giovedì 11 febbraio 2021

RECENSIONE "Petali di rosa" di Simona Mastrangeli

 




TITOLO:
 Petali di rosa
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Simona Mastrangeli
DATA DI PUBBLICAZIONE: 9 Dicembre 2020
EDITORE: self publishing
GENERE: romance storico
AMBIENTAZIONE: Francia
FINALE: chiuso
PROTAGONISTA: Francois, poeta e drammaturgo.





TRAMA

Sono François, poeta e drammaturgo. Se passerete per i teatri di Parigi, in questo 1855, potrete vedere una delle mie opere, o illuminarvi l'animo con lei, la mia musa, mentre balla. Il mio mecenate dice sempre che le rappresentazioni vendono meglio se parlano di un amore struggente, eppure io ho bisogno di dolcezza, di emozioni. Ho fatto guadagnare a Charles molto denaro grazie alle mie avventure disastrose e, se avete un pò di tempo e potete offrirmi un bicchiere d'assenzio, desidero raccontarvele...

**Nel romanzo sono presenti illustrazioni a colori della famosa ritrattista veneta Fanny Zava **

RECENSIONE

Petali di rosa è un libro che ci parla di arte, amore, malinconia e speranza verso il futuro. Con la sua scrittura scorrevole, appassionante e poetica l'autrice ci catapulta nella metà dell’Ottocento per parlarci di François, il protagonista e narratore della storia nonché poeta e drammaturgo che nelle pagine riversa la sua solitudine e la malinconia che vive giorno dopo giorno. Dovete sapere che la sua è stata un’infanzia abbastanza felice che però è stata segnata dalla sofferenza e da crepe interne alla famiglia che l’hanno portato ad allontanarsi da quel luogo sicuro. Attraverso il suo punto di vista in prima persona entriamo nella sua mente e nei suoi pensieri. François ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio interiore nei ricordi del suo passato che lo tormentano e rendono inquieto il suo presente. È un uomo che ama stare da solo e non ama la folla, che disprezza la società produttiva che ignora e disprezza ciò che non porta guadagno e che trascorre la maggior parte del suo tempo in una stanza buia con mobili che cadono a pezzi e una credenza ricolma di alcolici mezzi vuoti. I suoi occhi sono stanchi e non hanno più la luce di una volta, i suoi stati d’animo si riflettono sulle poesie e i testi teatrali che scrive, in un’atmosfera malinconica e ovattata che avvolge il lettore. Nell’Ottocento la poesia è considerata un dono ma al tempo stesso una maledizione. Si inizia a parlare compiutamente di “mercificazione dell’arte”; nasce un parallelo tra letterato e prostituta colpevoli di vendere rispettivamente arte ed amore. Decade quindi la figura del letterato cortigiano e nasce quella del letterato proveniente dalla borghesia che concepisce il proprio lavoro come inserito in un processo produttivo e che si considera produttore di prodotti del proprio ingegno da vendere nel mercato ad una vasta opinione pubblica. François infatti, a causa del suo passato e dell’affinità artistica che lo ha avvicinato al padre successivamente scomparso, è un artista tormentato che mette in discussione il suo Io, insofferente per i tormenti amorosi e per l’atmosfera cupa della sua Parigi che mette in contrasto con la bellezza della vita in campagna che ha vissuto da piccolo. Incontreremo anche Charles Baudelaire. Nelle pagine del romanzo si scoprirà man mano, rivelandoci i suoi sentimenti, le disillusioni, la sofferenza, la paura ad aprirsi all’amore e la bassa autostima che gli impedisce di credere di essere amato. La poesia è il mezzo che ha per imprimere su carta le sue emozioni e i suoi turbamenti. Insomma, se avete voglia di leggere un bel romanzo profondo ambientato nella Francia dell'Ottocento immergetevi in questo libro!


Raffaella






Nessun commento:

Posta un commento