle persone care, l'amore troppo spesso ostacolato e la sete di potere. Il romanzo si snoda in più trame e personaggi il cui fulcro principale è rappresentato dall'abbazia di Whitby in cui confluiscono le vite degli stessi personaggi che ne fanno parte. E' un romanzo corale ben tessuto dall'autrice che raffigura due diverse società dell'epoca, quella corrotta e perversa dei ricchi che si scontra con quella umile e caritatevole dei poveri e della classe media.
Man mano che ci addentriamo nella storia scopriamo che l'autrice ha tessuto trame e sottotrame e la parte sentimentale l'ho trovata poco realistica, poco approfondita e non esauriente. Il titolo del romanzo è fuorviante poiché di Tudor se ne parla in poche righe; l'unica cosa che attiene ai Tudor è il periodo storico compreso tra il 1520 e il 1533 in cui è ambientata la storia, periodo in cui Enrico VIII sposa Anna Bolena dando inizio alla nascita della Chiesa anglicana.
L'autrice scava nella profondità della drammaticità delle vicende che vive la protagonista, la sua atroce schiavitù che passa alla violenza fisica e psicologica e al bene seppur limitato che ha potuto vivere e provare. La narrazione è fluida e intrigante ma molte volte è risultata molto prolissa e piuttosto lunga. L'autrice è stata molto attenta nella descrizione delle ambientazioni e della drammaticità delle vicende, nei segreti celati e negli intrighi ma ho riscontrato troppa modernità nei comportamenti dei personaggi che invece dovrebbero rispecchiare più i comportamenti di quell'epoca. Nell'ottica di quanto riportato considero l'opera interessante dal punto di vista della schiavitù e dei drammi narrati ma l'avrei apprezzata di più se la casa editrice avesse curato maggiormente la sintassi e quegli elementi negativi che ho esposto precedentemente.
Raffaella
Tra queste persone incontra Masala, il secondogenito di una ricca famiglia con cui instaura un rapporto d'amicizia che ben presto si trasforma in un sentimento di amore profondo. Assisteremo a complotti, colpi di scena, falsi morti e fughe rocambolesche fino al tragico epilogo già preannunciato fin dall'inizio. I temi trattati in questo romanzo sono essenzialmente la schiavitù dei nativi africani, le convenzioni sociali dell'epoca, il dolore per la perdita delle persone care, l'amore troppo spesso ostacolato e la sete di potere. Il romanzo si snoda in più trame e personaggi il cui fulcro principale è rappresentato dall'abbazia di Whitby in cui confluiscono le vite degli stessi personaggi che ne fanno parte. E' un romanzo corale ben tessuto dall'autrice che raffigura due diverse società dell'epoca, quella corrotta e perversa dei ricchi che si scontra con quella umile e caritatevole dei poveri e della classe media.
Man mano che ci addentriamo nella storia scopriamo che l'autrice ha tessuto trame e sottotrame e la parte sentimentale l'ho trovata poco realistica, poco approfondita e non esauriente. Il titolo del romanzo è fuorviante poiché di Tudor se ne parla in poche righe; l'unica cosa che attiene ai Tudor è il periodo storico compreso tra il 1520 e il 1533 in cui è ambientata la storia, periodo in cui Enrico VIII sposa Anna Bolena dando inizio alla nascita della Chiesa anglicana.
L'autrice scava nella profondità della drammaticità delle vicende che vive la protagonista, la sua atroce schiavitù che passa alla violenza fisica e psicologica e al bene seppur limitato che ha potuto vivere e provare. La narrazione è fluida e intrigante ma molte volte è risultata molto prolissa e piuttosto lunga. L'autrice è stata molto attenta nella descrizione delle ambientazioni e della drammaticità delle vicende, nei segreti celati e negli intrighi ma ho riscontrato troppa modernità nei comportamenti dei personaggi che invece dovrebbero rispecchiare più i comportamenti di quell'epoca. Nell'ottica di quanto riportato considero l'opera interessante dal punto di vista della schiavitù e dei drammi narrati ma l'avrei apprezzata di più se la casa editrice avesse curato maggiormente la sintassi e quegli elementi negativi che ho esposto precedentemente.
Raffaella
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