venerdì 12 febbraio 2021

RECENSIONE "Un ago simile" di Annalisa Cesaretti

Buongiorno lettori, Mara ci parla di Un ago simile, il romanzo rosa d'esordio di Annalisa Cesaretti uscito ieri con Royal Books. La protagonista della storia è Marisol, una giovane giornalista, forte e determinata, che ci farà conoscere la storia dei detenuti del Gabella, gli ultimi tra gli ultimi, e ci parlerà dell’importanza della difesa dei loro diritti.



TITOLO: Un ago simile
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Annalisa Cesaretti
DATA DI PUBBLICAZIONE: 11 Febbraio 2021
EDITORE: Royal Books
GENERE: rosa contemporaneo
AMBIENTAZIONE: Italia
FINALE: chiuso
PROTAGONISTI: Marisol, giornalista del Gazzettino locale; Abel, giovane architetto.




TRAMA

Luigi e Marisol Porzi sono simili, ma non uguali.
Nelle loro vene scorre lo stesso sangue e insieme sostengono il peso di un cognome che in quel di Colmite, il paesino in cui vivono, è garanzia di guai. Ma la vera affinità che li lega è cucita lungo le battaglie che combattono in virtù di un solo credo: la tutela dei diritti dei detenuti. Dalla cella del Gebella in cui è recluso, Luigi sceglie la via della rivendicazione; mentre sulle pagine del Gazzettino diColmite sua nipote conduce inchieste per portare allo scoperto le malefatte del direttore dell’istituto dipena. Proprio a causa dell’ennesimo sopruso, le loro vite, prima inscindibili, si separano per sempre. A unirle ancora al di là del tempo e dello spazio, però, resta il sottile filo che gira attorno alle colpe di entrambi fino a imbastire la pelle di Marisol. E tira, si fa sentire, dal giorno del suo primo incontro con Abel, un giovane architetto finito dietro le sbarre per scontare gli errori della sua famiglia e uscito dal Gebella con la sola aspirazione di consegnare un messaggio alla nipote di Luigi Porzi. Entra nella serratura della fortezza in cui i due ragazzi hanno rinchiuso il passato e nelle loro mani diventa lo strumento con cui suturare le ferite dell’altro.
Quel filo, poi, si trasforma nell’unico canale di comunicazione tra gli abitanti del penitenziario e il resto della società; e passando attraverso le crune di aghi simili tenta di rappezzare il futuro di Marisol e di Abel con il logo del sogno di Luigi: un quotidiano di informazione dal e sul carcere redatto dai detenuti.

RECENSIONE

Un ago simile è il romanzo d’esordio di Annalisa Cesaretti, un libro che ci insegna a non arrenderci e a lottare per la verità a qualunque costo.
Tra l’altro questo volume è in parte dedicato a Stefano Cucchi, morto mentre era sottoposto al regime di custodia cautelare. 
Avrei voglia di parlarvi di tante cose perché è stata una lettura molto emozionante e coinvolgente e non vi nascondo che a volte è scesa qualche lacrima di struggimento, merito dello stile toccante e riflessivo dell’autrice. A Colmite, un paesino arroccato nel panorama tipico della Tuscia, ai confini tra Umbria e Lazio, tutti si conoscono da sempre. C’è Claudio che gestisce da anni la norcineria in piazza Mazzini, Gino con la sua pescheria, Saverio che lavora nella sua piccola bottega di alimentari, il sindaco De Paolis che cerca di portare innovazione e modernità favorendo l’apertura di un grande centro commerciale e poi ci sono Luigi e Marisol. Rispettivamente nonno e nipote. Carcerato lui e giornalista lei. Il Gabella è l’istituto di pena del paese dietro le cui sbarre Luigi ha passato la maggior parte della sua vita. Nonno e nipote sono sempre stati legati da un filo sottile ma forte abbastanza da poter passare attraverso i chiavistelli delle porte blindate e lungo a sufficienza da superare la distanza che li separa. Marisol è una ragazza che si prende a cuore la gente che entra al Gabella, le è stato insegnato dal nonno Luigi l’importanza dei diritti dei detenuti. L’intero romanzo ruota attorno a questa delicata e attuale tematica, la difesa dei diritti dei detenuti nelle carceri. Come si vive all’interno di un carcere? Sarà Abel, attraverso i capitoli a lui dedicati, a raccontarci il desiderio di vendetta, la voglia di riscatto, l’indifferenza che regna sovrana, il tempo che scorre lento e di cui non si ha più cognizione. Ogni giorno è la brutta copia del precedente. Il carcere ha un suo odore caratteristico, per certi versi inconfondibile, ti impregna i vestiti e ti rimane addosso finché una persona non ne diventa assuefatta. Quella di Marisol è una missione, un patto e un impegno nei confronti di chi si trova dietro le sbarre. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e ho molto apprezzato la loro descrizione introspettiva. Questo libro trabocca di storie e personalità che entreranno a piccoli passi nel vostro cuore. Sto parlando degli abitanti del Gabella, gli ultimi tra gli ultimi.
Stefano, il siciliano introverso che si rivelerà una persona fidata e benevola, Amir, fanatico dei sinonimi che vuole imparare tutte le parole della lingua italiana per poter trovare un lavoro onesto, Abel, giovane architetto con alle spalle una famiglia complessa. Sarà proprio Abel che Luigi sceglierà per consegnare all’adorata nipote un importante messaggio. 
Marisol è l’unica persona in grado di aiutarli a riprendere in mano le redini della loro vita. Lei è una persona onesta, che cerca sempre di aiutare il prossimo e tende a fidarsi di chiunque. Ha imparato a dare fiducia a chi sbaglia, a credere a chi vuole redimersi, come le ha sempre insegnato suo nonno. Come reagirà dopo aver scoperto ciò che l’adorato nonno le ha lasciato scritto nella struggente lettera? Ma non è tutto perché un mistero si nasconde dentro i confini di Colmite, e una decisione importante aspetta Marisol. Se avete voglia di leggere un romanzo coinvolgente e attuale la vostra scelta non può che essere Un ago simile. Buona lettura.


Mara











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