venerdì 21 febbraio 2020

RECENSIONE "L'assassino che è in me" di Jim Thompson




TITOLO: L'assassino che è in me
TITOLO ORIGINALE: The Killer Inside me
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Jim Thompson
DATA D’USCITA: 30 Gennaio 2020
EDITORE: HarperCollins
GENERE: thriller psicologico
AMBIENTAZIONE: America
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Lou, vicesceriffo dalla mente deviata.





TRAMA

Cosa c’è nella mente del più feroce degli assassini?
Il vicesceriffo Lou Ford è il pilastro della comunità della piccola cittadina del Texas di Central City. Stimato da tutti, paziente e riflessivo. Qualcuno in città crede che la cosa peggiore che si possa dire di lui è che è noioso e non particolarmente sveglio. Ma nessuno sa che c’è qualcosa di molto sbagliato in lui, qualcosa che lui chiama “la mia malattia” e che l’ha quasi portato alla rovina da giovane. Qualcosa che sembra riaccendersi il giorno in cui Lou Ford conosce Joyce Lakeland, una prostituta. La donna risveglia quello che si era assopito e le conseguenze sono devastanti e brutali.

Uno dei primi romanzi moderni in cui l'autore si cala nella mente dell'assassino: considerato il capolavoro di Jim Thompson, è diventato un film diretto da Michael Winterbottom.

RECENSIONE

L’assassino che è in me è un romanzo thriller con una forte componente psicologica incentrato sulla figura di Lou Ford, uno vicesceriffo di una cittadina del Texas, un uomo normale, con un fascino che non passa inosservato. O è ciò ce lui ci vuole far credere. Perché sotto la facciata metodicamente costruita cela una mente sociopatica e inspiegabili compulsioni violente. La storia è piuttosto semplice ma ciò che rende affascinante la storia è la scrittura potente, inquietante e desolante di Jim Thompson. Nonostante questo romanzo sia stato pubblicato per la prima volta nel 1952 mantiene ancora nella sua spietata prosa il potere di scioccare e turbare. La narrazione in prima persona ci fa entrare nella mente del protagonista, nei suoi pensieri agghiaccianti, attraverso la sua visione distorta del mondo e le sue azioni giustificate dalla sua mente squilibrata. È sicuramente un’esperienza unica poter entrare nella mente di un narratore inaffidabile che plagia la nostra mente rendendola vulnerabile, che crea un senso costante di terrore nel lettore che a sua volta è consapevole che, sebbene tutto sembri normale per il protagonista, in realtà non lo è e viene lasciato in attesa che qualcosa di sbagliato continui ad andare avanti. Nel corso della storia ci vengono forniti sottili indizi e frammenti di informazioni che spiegano al lettore che Lou ha avuto “la malattia”, come la chiama lui. Troverete agghiacciante due cose della storia: la prima è la mancanza di emozione da parte di Lou mentre descrive gli atti spregevoli che compie come se semplicemente dovevano essere compiuti; la seconda è il suo comportamento esternamente piacevole e l’interazione con i cittadini mentre noi lettori siamo consapevoli di come egli disprezza il mondo che lo circonda. Questo libro è come un serpente velenoso che striscia dentro di te e che ci fa conoscere una delle menti più deviate di sempre. Consiglio questa storia a chi ama i thriller che indagano perfettamente nella psicologia del personaggio.


Raffaella





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