martedì 25 giugno 2019

RECENSIONE "Quando arrivi, chiama" di Anna Mittone




TITOLO: Quando arrivi, chiama
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Anna Mittone
DATA D’USCITA: 25 Giugno 2019
EDITORE: Mondadori
GENERE: narrativa contemporanea
NARRAZIONE: pov femminile in prima persona
AMBIENTAZIONE: Italia, Francia
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTASilvia, madre di una figlia adolescente.





TRAMA

Silvia ha quarantasette anni, un ex marito e una figlia adolescente, Emma. Tra madre e figlia si alternano momenti di grande complicità ed epiche sfuriate - la normalità, insomma - fino al giorno in cui Emma parte con la sua classe per un viaggio di studio che la terrà lontana da casa per un anno, in Canada.  Silvia l'accompagna all'aeroporto insieme a Luca, il suo ex marito e, proprio quando pensa che quella giornata non potrebbe contenere più emozioni di così, un drammatico imprevisto la inchioda alle sue peggiori paure: un attentato terroristico sconvolge l'aeroporto Charles de Gaulle durante lo scalo dei ragazzi. In preda al panico, Silvia decide su due piedi di partire per Parigi insieme a Michele, il padre di un compagno di Emma, conosciuto poche ore prima all'aeroporto. I due salgono in macchina diretti in Francia e, in un clima di dolorosa incertezza, dandosi il cambio alla guida tra una lacrima e una battuta per sopravvivere, durante quel lungo on the road avranno l'occasione di conoscersi.

Anna Mittone racconta con ironia l'amore e le incomprensioni che caratterizzano il rapporto madre-figlia, mettendone in luce con coraggio anche i lati oscuri e i sensi di colpa, dal punto di vista di una mamma incasinata e impaurita quanto brillante e adorabile.

RECENSIONE

Anna Mittone ci regala una storia intensa e psicologica, scritta con il cuore, incentrata sul rapporto tra genitori e figli. Tutti sappiamo che l’adolescenza è il periodo più critico di ognuno di noi, quello in cui si vede il mondo con occhi diversi, in cui ci si scontra spesso e volentieri con i genitori e che ci porta molto spesso ad essere arrabbiati con gli altri e con la vita. È una fase piuttosto delicata che l’autrice ci offre in chiave ironica dal punto di vista di Silvia, una madre che si trova alle prese con i dubbi quotidiani di fare la cosa giusta per sua figlia. Non c’è un modo per imparare a fare i genitori, lo si impara crescendo i figli, sperimentando con loro le prime esperienze, sperando sempre di fare la cosa giusta anche se i figli molto spesso non apprezzano nulla di quello che i genitori fanno per loro. La figlia Emma è la tipica ragazza vivace, sfrontata e ribelle che mette in dubbio ogni decisione della madre, la quale a sua volta non sa come comportarsi, se prendere in un modo la figlia piuttosto che in un altro. Ma Silvia la ama con tutta se stessa, nonostante le litigate, le parole che feriscono e l’impertinenza della figlia. Lentamente Silvia si rende conto che Emma è cresciuta, che non è più la bambina che si fa coccolare tra le braccia ma che anzi desidera la sua libertà e cerca di allontanarsi dalle dimostrazioni d’affetto. Però le preoccupazioni per la figlia rimangono, l’ansia di averla lontano in vista di un’esperienza in Canada non l’abbandona mai come anche la paura che nasce quando durante lo scalo a Parigi è in corso un attentato terroristico che la mette in allarme. In un viaggio fino in Francia che fa la protagonista, ripercorriamo insieme a lei il suo passato, il suo matrimonio fallito e le preoccupazioni per sua figlia. L’autrice con quel pizzico di ironia riesce con la sua scrittura scorrevole a calamitarci alla sua storia e a far instaurare un certo legame tra il lettore e la protagonista. Avvertiamo ogni emozione che Silvia prova, il timore che qualcosa di male possa succedere a sua figlia, il senso di smarrimento di fronte alla paura. Affronta perfettamente il tema degli attentati terroristici che sono all'ordine del giorno, il trovarsi senza volerlo al posto sbagliato nel momento sbagliato e l’imprevedibilità della vita.

Raffaella




Nessun commento:

Posta un commento