venerdì 7 dicembre 2018

RECENSIONE "Rodion" di Beatrice Simonetti + TAPPA BLOG TOUR

Buon pomeriggio lettori, Raffaella ci parla di Rodion, il romanzo ucronico di Beatrice Simonetti uscito due giorni fa con la Delrai Edizioni. Come sarebbe il mondo se Hitler avesse vinto la guerra? Beatrice Simonetti sovverte tutte le regole del tempo conosciute, e forse anche quelle della Storia, crea una realtà alternativa perfettamente ben costruita e ci regala una storia emozionante e cruda con un protagonista diviso tra due identità differenti.


TITOLO: Rodion
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Beatrice Simonetti
DATA DI PUBBLICAZIONE: 5 Dicembre 2018
EDITORE: Delrai Edizioni
GENERE: ucronico
NARRAZIONE: narratore onnisciente in terza persona
AMBIENTAZIONE: Germania - Russia
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTA: Rodion Petrov, ragazzo di nazionalità russa.




TRAMA

Tula, 4 settembre 1946. Rodion è un bambino di nazionalità russa che sopravvive a stento nella dura realtà dei campi di isterilimento nazista. La Germania ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e, insieme ai suoi alleati, ha creato un regime fanatico e totalitario in tutto il mondo. Tredici anni dopo, Edmund è l'altra faccia della medaglia: un giovane tedesco vittima della folle propaganda nazista che cela oscuri retroscena, mascherandoli con nobili ideali, ai quali il ragazzo crede con assoluta fedeltà. Il desiderio di difendere la patria si concretizza presto in una chiamata alle armi e lì la lotta di Edmund Heyder si tramuta gradualmente in un percorso di dubbi e incertezze sulla validità di un pensiero che uccide l’umanità. Famiglia, amicizia, rispetto di sé e del prossimo, patriottismo, dignità, orgoglio e amore gravitano attorno a lui e alla verità che un sovietico rimane pur sempre un essere umano.
Un romanzo senza alternative, né sconti, dove la crudeltà dell’uomo arriva a uccidere persino se stessa, in un crescendo di azioni e rivoluzioni. Non c’è vincitore dove c’è guerra e non c’è anima se a schiacciarla è l’idea che un uomo valga più di un altro, in ogni caso.

RECENSIONE

Non aspettatevi un romanzo dolce o delicato perché Rodion rappresenta esattamente l’opposto: la crudeltà della mente umana, la fatica, l’odio, la violenza e la tortura. Beatrice Simonetti con la sua penna abile ci narra una storia crudele, forte, potente che scava nella parte psicologica degli esseri umani, nella parte più marcia e oscura del nostro animo. Con le sue parole dure, dirette e il suo stile magistrale ci regala una storia in cui tutte le emozioni si mescolano in un crescendo di rabbia, odio, orrore, pietà, voglia di combattere, di sopravvivere e di trovare il coraggio che ognuno ha dentro di sé. Non è una storia semplice da digerire come non lo sono tutte le storie che trattano un tema come la guerra, della brutalità dei nazisti e dell’orrore di una guerra ingiusta ma posso dirvi che vale la pena di leggere questo romanzo dalla prima fino all’ultima pagina perché unico nel suo genere tra i tanti pubblicati fino ad ora. E se la Seconda Guerra Mondiale non fosse finita nel 1945? Come sarebbe il mondo se Hitler avesse vinto la guerra? Beatrice Simonetti sovverte tutte le regole del tempo conosciute, e forse anche quelle della Storia, crea una realtà alternativa perfettamente ben costruita in un mondo che si avvicina molto al nostro attuale, dove gli uomini non imparano mai dai loro errori e sono sempre destinati a ripeterli in un ciclo continuo senza fine.
Rodion Petrov è un ragazzo diviso tra due identità diverse e differenti: il Rodion ignaro della realtà che lo circonda e che ad un certo punto della sua vita si rende conto della crudeltà degli uomini, delle loro azioni e della loro mente malata e l’Edmund ingenuo che ambisce a servire il suo Paese, che lavora duramente per diventare qualcuno, che aspira a diventare un grande uomo d’onore finché non scopre la cruda realtà che si cela dietro una divisa. Edmund si rende conto ben presto che tutto ciò che ha sempre desiderato e ambito con tutto se stesso nasconde l’altra facciata della medaglia: una verità oscura, spietata e inumana di nazisti senza scrupoli che piegano, torturano e ammazzano il prossimo senza pietà, come se la vita del prossimo non valesse niente. E dovrà compiere delle scelte per definire chi è veramente, per condurlo sulla giusta strada fino all’ultima che deciderà il suo futuro. È stato difficile leggere le atrocità a cui assiste Edmund e alle torture fisiche che prova sulla sua pelle che con la scrittura schietta, brutale e vera della Simonetti viviamo sulla nostra pelle. L’autrice riesce a farci immedesimare in Edmund, vivere la sofferenza che vive lui, le parole sprezzanti e gli sguardi sadici che si insidiano nel profondo del suo cuore lacerando l’anima. Non ci sono vincitori né vinti perché la guerra porta solo distruzione, sacrifici, morti, distrugge e non ricostruisce nulla. Edmund e Rodion si intrecceranno fino a fondersi completamente. Verranno svelati segreti e verità a lungo nascoste in un turbinio di emozioni contrastanti. Storie di questo calibro ci cambiano, ci portano a riflettere, a porci delle domande, a chiederci fino a quanto è disposto a spingersi l’animo umano per annientare un’altra vita e a distruggerla come se non valesse nulla. La Simonetti con uno stile articolato, dosato parola dopo parola ci regala momenti di suspense e riesce a caratterizzare perfettamente il personaggio di Rodion ma anche dei personaggi secondari che hanno un ruolo fondamentale nella storia, rendendoli veri e facendoci sentire tutte le emozioni e le sensazioni che essi provano.
Rabbia, odio, ansia, compassione, violenza e amore: sono queste le emozioni che una dopo l'altra sconvolgono il lettore. Edmund sa che le scelte che compie possono fare la differenza e anche l’antagonista Meinrad è parte di queste scelte. Questo è un libro che ti cambia, ti fa vedere il mondo di oggi con occhi diversi dalla realtà della seconda guerra mondiale. Per tutta la lettura sono stata arrabbiata, confusa, disgustata dalla crudeltà dei nazisti e ho pianto per la mancanza di umanità. Ho ritrovato amore, coraggio e perseveranza nelle persone che hanno cercato di fare la differenza in un mondo che non potevano comprendere. Ho trovato la speranza, la voglia di non arrendersi mai e di lottare sempre. La seconda guerra mondiale è un tassello di storia da non dimenticare mai perché siamo così maledettamente vicini a ripeterlo ancora una volta per le azioni crudeli e per l'odio che proviamo. Perché è troppo semplice far entrare l’oscurità nella nostra anima ma è ancora più difficile guardarsi dentro e riconoscerla. Un ringraziamento speciale va a Beatrice Simonetti che ha creato una storia bellissima che tutti dovrebbero leggere e alla casa editrice che si distingue per la scelta di autori promettenti e di storie originali. 

Raffaella



TAPPA BLOG TOUR



Protagonista e antagonista, due volti paralleli

Le storie di Meinrad Werner e di Edmund Heyder proseguono di pari passo all’interno del romanzo. Le loro vite sono legate in maniera indissolubile, tanto da far sembrare contrapposti i loro destini. Creare il personaggio di Meinrad non è stato affatto facile. Inizialmente doveva essere una specie di prolungamento del protagonista, il caos dentro la mente di Edmund, l’agitazione successiva alla presa di coscienza. Più tardi ho deciso di rendergli maggiore giustizia. Meinrad Werner è importante quasi quanto Edmund. Il suo percorso è fondamentale per capire al meglio la storia. L’Oberführer è la marea che scuote la finta stabilità dell’eroe. Il suo incontro con il protagonista crea una frattura che spezza il romanzo in due tronconi immaginari. Il bianco e il nero perdono le loro tonalità iniziali, si mescolano in questo connubio di colori così cupi, nella frattura che divide il bene dal male in maniera incerta, tanto da renderla confusa come un’impercettibile crepa. Dopo il loro incontro ogni cosa perde il suo senso originario e acquisisce un volto del tutto nuovo. Bianco o nero? Vittima o carnefice? Alle volte la linea che divide questi poli antistanti è così sottile da essere indefinibile. Che cosa definisce ciò che siamo? Cosa ci delinea? Sono le scelte che facciamo a fare la differenza, Edmund lo sa fin dall’inizio del romanzo. Sa di poter scegliere, crede di poterlo fare e forse anche lo stesso Meinrad fa parte di queste difficili scelte. Del resto guardarsi dentro non è facile, accettare i lati più oscuri della propria anima è spaventoso, l’incubo all’interno di un bel sogno.



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