DATA DI PUBBLICAZIONE: 21 Giugno 2022
TITOLO: Il bistrot della speranza
AUTORE: Beth Morrey
GENERE: narrativa contemporanea
EDITORE: Garzanti
TRAMA
Teiere azzurre, tavolini di ferro battuto, tovagliette di cotone arcobaleno. Sono i colori le prime cose che Delphine nota quando entra nel piccolo bistrot all'angolo. C'è qualcosa, in quel posto, che la fa sentire a proprio agio, forse il profumo delle torte speziate, forse il caldo sorriso dei proprietari. Lei, in realtà, è entrata solo per rispondere all'annuncio «Cercasi cameriera», un lavoro che le permetterebbe di pagare la scuola di Emily, la figlia che sta crescendo da sola. Eppure, giorno dopo giorno, ha l'impressione che quel posto abbia qualcosa di magico, a partire dai clienti che, entrando, le illuminano la giornata. C'è Lexy, con il suo marcato accento francese, che chiede sempre un tè caldo con una parola gentile; c'è Roz, un'insegnante che, dietro il perenne broncio, nasconde un animo sensibile che esplode in una risata improvvisa mentre addenta un muffin; e Dylan, con il suo buffo cane e lo sguardo intenso che sembra vedere in lei qualcosa di più di una cameriera e di una mamma. In poco tempo, Delphine trova nel bistrot un'altra famiglia. Quello che però non si aspettava di trovare era il coraggio di riprendere in mano i sogni messi da parte. Finire la scuola, esibirsi su un palco, uscire per un appuntamento: tutte cose che, a ventotto anni, non credeva più di poter realizzare. Perché i gesti di gentilezza non restano inascoltati. Sono gesti che si diffondono da una persona all'altra come un fiume che, inarrestabile, arriva al mare. Un fiume che nasce dalla speranza ritrovata. Dopo "La seconda vita di Missy Carmichael", Beth Morrey torna con un nuovo libro. Un romanzo sulle seconde possibilità, che insegna che non è mai troppo tardi per dare nuovo impulso alla propria vita.
BLOG TOUR: Ambientazione
Il bistrot della speranza ci conduce a Londra e in particolare nel piccolo bistrot all’angolo, il Merhaba. Un luogo che è un’accozzaglia di mille culture e idee mescolate in una lunga stanza che si estende nella semioscurità. Cuscini dai colori vivaci spinti contro il sedile del bovindo. Libri e ninnoli stipati nelle mensole che fiancheggiano le pareti, un pavimento di piastrelle ocra, azzurro e nero accostate alla rinfusa, lampade turche appese al soffitto, minuscole piante grasse in vasi turchesi incrinati, l’odore del caffè, della cannella. Insieme alla protagonista Delphine entriamo in questo luogo che appare magico e che trasmette un senso di pace. Delphine si trova sin da subito in un luogo accogliente, intimo e unico che la fa sentire a casa e che le permette di avere un lavoro per poter crescere al meglio la sua intelligente figlia Em. Un posto fatto non solo di cose ma soprattutto di persone. C’è Roz, un’insegnante che nasconde un animo sensibile che esplode in una risata improvvisa mentre addenta un muffin. C’è Lexy, con il suo marcato accento francese, che chiede sempre un tè caldo con una parola gentile. E infine c’è Dylan, con il suo buffo cane e lo sguardo intenso che sembra vedere in lei qualcosa di più di una cameriera e di una mamma. A ogni bevanda che serve, a ogni briciola che spazza, Delphine sente qualcosa dentro di lei che si srotola. Il lavoro al bistrot le permette di trovare dei datori di lavoro premurosi, di realizzare i suoi sogni a lungo rinchiusi nel cassetto e di ritrovare quella speranza perduta.
Nessun commento:
Posta un commento