sabato 2 giugno 2018

RECENSIONE "La primavera cade a novembre" di Angelo Mascolo

Ciao lettori, oggi Mena ci parla de La primavera cade a novembre di Angelo Mascolo, uscito lo scorso anno con la casa editrice Homo Scrivens. I delitti, il balenare di nuovi equilibri criminali che si consolidano alle falde del monte Faito, lo svelamento di una finissima trama di vendetta, sono quasi pretesti per accompagnare il lettore nella scoperta di una città, che pur togliendo il respiro per molti e avversi motivi, nel 1947 “aveva rinunciato da tempo alla lotta per la vita”, seppellendo i suoi istinti migliori sotto i cumuli di macerie lasciati dalla guerra.


TITOLO: La primavera cade a novembre
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Angelo Mascolo
DATA D’USCITA: 15 Novembre 2017
EDITORE: Homo Scrivens
GENERE: giallo
NARRAZIONE: narratore esterno in terza persona
AMBIENTAZIONE: Castellamare di Stabia
CATEGORIA: delitti
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTA: Vito Annone, uomo che vive nei suoi stessi drammi. 





TRAMA

Castellammare di Stabia 1947. Il pugile Michele Strazzullo è trovato morto nel suo appartamento di via Regina Margherita, poco prima di sostenere un incontro. Indagando sul suo conto vengono alla luce aspetti inquietanti, che coinvolgono la borsa nera e la criminalità organizzata di Castellammare dell'immediato dopoguerra. A indagare, in una città dolente e stracciona, è il commissario Vito Annone, sconvolto dal dolore e dai silenzi della moglie Teresa, perseguitata dagli incubi dopo aver scoperto di non poter avere figli.

RECENSIONE

Siamo nella Castellammare di Stabia del 1947, poco prima di un incontro, il pugile Michele Strazzullo viene trovato senza vita nel suo appartamento. Sulla scena di una Castellammare povera e devastata, conduce l’indagine il commissario Vito Annone che indagando mette in luce aspetti inquietanti, che coinvolgono la borsa nera e la criminalità organizzata di Castellammare dell'immediato dopoguerra.
la primavera cade a novembre angelo mascolo
Protagonista della storia de La primavera cade a novembre non è soltanto il commissario, ma anche e soprattutto Vito Annone uomo, un uomo tra i tanti di una città grande che vive nei suoi stessi drammi, un uomo che soffre di un dolore che non sa dire, che non sa comunicare. Il Commissario Vito Annone è un uomo cocciuto e nei suoi quarant’anni ne ha dato costante prova. La cocciutaggine del ventenne con gli anni si è trasformata in tenacia e ostinazione e queste qualità insieme ad un certo istinto da sbirro, a una curiosità che non si sazia se non ha scavato i fatti fino all’osso, ad un’innata insofferenza per i luoghi chiusi che lo porta a rifuggire il più possibile la scrivania polverosa del suo ufficio angusto e soffocante, lo fanno incappare ‒ insieme alla guardia scelta Gegè Di Lorenzo ‒ negli strani traffici che hanno cominciato ad animare le notti del porto di Castellammare di Stabia in questo tiepido autunno del 1947. Sarà stata la curiosità di capire i legami tra i caporioni e gli americani che scaricano sigarette in mezzo alla notte a fargli beccare una pallottola di striscio, ma se non fosse stato per la determinazione e l’acume investigativo, la morte del pugile Strazzullo, vecchia gloria con velleità di riscatto, sarebbe stata archiviata come un regolamento di conti per questioni legate al contrabbando… L’esatta descrizione di luoghi simbolo dell’epoca è certamente uno dei punti di forza del romanzo, ma non è il solo.
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I personaggi sono tutt’altro che calati dall’alto: hanno i loro trascorsi, i loro perché, i loro motivi per essere proprio dove sono. Annone più di tutti in quanto protagonista, sa interrogarsi, cambiare atteggiamenti, camminare dove si può e stare attento dove non si potrebbe. Sa parlare con chiunque in quella sfaccettata e complicata realtà, e lo fa con il massimo della naturalezza. "Una scrittura che rivela un mondo" un giallo questo in cui Moscolo descrive due omicidi: un’avventura nell’avventura per Vito Annone che dovrà correre per stare al passo di chi mente e di chi dice la verità. Sempre nella pioggia e sempre nel vento che sferza anche i pensieri. Bella e malinconica, dura e orgogliosa, la città che affaccia sul golfo di Napoli non mostra quasi mai il sole. Un sole che dovrebbe normalmente battere su ambientazioni come questa. 

Mena


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