RECENSIONE "La casa delle donne" di Attia Hosain

 

TITOLO: La casa delle donne
TITOLO ORIGINALE: Sunlight on a Broken Column
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Attia Hosain
DATA DI PUBBLICAZIONE: 13 Settembre 2022
EDITORE: Garzanti
GENERE: narrativa storica
AMBIENTAZIONE: India
FINALE: chiuso

TRAMA

India, 1933. Il fumo dell’incenso disegna spirali in aria. La quiete della biblioteca rinfranca lo spirito di Laila, intenta a sfogliare una preziosa edizione di Alexandre Dumas appena arrivata dalla Francia. In famiglia tutti la considerano eccentrica, perché preferisce il fruscio delle pagine alla compagnia chiassosa delle zie. L’unico che la capisce è il nonno, grande amante della letteratura occidentale. A Laila, però, quel ruolo non dispiace, perché le permette di vivere incredibili avventure insieme alle sue eroine di carta. Non sa ancora che la sfida più grande è all’orizzonte. Mentre le sue cugine sono spose felici e madri, lei non riesce ad accontentarsi di una simile prospettiva, ma desidera continuare a imparare. Grazie all’appoggio dello zio, si iscrive all’università, studia e ascolta gli animati dibattiti dei suoi compagni, che si interrogano sul futuro. E le basta un bacio per innamorarsi di Ameer, un uomo dolce e intelligente, che però appartiene a una casta inferiore. Per la sua famiglia il loro amore è inaccettabile. Ma a Laila non è mai importato dell’opinione altrui. Vuole decidere del proprio destino, perché questo le hanno insegnato i libri. Ed è pronta a mettere a repentaglio tutto, compresi i suoi privilegi, per essere libera. Attia Hosain ha un posto speciale nel cuore del pubblico anglosassone perché per anni è stata il volto di un celebre programma della BBC. Il suo esordio, La casa delle donne, pubblicato in prima edizione nel 1961, è stato riscoperto solo recentemente e riconosciuto come un piccolo tesoro della letteratura. Perché la storia di Laila è un bellissimo esempio di autodeterminazione femminile, calato nel mondo affascinante dell’Oriente.

RECENSIONE

La casa delle donne è un libro femminista e romanzo in parte autobiografico della scrittrice Attia Hosain, ambientato in India negli anni che vanno tra il 1930 e il 1940, verso la fine del dominio britannico. Attraverso la voce della protagonista Laila entriamo nella sua vita e in quella della sua famiglia appartenente alla casta aristocratica indiana. Come tante ragazze, è intrappolata nei valori tradizionali della sua società che però vanno a scontrarsi l’avvento della modernità occidentale. Laila è una giovane donna intelligente e sognatrice, forse troppo moderna per l’epoca in cui vive. Ama la lettura, in particola i classici occidentali, e non ha nessun problema a sfidare le imposizioni della sua famiglia. Mentre tutte le cugine si concentrano nel diventare mogli e madri e nel dedicarsi al marito e alla casa, accettando in modo remissivo che la loro vita venga decisa dalle proprie famiglie, Laila ha altre aspirazioni che vanno dalla libertà all’indipendenza. Si rende conto che la libertà di pensiero non equivale alla libertà di azione. È lei che vuole decidere la sua strada, il suo destino, senza che altri decidano al posto suo. Si iscrive così all’università e quando si innamorerà di un ragazzo appartenente a una classe sociale inferiore, sarà pronta a mettere a repentaglio tutto. Attraverso Laila, Attia Hosain racconta la storia degli anni che hanno preceduto l'indipendenza, la spartizione e la creazione del Pakistan: lo sviluppo del movimento indipendentista, le fratture tra le famiglie legate a diverse fazioni politiche e le visioni contrastanti del futuro dell'India. La storia copre un periodo di grandi cambiamenti per l’India e ci parla di un periodo turbolento della storia dell’India, dei cambiamenti che influiscono nei valori tradizioni delle famiglie indiane, la lotta per l’indipendenza, il colonialismo, le tensioni religiose all’interno della comunità, compreso il ruolo delle donne nella società. Anche le vite e i ruoli molto diversi dei servitori fanno parte di questo quadro. La casa delle donne è un romanzo scritto magnificamente, forse con un ritmo leggermente lento per i miei gusti, che fa una critica alle antiche tradizioni indiane, non senza nostalgia però.