sabato 11 maggio 2019

BLOG TOUR "Absence 3 - La memoria che resta" di Chiara Panzuti: INTERVISTA ALL'AUTRICE


Buongiorno lettori, oggi in occasione del blog tour dedicato al romanzo Absence 3 - La memoria che resta di Chiara Panzuti edito Fazi Editore ospitiamo la tappa dell'intervista all'autrice. Venite a scoprirne di più.
DATA DI PUBBLICAZIONE: 9 Maggio 2019

TITOLO: Absence 3 - La memoria che resta

SERIE: #3 Absence
AUTORE: Chiara Panzuti

GENERE: paranormal romance
EDITORE: Fazi Editore

TRAMA


In questo episodio conclusivo della serie di Absence, la squadra Gamma è di nuovo riunita, ma i rapporti sono tesi e le liti frequenti: Jared e Christabel non si fidano più di Faith, dopo il periodo che ha trascorso con gli Alfa sull’isola di Bintan; Scott è l’unico a non dubitare della sua lealtà. Decisa a proteggere i suoi amici e a conoscere il vero scopo del gioco spietato che li ha resi invisibili al mondo, Faith segue le indicazioni della mappa lasciatale da Ephraim, prima dell’ultima prova a Clyde River. Raggiunge così la squadra Alfa a Iqaluit, Canada, dove la ragazza comincia a scoprire la vera identità di Davon − l’uomo in nero −, i fantasmi che abitano l’impetuosa Abigail e la natura della sua attrazione verso Ephraim.
A poco a poco tutti i tasselli andranno finalmente al loro posto, componendo il disegno crudele congegnato dall’Illusionista, un uomo ossessionato dal proprio passato e divorato dal desiderio di vendetta. Nella prova finale, il suo piano perverso condurrà Faith e i suoi amici a scontrarsi con i propri limiti, il dolore e la morte, ma soprattutto svelerà loro il valore dell’amicizia e la forza interiore maturata da ciascuno durante quell’atroce esperienza.
Tornare a essere visibili è davvero essenziale per realizzare se stessi?
Fino a che punto l’essere riconosciuti dagli altri determina la nostra esistenza?
La memoria che resta è l’ultimo capitolo di un percorso di crescita personale, che dallo smarrimento dell’infanzia, dalla rabbia dell’adolescenza, approda alla consapevolezza dell’età adulta. La storia di quattro ragazzi che affrontano la battaglia più grande: diventare adulyi in un mondo che li ignora, cercando di definire se stessi.
Un libro magnetico dal finale inaspettato dove l’obiettivo non è più tornare ciò che si era, ma accettare ciò che si è diventati.



INTERVISTA ALL'AUTRICE

1. Da quando hai cominciato a scrivere? Hai sempre avuto questa passione per la scrittura? 

Ho iniziato a scrivere da piccola; è un ricordo lontano e vivido assieme: mentre leggevo, sentivo l’impulso di raccontare storie; così terminavo il libro e correvo a mettere giù i pensieri su un foglio bianco. La cosa buffa è che iniziavo storie che non finivo mai, perché mi facevo subito distrarre da un’altra trama. Ho scritto diversi “inizi”. Mi piace pensare che io abbia iniziato davvero a scrivere quando ho messo il punto alla mia prima “fine”. 

2. Com’è nata l’idea per la trilogia Absence? 

Gli anni del liceo sono stati i più turbolenti per me, come spesso accade. Mi sentivo persa, senza identità, senza nessuno che potesse aiutarmi a capire chi ero e cosa potevo diventare. Ero “invisibile”, nel senso più travagliato che si possa intendere, e dopo tanti anni, quando ormai ero cresciuta e diventata matura… ho capito. Ho realizzato il mio percorso, un po’ come quando si contempla la strada fatta durante una lunga passeggiata in montagna. È stato allora che ho sentito il bisogno, la voglia e l’esigenza di raccontare quell’esperienza. 

3. Come hai costruito i vari personaggi? C’è qualcosa di te stessa che hai voluto inserire nella storia? 

Adoro i personaggi. Per me sono il fulcro della trama, il motore della storia, lo spessore che rende vive le pagine. In qualche modo i personaggi di Absence si sono rivelati da sé… la Faith dell’inizio rispecchia abbastanza la “piccola” me del liceo, anche se ora mi sento più una Scott in gonnella. Non c’è forzatamente nulla di me o di persone che conosco nel mondo di Absence, più che altro una miscela di caratteri, debolezze e ribellioni riscontrate durante il mio periodo di crescita. 

4. Qual è il personaggio che rispecchia maggiormente la tua personalità? E qual è il tuo preferito? 

La risposta potrebbe essere Scott a entrambe le domande! È il personaggio per cui ho messo più “cuore”, e che sento maggiormente affine. Ma non posso negare che mi riconosco anche nella rabbia di Faith, nei momenti più duri e bui che tutti, presto o tardi, ci troviamo ad affrontare. 

5. Come mai hai voluto far emergere il tema invisibilità? 

Penso che sia importante al giorno d’oggi soffermarsi su quanto la vita di ognuno sia schiava della tecnologia, dei social network, e di un mondo che ci spinge sempre di più a “mettere in mostra”: la nostra vita, la nostra felicità, le nostre passioni. Ma dietro questa vetrina ben congegnata, noi tendiamo a sbiadire, sentendoci sempre più soli. È questa l’invisibilità, per me: perdere la propria realtà, il proprio spessore, davanti agli altri, e infine perdere la bussola anche dentro noi stessi. 

6. Come hai creato il gioco? Da cosa è nato? 

Credo che principalmente sia nato grazie al mio amore per i viaggi. Volevo ideare qualcosa che portasse i protagonisti in giro per il mondo, e da quell’idea è nato tutto il resto. Amo viaggiare, penso che sia essenziale poterlo fare nella vita, aiuta ad aprire la mente e capire se stessi. 

7. Hai mai visitato i luoghi in cui hai ambientato la storia? Qual è il tuo preferito? 

Sembrerà strano, e forse farà rabbrividire alcuni, ma: no. A parte Londra, non ho mai visitato i luoghi in cui è ambientato Absence. Proprio per questo motivo sono città “di passaggio”, e non posti dove i personaggi si fermano troppo a lungo. È stato un po’ come viaggiare con la mente, e dato che non sempre uno può spostarsi per davvero… ho usato le pagine di un libro per esplorare. Di sicuro il mio luogo preferito è Nuuk, in Groenlandia, seguito da Iqaluit. Adoro i posti freddi, ormai non è più un segreto. 

8. Qual è stata la parte del romanzo più difficile da scrivere e perché? 

Qui rischio di fare spoiler, quindi devo prenderla coi piedi di piombo. La parte più difficile è stata far morire un personaggio che non volevo morisse. La sua fine, per me, rappresentava “l’inizio” di tutti gli altri; ma è stata dura. Così l’ho presa un po’ come la vita reale: il distacco è sempre la parte peggiore. 

9. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti che si potesse cogliere? 

Penso che la lettura sia un processo molto personale: a volte chi legge coglie aspetti del tutto nuovi all’autore, e viceversa ne ignora altri. Per me questo libro rappresenta un percorso di crescita, e sarebbe bellissimo sapere che anche altri lo hanno percepito così… un percorso, nulla di più. Coi suoi alti e bassi, le sue lotte per capire chi si è e cosa si vuole diventare; e infine il coraggio di perdere, crescere e andare avanti. 

10. Quali sono i tuoi autori preferiti? Hanno influenzato in qualche modo il tuo modo di scrivere? 

Amo diversi scrittori, in particolar modo i classici russi e i libri della Banana Yoshimoto. Credo che quest’ultima, in particolare, sia quella che più ha influenzato la mia scrittura. 

11. La tua famiglia ti supporta nel mestiere di scrittore?

La mia famiglia è meravigliosa. Approfitto di quest’intervista per dirlo, perché è giusto che loro lo sappiano, e io non lo darò mai per scontato. I miei genitori mi hanno supportata in tutto, sempre, donandomi la forza per affrontare i momenti peggiori, e soprattutto la fiducia in me stessa. Non sarei la donna che sono oggi senza di loro. 

12. A quando il prossimo romanzo? Tratterai un genere diverso o ti focalizzerai ancora su questo? 

Spero di poter tornare presto con una nuova uscita. Approfitterò di quest’anno per lavorarci su, ma si tratterà di un genere diverso da quello di Absence. O meglio, alcuni aspetti del genere li manterrò, ma farò una piccola deviazione sul target. Per il momento la sto progettando come una storia autoconclusiva.


Seguite le altre tappe per scoprirne di più.



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