lunedì 10 febbraio 2020

RECENSIONE "La strada" di Ann Petry

Buon pomeriggio lettori, Raffaella ci parla de La strada, il romanzo di narrativa storica di Ann Petry uscito a fine Gennaio con Mondadori. Un romanzo realistico così duro, intenso e drammatico. Una storia di solitudine e ingiustizie, suprematismo bianco e segregazione razziale, di disperazione e di muri eretti per dividere gli esseri umani.


TITOLO: La strada
TITOLO ORIGINALE: The Street
SERIE: autoconclusivo
AUTORE: Ann Petry
DATA D’USCITA: 28 Gennaio 2020
EDITORE: Mondadori
GENERE: narrativa storica
AMBIENTAZIONE: America
FINALE: no cliffhanger
PROTAGONISTI: Lutie, giovane donna di colore.






TRAMA

Siamo negli anni della Seconda guerra mondiale e Lutie Johnson è una giovane donna nera che vive a Harlem con Bub, il figlio di otto anni. Quella di Lutie non è certo una vita facile: si è lasciata alle spalle un marito infedele e irresponsabile e deve tirare avanti da sola. Ma è sorretta da un'idea: crede nel sogno americano ed è convinta di poter aspirare a un'esistenza migliore grazie a una vita di duro lavoro. La strada è la storia di una lotta: la lotta di Lutie alla ricerca di una casa per il figlio, per farlo crescere lontano dalla paura e dalla violenza, per tenerlo lontano dalla strada, insomma. Le vicende di Lutie e Bub si intrecciano con quelle di diversi personaggi, che vivono nella stessa casa o nella stessa via, tutti alle prese con la stessa disperata lotta per la sopravvivenza. E le loro vite disegnano il ritratto doloroso di una realtà così lontana nel tempo eppure ancora così vicina.

A più di settant'anni dalla pubblicazione di questo romanzo, Lutie Johnson resta una figura potentissima - nera e sola è alle prese con un mondo ostile alle donne e pervaso di razzismo -, e la sua vicenda cruda e vibrante ci racconta la storia amara dell'altra faccia del sogno americano, mostrandoci una New York troppo spesso dimenticata.

RECENSIONE



La strada è uno di quei romanzi realistici così duri, forti, intensi e drammatici scritti meravigliosamente. È facile pensare di capire gli impatti del razzismo, la necessità di fuggire dalla povertà e le conseguenze dell’oppressione. Ma ciò che un libro può fare è portare il lettore a conoscere la realtà quanto più vicino possibile e a viverla tanto da avvertirla sulla pelle.
Ambientato negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in un periodo difficile della nostra Storia, narra la storia di una giovane donna di colore, Lutie Johnson, che per allevare suo figlio e sfuggire dalla povertà si trasferisce nella periferia di Harlem, un quartiere di New York. Lutie è consapevole che la sua esistenza e quella di suo figlio è limitata e schiacciata dalle convenzioni sociali del razzismo, della classe e dal suprematismo bianco. Lutie lavora sodo, mette al primo posto suo figlio e cerca di proteggerlo dalla solitudine, dal disagio e dalle influenze della strada piena di gente povera e in difficoltà, lotta per salvare se stessa, studia per dare a suo figlio un futuro migliore. Fin dall'inizio del romanzo Ann Petry costringe il lettore a immedesimarsi nella vita di Lutie e nel suo stato d’animo, a provare empatia per lei e suo figlio. Ogni passo che fa Ludie è ostacolato dal colore della sua pelle, dalla manca di denaro, dai muri innalzati dalle persone bianche. Attraverso gli occhi di Lutie e di suo figlio e di tanti altri personaggi di contorno la Petry conferisce a ciascuno la dignità della loro voce distintiva. Ognuno di questi personaggi prende decisioni e si comporta in modi spesso strani, moralmente discutibili o indubbiamente sbagliati, ma l’autrice li rende reali, evidenziando la loro individualità e facendoci comprendere le loro azioni, senza mai giudicarli completamente. Con la sua scrittura magistrale, delicata e profonda ci mostra gli effetti del razzismo, del sessismo e dell’ingiustizia, della povertà e delle baraccopoli urbane segregate, ci fa immaginare l’appartamento di Lutie e la strada in cui vive, ci fa sentire la voce della protagonista con quel sottile filo di tristezza che accompagna ogni parola scritta. Emerge il ritratto della vita difficile delle donne di colore attraverso i pregiudizi, gli sguardi pieni di disprezzo, parole sussurrate e negazione dei diritti fondamentale degli esseri umani. Una storia di solitudine e ingiustizie, suprematismo bianco e segregazione razziale, di disperazione e di muri eretti per dividere gli esseri umani. Non è il colore della pelle che ci rende diversi, ma sono i pregiudizi che distruggono una società e che vedono il diverso in tutto quello che ci circonda. Il pregiudizio non abbatte muri, li alza. Il pregiudizio distrugge i sentimenti, soffoca le emozioni. Consiglio a tutti di leggere questo romanzo bellissimo.


Raffaella




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