Come ben sapete, pochi giorni fa l'autrice americana Colleen Hoover ha pubblicato una SCENA BONUS fra Miles e Tate di UGLY LOVE - in Italia L'incastro (im)perfetto.
L'autrice inoltre dichiara che non ci sono aggiornamenti sulla produzione del film a loro dedicato ma sa solo che è in pre-produzione. Speriamo venga prodotto al più presto!
Vi lascio con la traduzione della scena bonus!
Vi lascio con la traduzione della scena bonus!
TATE ARCHER
Posso sentire il mio telefono squillare, ma c’è solo una piccola parte di me a cui importa abbastanza da rispondere. La parte che sa che potrebbe essere Miles. Lui è l’unica cosa che potrebbe farmi smettere di pregare di morire a questo punto.
Il mio turno è finite ieri mattina alle sette, ma l’influenza che ho preso proprio durante quel turno è ancora qui viva e vegeta. Avevo la febbre a 39 quando ieri ho attraversato l’ingresso e niente di ciò che ho fatto fino ad ora è servito a qualcosa. Sono arrivata al punto di non riuscire nemmeno ad arrivare al frigorifero senza fare tre pause durante il tragitto. Questa mattina mi sono data per vinta e ho deciso che lascerò che questa influenza mi uccida.
Fino ad ora non sono ancora morta, e il mio telefono sta ancora squillando, ricordandomi della piccola parte di me che può ancora farmi sorridere nel bel mezzo dell’inferno. Mio marito. L’uomo che non vedo da dodici giorni grazie all’incompatibilità dei nostri turni questo mese. Localizzo il telefono con l’estremità delle dita. È a circa un metro da me, così lo trascino un po’ più vicino e passo il dito sullo schermo. Cerco di ricordare dove sia l’icona del vivavoce e clicco a caso lo schermo.
“Pronto?” la mia voce è così flebile che mi chiedo se non sia solo nella mia testa.
Ma poi la sua familiare voce attraversa il letto e incontra le mie orecchie quando dice: “Tate?” è la prima volta che penso di sorridere da quando l’influenza mi ha colpita.
“Ci sono,” sussurro.
“c’è molto silenzio”
Cerco di pensare ad una risposa, ma quella non era una domanda. Ho la forza sufficiente solo per rispondere alle domande.
“Tesoro?” Sembra preoccupato.
Alzo la testa così che la mia patetica voce possa raggiungere il telefono. “Malata.” Mi limito a poche parole così che possa capire. “Influenza.” Faccio un respiro profondo e la mia testa ricade sul cuscino. “Oh, no,” dice, comprensivo. Sospira nel telefono e non deve spiegarmi cosa quel sospiro significhi per me. So che è frustrato perché non può fare nulla per me. Lui è in Maine o in Florida o da qualche parte tanto lontano da quanto il confine degli Stati Uniti permetta, quindi non c’è niente che lui possa fare. ma questa telefonata è abbasta, onestamente. È così bello sentire la sua voce. Siamo sposati da più di un anno ormai. 455 giorni per essere esatti. E, grazie ai nostri turni, ne abbiamo passato meno di 100 insieme. Ecco spiegato perché la mia testa va ancora in palla quando lui entra dalla porta del nostro appartamento. E quando mi chiama. E quando mi sorride. E ogni volta che penso a lui.
“C’è niente che possa fare?”
Vorrei dirgli, “Sì. Dirotta un aereo e vola a casa e crolla nel letto con me.”
Invece mi limito a sussurrare: “No. Ho solo bisogno di riposarmi.”
Lui sospira di nuovo e dice, “Non voglio tenerti al telefono. Sembri così stanca. Sto per decollare e volevo solo sentire la tua voce. Ti amo.”
“Anche io,” è tutto quello che riesco a dire in risposta. Sento la chiamata chiudersi e cerco di sprofondare di nuovo nel sonno..
***
“Tate.” Sento un panno freddo contro la fronte. E poi del liquido contro le labbra.
“Ragazzina, faresti meglio a bere. Il tuo uomo mi ha fatto promettere che non ti avrei lasciata finché tu non avessi bevuto due bicchieri d’acqua.”
Cap. Apro gli occhi e lo vedo seduto sul letto vicino a me, mentre mi inclina il viso per incontrare un bicchiere pieno di acqua ghiacciata. Penso di star sorridendo, sollevata di vederlo, e prendo un sorso. Cerco di rimettermi giù, ma lui mi obbliga a sedermi. “Cerca di berla tutta. Non posso guardarti mentre ti disidrati.” Prendo il bicchiere con le mani tremanti.
Si alza, il che gli richiede un grande sforzo. Arranca in giro per la stanza, borbottando quando si piega per raccogliere vari vestiti.
Vestiti.
Merda. Almeno sto indossando qualcosa?
Guardo in basso e per fortuna non ero troppo malata per indossare una delle magliette di Miles. Finisco il bicchiere d’acqua e lo appoggio sul comodino.
“Grazie,” sibilo.
Cap mi fa un cenno con la testa e lascia cadere tutti i miei vestiti sporchi nella cesta che gli spetta. “Hai mangiato qualcosa, oggi?”
Scuoto la testa. “Nutri il raffreddore, non dar da mangiare alla febbre.” Mi lascio ricadere sul mio cuscino e mi giro. Mi porto le coperte oltre la testa e prego che qualcuno metta fine alle mie sofferenze. “Forza, Tate. Sei un’infermiera. Sai che è solo un modo di dire.” Cap lascia la stanza solo per tornare qualche minuto dopo. “Ho trovato dei crackers e della frutta. Cerca di mangiarne un po’.” Lo sento lasciare il vassoio sul comodino.
“Lo farò dopo. Lo prometto.”
Lui sbuffa e dice, “va bene allora. Tornerò più tardi a controllarti. Il ragazzo mi ha detto di dirti che ti chiamerà più tardi in serata.”
“Grazie,” mormoro.
Cap se ne va e io non mangio il suo cibo. Torno a dormire.
***
“Tate.” Ancora una volta, un panno freddo è premuto contro la mia fronte.
Ma questa volta è diverso. Una mano scorre tra i miei capelli. È gentile e rilassante e… “Miles?” Un pollice mi scorre sulle labbra. “Qui. Bevi un sorso,” dice. Mi passa la mano dietro al collo e mi solleva il viso verso un bicchiere. Dopo aver preso un sorso apro gli occhi, proprio mentre Miles gentilmente mi rimette giù sul cuscino. I suoi occhi blu sono pieni di preoccupazione ma le sue labbra si aprono in un sorriso quando I nostri sguardi si incontrano.
Miracolosamente, sorrido anche io.
Non gli chiedo nemmeno perché sia qui o per quanto tempo. Semplicemente raggiungo la sua mano che mi sta accarezzando la guancia, la prendo e la stringo.
Lui mi passa il panno freddo sul viso e poi lo appoggia sul comodino. Si alza in piedi e comincia a sbottonarsi l’uniforme. E per quanto sia stanza, i miei occhi assorbono ogni momento – rifiutando di chiudersi. Mi sto chiedendo se sia reale. So che la febbre può causare allucinazioni.
Si sfila la camicia e apre cintura lasciando che i pantaloni cadano a terra.
Quando i miei occhi tornano a guardarlo in faccia, vedo la sua espressione esausta. “Hai dormito?” gli chiedo. Mi rassicura con un sorriso mentre si corica sul letto vicino a me. “Lo sto per fare,” sussurra, passandomi un braccio dietro il collo. Si avvinghia a me e mi preme le labbra sulla guancia. “torna a dormire,” sussurra. “Io sono qui di qualunque cosa tu abbia bisogno.”
Ogni muscolo del mio corpo non ha fatto altro che urlare far male per le ultime ventiquattrore, ma la sua presenza le ha miracolosamente ammutolite. Abbastanza a lungo per sentire il primo momento di pace da quando questa influenza mi ha colpito. Tutto quello che sento sono le sue braccia strette intorno a me, la sua bocca ad un soffio dalla mia e il suo respiro caldo vicino all’orecchio quando mi sussurra; “Mi sei mancata.” Anche lui mi è mancato.
Sento sempre la sua mancanza. Anche quando lo ho.
Posso sentire il mio telefono squillare, ma c’è solo una piccola parte di me a cui importa abbastanza da rispondere. La parte che sa che potrebbe essere Miles. Lui è l’unica cosa che potrebbe farmi smettere di pregare di morire a questo punto.
Il mio turno è finite ieri mattina alle sette, ma l’influenza che ho preso proprio durante quel turno è ancora qui viva e vegeta. Avevo la febbre a 39 quando ieri ho attraversato l’ingresso e niente di ciò che ho fatto fino ad ora è servito a qualcosa. Sono arrivata al punto di non riuscire nemmeno ad arrivare al frigorifero senza fare tre pause durante il tragitto. Questa mattina mi sono data per vinta e ho deciso che lascerò che questa influenza mi uccida.
Fino ad ora non sono ancora morta, e il mio telefono sta ancora squillando, ricordandomi della piccola parte di me che può ancora farmi sorridere nel bel mezzo dell’inferno. Mio marito. L’uomo che non vedo da dodici giorni grazie all’incompatibilità dei nostri turni questo mese. Localizzo il telefono con l’estremità delle dita. È a circa un metro da me, così lo trascino un po’ più vicino e passo il dito sullo schermo. Cerco di ricordare dove sia l’icona del vivavoce e clicco a caso lo schermo.
“Pronto?” la mia voce è così flebile che mi chiedo se non sia solo nella mia testa.
Ma poi la sua familiare voce attraversa il letto e incontra le mie orecchie quando dice: “Tate?” è la prima volta che penso di sorridere da quando l’influenza mi ha colpita.
“Ci sono,” sussurro.
“c’è molto silenzio”
Cerco di pensare ad una risposa, ma quella non era una domanda. Ho la forza sufficiente solo per rispondere alle domande.
“Tesoro?” Sembra preoccupato.
Alzo la testa così che la mia patetica voce possa raggiungere il telefono. “Malata.” Mi limito a poche parole così che possa capire. “Influenza.” Faccio un respiro profondo e la mia testa ricade sul cuscino. “Oh, no,” dice, comprensivo. Sospira nel telefono e non deve spiegarmi cosa quel sospiro significhi per me. So che è frustrato perché non può fare nulla per me. Lui è in Maine o in Florida o da qualche parte tanto lontano da quanto il confine degli Stati Uniti permetta, quindi non c’è niente che lui possa fare. ma questa telefonata è abbasta, onestamente. È così bello sentire la sua voce. Siamo sposati da più di un anno ormai. 455 giorni per essere esatti. E, grazie ai nostri turni, ne abbiamo passato meno di 100 insieme. Ecco spiegato perché la mia testa va ancora in palla quando lui entra dalla porta del nostro appartamento. E quando mi chiama. E quando mi sorride. E ogni volta che penso a lui.
“C’è niente che possa fare?”
Vorrei dirgli, “Sì. Dirotta un aereo e vola a casa e crolla nel letto con me.”
Invece mi limito a sussurrare: “No. Ho solo bisogno di riposarmi.”
Lui sospira di nuovo e dice, “Non voglio tenerti al telefono. Sembri così stanca. Sto per decollare e volevo solo sentire la tua voce. Ti amo.”
“Anche io,” è tutto quello che riesco a dire in risposta. Sento la chiamata chiudersi e cerco di sprofondare di nuovo nel sonno..
***
“Tate.” Sento un panno freddo contro la fronte. E poi del liquido contro le labbra.
“Ragazzina, faresti meglio a bere. Il tuo uomo mi ha fatto promettere che non ti avrei lasciata finché tu non avessi bevuto due bicchieri d’acqua.”
Cap. Apro gli occhi e lo vedo seduto sul letto vicino a me, mentre mi inclina il viso per incontrare un bicchiere pieno di acqua ghiacciata. Penso di star sorridendo, sollevata di vederlo, e prendo un sorso. Cerco di rimettermi giù, ma lui mi obbliga a sedermi. “Cerca di berla tutta. Non posso guardarti mentre ti disidrati.” Prendo il bicchiere con le mani tremanti.
Si alza, il che gli richiede un grande sforzo. Arranca in giro per la stanza, borbottando quando si piega per raccogliere vari vestiti.
Vestiti.
Merda. Almeno sto indossando qualcosa?
Guardo in basso e per fortuna non ero troppo malata per indossare una delle magliette di Miles. Finisco il bicchiere d’acqua e lo appoggio sul comodino.
“Grazie,” sibilo.
Cap mi fa un cenno con la testa e lascia cadere tutti i miei vestiti sporchi nella cesta che gli spetta. “Hai mangiato qualcosa, oggi?”
Scuoto la testa. “Nutri il raffreddore, non dar da mangiare alla febbre.” Mi lascio ricadere sul mio cuscino e mi giro. Mi porto le coperte oltre la testa e prego che qualcuno metta fine alle mie sofferenze. “Forza, Tate. Sei un’infermiera. Sai che è solo un modo di dire.” Cap lascia la stanza solo per tornare qualche minuto dopo. “Ho trovato dei crackers e della frutta. Cerca di mangiarne un po’.” Lo sento lasciare il vassoio sul comodino.
“Lo farò dopo. Lo prometto.”
Lui sbuffa e dice, “va bene allora. Tornerò più tardi a controllarti. Il ragazzo mi ha detto di dirti che ti chiamerà più tardi in serata.”
“Grazie,” mormoro.
Cap se ne va e io non mangio il suo cibo. Torno a dormire.
***
“Tate.” Ancora una volta, un panno freddo è premuto contro la mia fronte.
Ma questa volta è diverso. Una mano scorre tra i miei capelli. È gentile e rilassante e… “Miles?” Un pollice mi scorre sulle labbra. “Qui. Bevi un sorso,” dice. Mi passa la mano dietro al collo e mi solleva il viso verso un bicchiere. Dopo aver preso un sorso apro gli occhi, proprio mentre Miles gentilmente mi rimette giù sul cuscino. I suoi occhi blu sono pieni di preoccupazione ma le sue labbra si aprono in un sorriso quando I nostri sguardi si incontrano.
Miracolosamente, sorrido anche io.
Non gli chiedo nemmeno perché sia qui o per quanto tempo. Semplicemente raggiungo la sua mano che mi sta accarezzando la guancia, la prendo e la stringo.
Lui mi passa il panno freddo sul viso e poi lo appoggia sul comodino. Si alza in piedi e comincia a sbottonarsi l’uniforme. E per quanto sia stanza, i miei occhi assorbono ogni momento – rifiutando di chiudersi. Mi sto chiedendo se sia reale. So che la febbre può causare allucinazioni.
Si sfila la camicia e apre cintura lasciando che i pantaloni cadano a terra.
Quando i miei occhi tornano a guardarlo in faccia, vedo la sua espressione esausta. “Hai dormito?” gli chiedo. Mi rassicura con un sorriso mentre si corica sul letto vicino a me. “Lo sto per fare,” sussurra, passandomi un braccio dietro il collo. Si avvinghia a me e mi preme le labbra sulla guancia. “torna a dormire,” sussurra. “Io sono qui di qualunque cosa tu abbia bisogno.”
Ogni muscolo del mio corpo non ha fatto altro che urlare far male per le ultime ventiquattrore, ma la sua presenza le ha miracolosamente ammutolite. Abbastanza a lungo per sentire il primo momento di pace da quando questa influenza mi ha colpito. Tutto quello che sento sono le sue braccia strette intorno a me, la sua bocca ad un soffio dalla mia e il suo respiro caldo vicino all’orecchio quando mi sussurra; “Mi sei mancata.” Anche lui mi è mancato.
Sento sempre la sua mancanza. Anche quando lo ho.
MILES ARCHER
Piego l’ultima tornata di bucato e la metto via. Sulla strada attraverso la cucina mi fermo e le porgo un bicchiere di succo d’arancia.
Non l’ho mai sentita star così male come quando l’ho chiamata questa mattina. Ho trovato immediatamente qualcuno che mi sostituisse, chiamato Cap per controllarla finché non fossi tornado a casa e sono saltato sul primo volo per Cali.
Da quando conosco Tate, non ho mai pensato che potesse star male in questo modo. E siamo sposati da più di un anno. 455 per essere esatti.
Dubito che Tate o io avremmo tenuto il conto dei giorni da quando siamo sposati se non fosse stato per il regalo che Ian ci ha fatto al matrimonio. È un orologio solare che ha la data del nostro matrimonio incisa sopra. Questo tiene il conto di quanti giorni, ore e minuti sono passati da quando abbiamo detto: “Lo voglio.” Stando a lui, lo ha comprato per far sì che io non dimentichi il mio anniversario di matrimonio, ma il regalo non era davvero necessario. È una data che non farò mai fatica a ricordare.
Chiudo la porta della nostra camera per tenere fuori la luce. È quasi mezzanotte e anche se sono riuscito a farla mangiare qualche ora fa, la febbre non le è ancora scesa granché. Questo significa che ha bisogno di risposare.
Guardo il letto, dove le coperte sono tirate indietro e lei non c’è più. Poso il bicchiere di succo d’arancia sul comodino e mi dirigo verso il bagno.
Quando apro la porta lei è al lavandino, si sta bagnando il viso con un asciugamano. Indossa una delle mie magliette della mia vecchia band. È piena di buchi e avrei davvero dovuto buttarla via tanto tempo fa, ma la tengo apposta per queste situazioni. È terribilmente sexy con quella maglietta addosso.
I nostri sguardi si incontrano nello specchio quando cammino dietro di lei, abbracciandola all’altezza della vita. Le bacio la spalla. “Ti senti meglio?”
lei aggrotta le sopracciglia e si guarda nello specchio. “Meglio di quello che sembra.”
Cerco di vedere quello che vedere lei, ma penso di essere cieco in proposito. Anche coi capelli arruffati da due giorni e i denti non lavati dallo stesso tempo, non posso evitare la contrazione dentro ai boxer che svela l’effetto che mi fa quando è al suo peggio. Le bacio la testa. “Vuoi che ti prepari un bagno? Potrebbe farti sentire meglio.”
Lei annuisce con un piccolo sorriso. “Grazie.”
Mentre lei finisce di lavarsi la faccia e I denti, io le preparo il bagno. Mi assicuro che l’acqua non sia troppo calda e preparo alcuni asciugamani mentre lei si toglie la maglia. Non sta indossando nulla sotto e non riesco a distogliere lo sguardo mentre la aiuto a entrare nella vasca.
Penso che sia la prima volta che al mio rientro dalla porta principale non siamo finite direttamente a letto insieme. O sul divano. O contro i pensili della cucina. O sul tavolo. Nessuno di noi due ha ancora capito come resistere quando siamo soli in una stanza. Specialmente considerando il poco tempo che effettivamente passiamo insieme. Non lavoro tante ore quanto facevo prima che lei entrasse nella mia vita, ma sono lontano da lei decisamente più di quello che vorrei. E in questo caso, più di quello che dovrei. Amo il mio lavoro, ma amo di più mia moglie, il che è precisamente il motivo per cui oggi ho cambiato il mio programma. Non voglio che stia sola quando è ammalata.
Lascia cadere la testa indietro contro la vasca e si accoccola nell’acqua con un sospiro. “Dio, è così bello,” sospira, permettendo ai suoi occhi di chiudersi.
Mi siedo sul bordo della vasca e raggiungo un asciugamano, bagnandolo sotto il rubinetto. “Ti serve qualcosa?” Lei apre gli occhi e io le passo il panno umido. “Magari un cambio di lenzuola al letto?” chiede. “Voglio che questi germi lascino questo appartamento. L’ultima cosa di cui tu hai bisogno è ammalarti a tua volta.” Scuoto la testa. “No, l’ultima cosa di cui ho bisogno è che mia moglie si preoccupi per me quando lei è così malata.” Passo i successivi quindici minuti, che lei trascorre in bagno, preparando il letto e la sua medicina e poi la forzerò a bere dell’acqua fresca. Quando è pronta a uscire dal bagno, la aiuto e la avvolgo in un asciugamano. Lei appoggia il viso al mio petto nudo e tutto il suo corpo sospira contro il mio.
“Non posso credere che sei tornado a casa,” sospira. Alza il viso in modo che io possa guardarla negli occhi. Mi faccio avanti per baciarla, ma lei gira la testa e le mie labbra incontrano la sua guancia invece che la sua bocca. “Non voglio che ti ammali.”
Le afferro il viso e la volto verso di me. “Qual è la cosa peggiore che può accadere? Che io debba stare a casa e passare il tempo con te mentre guarisco?” Lei sorride al pensiero e io abbasso la bocca sulla sua. “Non ho mai voluto dei germi più di quanto voglia i tuoi in questo momento.” Le catturo il labbro inferiore con le labbra e la bacio dolcemente. Quando mi tiro indietro i suoi occhi sono ancora chiusi. Non so dire se è perché è esausta o per il bacio, ma in ogni caso lei ha bisogno di risposare ancora. Mi piego e le passo il braccio dietro le ginocchia e la prendo in braccio senza sforzo. “Andiamo a letto.”
Lei piega le braccia e il viso contro il mio petto mentre io la porto in camera. La sua pelle è come fuoco contro la mia. Quando la appoggio al letto l’aria fresca mi sfiora dove lei era premuta fino ad un attimo da evidenziando il contrasto tra le nostre attuali temperature.
Spengo la luce e mi accoccolo dietro di lei coprendo entrambi con le coperte. La sento tremare e mi sento completamente inutile. A parte avvolgermi intorno a lei – che è esattamente quello che faccio – non c’è un accidente che io possa fare per aiutarla a star meglio. E poi, lei sa meglio di me cosa la farebbe star meglio. È lei l’esperta in medicina.
Le bacio la spalla e mi sistemo sul suo cuscino, tenendo la mano sulla mia coscia. Ho avuto l’influenza prima d’ora e so come faccia sentire dolorante ogni parte del corpo – anche la pelle. Dubito che voglia che la tocchi in questo momento, non importa quanto io voglia lenire il suo dolore.
Come se potesse leggermi nel pensiero, si allunga indietro e afferra la mia mano portandola in avanti ad abbracciarla.
“Mi sento meglio quando mi tocchi,” sussurra.
Sorrido e affondo il viso tra I suoi capelli. “Molto obbligato,” dico, facendo correre la mia mano sul suo ventre. Continuo a muovere la mano, mantenendo il mio tocco entro i limiti del suo ventre, fianchi e braccia. Per quanto mi stia uccidendo stare accanto a lei sapendo che non ci sarà alcun sollievo mentre si riprende, non voglio che pensi che ci sto pensando. È l’ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento, così, mentre si addormenta, cerco di pensare a tutto ciò che non la riguarda.
Passo i minuti successivi pensando alla mia routine di volo così che la mia testa non si riempia di pensieri riguardo a come mi fa sentire la sua pelle sotto la mia mano, ma niente mi aiuta. Anche solo averla vicina in questo letto fa reagire ogni parte di me a lei. Il che non dev’essere molto confortevole per lei con me che la abbraccio da dietro.
Lo giuro, il mio corpo continua a comportarsi come se io fossi un ragazzino nel pieno della pubertà quando le sono vicino, anche dopo essere stati sposati per oltre un anno. Se non altro ho ancora su I boxer. Faccio per girarmi sulla schiena per lasciarla dormire, ma lei stringe la mia mano e dice: “Resta.” Mi viene da ridere, ma la stringo un po’ di più, sollevato che lei desideri il mio tocco tanto quanto io desidero toccarla. “Okay, ma non mi ritengo responsabile per ciò che tu mi fai.”
Quando mi premo contro di lei, lei geme, rendendo il tutto più difficile.
Mi sforzo di pensare a qualcos’altro così che lei possa addormentarsi. Penso a tutte le cose che odio. Voli in ritardo, le cancellazioni, le turbolenze, l’odore rancido della colazione della Prima Classe a stomaco vuoto, il caffè bruciato.
Le mie dita sono aperte sul suo ventre mentre io faccio del mio meglio per rispettare il fatto che sia malate. La sua mano trova la mia e intreccia le nostre dita. “Miles?” sussurra.
Le premo un bacio sull’orecchio. “Cosa ti serve?”
Lei sposta la mia mano un paio di centimetri più in basso. “Ho bisogno di dormire,” dice, posizionando la mia mano pericolosamente vicino a dove dovrebbe esserci l’orlo delle sue mutandine se le avesse indossate dopo il bagno. “E ho bisogno di elettroliti,” aggiunge. Libera le dita dalle mie dopodiché la sua mano copre la mia conducendola in mezzo alle sue gambe. “E ho bisogno di te.”
Il calore contro la mia mano mi rende impossibile mantenere il controllo. Con naturalezza ruoto I fianchi contro di lei e stringo gli occhi con lieve gemito. “Tate, non faremo sesso in questo momento. Tu hai bisogno di riposare…”
“Per favore,” sospira, allargando leggermente le gambe, permettendo alla mia mano di coprire perfettamente l’apice delle sue cosce.
Alzo la testa dal cuscino e mi incline verso di lei abbastanza per raggiungere la sua bocca. “Che ne dici di un compromesso?” sussurro. “Tu chiudi gli occhi e ti riposi…” le bacio l’angolo della bocca. “E io mi prendo cura di te..”
Lei annuisce con un gemito, aprendo gli occhi lentamente. “Però baciami..”
Questo posso farlo.
Mi piego in Avanti e premo le labbra sulle sue. Il contrasto di temperatura tra le nostre bocche è come ghiaccio gettato nel fuoco. Sono ancora dietro di lei e questa posizione le rende difficile girare il viso verso di me per baciarmi seriamente, così si gira sulla schiena, aprendo sia la bocca che le gambe per me.
La mia lingua scivola nella sua bocca e lei sospira lievemente. Tutto di lei mi fa impazzire, ma il modo in cui sospira mentre la bacio è una delle cose che preferisco. Lei alza i fianchi verso la mia mano e io le dò il conforto che cerca, facendo scorrere le dita fino al suo centro.
Una parte di me si sente colpevole per non averla costretta a riposare, ma una parte più grande è sollevata che lei, ora, abbia bisogno di questo, perché altrimenti non avrei mai potuto sperimentare il lato bello della febbre. La mia mano incontra l’intenso calore del suo corpo e non ho mai provato niente di simile fino ad ora. Chiudo gli occhi e le premo la fronte contro la tempia, immaginando come sarebbe fare l’amore con lei in questo momento. Salirle sopra e sistemarmi in mezzo al calore tra sue gambe, spingendomi nel calore che la mia mano sta esplorando in questo momento.
Penso di aver sussurrato: “Dannazione,” senza davvero pensarlo.
Tate apre gli occhi e mi guarda aprendo leggermente le labbra. Inspira piano ed espira secondo il mio ritmo mentre mi muovo contro di lei. Mi guarda con gli occhi socchiusi, mentre io mi concentro intenzionalmente sulla sua bocca, aspettando il momento in cui crollerà intorno alle mie dita.
“Miles,” sospira senza fiato. “Fa’ l’amore con me.”
Scuoto la testa, ma mi richiede ogni grammo di forza di volontà non assecondarla immediatamente. “Domani,” dico a bassa voce, baciandole il mento e facendomi strada verso il suo collo. Continuo a baciarle la pelle accaldata finché raggiungo il suo seno. Appoggio la testa contro il suo petto e continuo a godermi la sensazione di lei che si preme contro la mia mano.
Riesco a sentire il battito del suo cuore contro la guancia mentre batte selvaggiamente contro le pareti del suo petto. Di certo non si sta rilassando. Inizia a premere i talloni contro il materasso mentre inarca la schiena. Le sue braccia mi avvolgono e mi stringono forte avvicinandomi a lei.
Chiudo la bocca intorno al suo capezzolo mentre lei inizia a cadere a pezzi sotto di me. Mi rallegro, assorbendo ogni mugolio mentre tutto finisce troppo in fretta. Che è esausta è evidente dalla sua tranquillità, dai suoi mugolii senza fiato e il sussurro, “Ti amo,” che le attraversa le labbra. Aspetto che si rilassi completamente e che il sonno prenda il sopravvento, invece lei continua a puntare senza sosta i talloni nel materasso mentre tira il mio viso di nuovo verso il suo. La forza con cui mi bacia mi dice tutto quello che devo sapere.
Quello che è appena successo non è stato abbastanza.
Mi tira per le braccia come a volermi sopra di lei. Non deve insistere molto perché scivolo su di lei facilmente. Lei avvolge le gambe intorno a me e io mi perdo completamente nel calore della sua bocca, un gemito le attraversa la gola, le mani che mi tirano fuori dai boxer.
Quando mi guida dentro di lei, un senso di colpa di fa strada in me per il piacere che sto traendo dal suo avere la febbre. Ma non ho mai provato niente di simile a questo momento mentre mi spingo lentamente dentro di lei, completamente sopraffatto dal calore che mi circonda.
“Tate.” Quando pronuncio il suo nome, è come se fossero un “grazie”, un “Ti amo” e un “porca miseria” tutti in quell’unica parola.
Lo ripeto
“Tate,” ancora “Tate,” e ancora
“Tate,” mentre faccio l’amore
con
lei.
“Tate.” La sua bocca, contro la mia, afferra il suo nome
e insieme tratteniamo il nostro bacio
mentre in qualche modo io sprofondo
ancora più a fondo
nella sua anima
in lei
Innamorato.
Resto sopra di lei,
Dentro di lei,
A lungo dopo che abbiamo finite.
Le nostre labbra di muovono ancora,
Cercandosi a vicenda,
Parlandosi,
Bisognose,
Amandosi.
Il suo ultimo bacio è dolce e stanco
mentre permette alle sue braccia di cadere lateralmente alla sua testa.
Sospira, come se io fossi l’unica medicina che potrebbe
mai curarla.
Le bacio nuovamente la guancia prima di lasciare il suo calore,
spostandomi dal mio lato
per sdraiarmi al suo fianco.
Appoggio il palmo della mano sul suo ventre
E silenziosamente mi chiedo se è questo il momento
In cui lei ed io
E il nostro amore l’uno per l’altra
Creeremo qualcosa ancora più grande
Di quanto noi due soli potremo mai essere.
Silenziosamente mii chiedo se questo è solo l’inizio
di ancora più bellezza
di quella che ha già tirato fuori dal mio dolore.
“Ti amo, Miles,” sussurra.
Lo dice ogni giorno.
A volte più di una volta al giorno.
E ogni giorno io rispondo: “Ti amo anche io,”
mentre ringrazio Dio
-non per quando ci siamo innamorati-
ma per
quando
voliamo.
Piego l’ultima tornata di bucato e la metto via. Sulla strada attraverso la cucina mi fermo e le porgo un bicchiere di succo d’arancia.
Non l’ho mai sentita star così male come quando l’ho chiamata questa mattina. Ho trovato immediatamente qualcuno che mi sostituisse, chiamato Cap per controllarla finché non fossi tornado a casa e sono saltato sul primo volo per Cali.
Da quando conosco Tate, non ho mai pensato che potesse star male in questo modo. E siamo sposati da più di un anno. 455 per essere esatti.
Dubito che Tate o io avremmo tenuto il conto dei giorni da quando siamo sposati se non fosse stato per il regalo che Ian ci ha fatto al matrimonio. È un orologio solare che ha la data del nostro matrimonio incisa sopra. Questo tiene il conto di quanti giorni, ore e minuti sono passati da quando abbiamo detto: “Lo voglio.” Stando a lui, lo ha comprato per far sì che io non dimentichi il mio anniversario di matrimonio, ma il regalo non era davvero necessario. È una data che non farò mai fatica a ricordare.
Chiudo la porta della nostra camera per tenere fuori la luce. È quasi mezzanotte e anche se sono riuscito a farla mangiare qualche ora fa, la febbre non le è ancora scesa granché. Questo significa che ha bisogno di risposare.
Guardo il letto, dove le coperte sono tirate indietro e lei non c’è più. Poso il bicchiere di succo d’arancia sul comodino e mi dirigo verso il bagno.
Quando apro la porta lei è al lavandino, si sta bagnando il viso con un asciugamano. Indossa una delle mie magliette della mia vecchia band. È piena di buchi e avrei davvero dovuto buttarla via tanto tempo fa, ma la tengo apposta per queste situazioni. È terribilmente sexy con quella maglietta addosso.
I nostri sguardi si incontrano nello specchio quando cammino dietro di lei, abbracciandola all’altezza della vita. Le bacio la spalla. “Ti senti meglio?”
lei aggrotta le sopracciglia e si guarda nello specchio. “Meglio di quello che sembra.”
Cerco di vedere quello che vedere lei, ma penso di essere cieco in proposito. Anche coi capelli arruffati da due giorni e i denti non lavati dallo stesso tempo, non posso evitare la contrazione dentro ai boxer che svela l’effetto che mi fa quando è al suo peggio. Le bacio la testa. “Vuoi che ti prepari un bagno? Potrebbe farti sentire meglio.”
Lei annuisce con un piccolo sorriso. “Grazie.”
Mentre lei finisce di lavarsi la faccia e I denti, io le preparo il bagno. Mi assicuro che l’acqua non sia troppo calda e preparo alcuni asciugamani mentre lei si toglie la maglia. Non sta indossando nulla sotto e non riesco a distogliere lo sguardo mentre la aiuto a entrare nella vasca.
Penso che sia la prima volta che al mio rientro dalla porta principale non siamo finite direttamente a letto insieme. O sul divano. O contro i pensili della cucina. O sul tavolo. Nessuno di noi due ha ancora capito come resistere quando siamo soli in una stanza. Specialmente considerando il poco tempo che effettivamente passiamo insieme. Non lavoro tante ore quanto facevo prima che lei entrasse nella mia vita, ma sono lontano da lei decisamente più di quello che vorrei. E in questo caso, più di quello che dovrei. Amo il mio lavoro, ma amo di più mia moglie, il che è precisamente il motivo per cui oggi ho cambiato il mio programma. Non voglio che stia sola quando è ammalata.
Lascia cadere la testa indietro contro la vasca e si accoccola nell’acqua con un sospiro. “Dio, è così bello,” sospira, permettendo ai suoi occhi di chiudersi.
Mi siedo sul bordo della vasca e raggiungo un asciugamano, bagnandolo sotto il rubinetto. “Ti serve qualcosa?” Lei apre gli occhi e io le passo il panno umido. “Magari un cambio di lenzuola al letto?” chiede. “Voglio che questi germi lascino questo appartamento. L’ultima cosa di cui tu hai bisogno è ammalarti a tua volta.” Scuoto la testa. “No, l’ultima cosa di cui ho bisogno è che mia moglie si preoccupi per me quando lei è così malata.” Passo i successivi quindici minuti, che lei trascorre in bagno, preparando il letto e la sua medicina e poi la forzerò a bere dell’acqua fresca. Quando è pronta a uscire dal bagno, la aiuto e la avvolgo in un asciugamano. Lei appoggia il viso al mio petto nudo e tutto il suo corpo sospira contro il mio.
“Non posso credere che sei tornado a casa,” sospira. Alza il viso in modo che io possa guardarla negli occhi. Mi faccio avanti per baciarla, ma lei gira la testa e le mie labbra incontrano la sua guancia invece che la sua bocca. “Non voglio che ti ammali.”
Le afferro il viso e la volto verso di me. “Qual è la cosa peggiore che può accadere? Che io debba stare a casa e passare il tempo con te mentre guarisco?” Lei sorride al pensiero e io abbasso la bocca sulla sua. “Non ho mai voluto dei germi più di quanto voglia i tuoi in questo momento.” Le catturo il labbro inferiore con le labbra e la bacio dolcemente. Quando mi tiro indietro i suoi occhi sono ancora chiusi. Non so dire se è perché è esausta o per il bacio, ma in ogni caso lei ha bisogno di risposare ancora. Mi piego e le passo il braccio dietro le ginocchia e la prendo in braccio senza sforzo. “Andiamo a letto.”
Lei piega le braccia e il viso contro il mio petto mentre io la porto in camera. La sua pelle è come fuoco contro la mia. Quando la appoggio al letto l’aria fresca mi sfiora dove lei era premuta fino ad un attimo da evidenziando il contrasto tra le nostre attuali temperature.
Spengo la luce e mi accoccolo dietro di lei coprendo entrambi con le coperte. La sento tremare e mi sento completamente inutile. A parte avvolgermi intorno a lei – che è esattamente quello che faccio – non c’è un accidente che io possa fare per aiutarla a star meglio. E poi, lei sa meglio di me cosa la farebbe star meglio. È lei l’esperta in medicina.
Le bacio la spalla e mi sistemo sul suo cuscino, tenendo la mano sulla mia coscia. Ho avuto l’influenza prima d’ora e so come faccia sentire dolorante ogni parte del corpo – anche la pelle. Dubito che voglia che la tocchi in questo momento, non importa quanto io voglia lenire il suo dolore.
Come se potesse leggermi nel pensiero, si allunga indietro e afferra la mia mano portandola in avanti ad abbracciarla.
“Mi sento meglio quando mi tocchi,” sussurra.
Sorrido e affondo il viso tra I suoi capelli. “Molto obbligato,” dico, facendo correre la mia mano sul suo ventre. Continuo a muovere la mano, mantenendo il mio tocco entro i limiti del suo ventre, fianchi e braccia. Per quanto mi stia uccidendo stare accanto a lei sapendo che non ci sarà alcun sollievo mentre si riprende, non voglio che pensi che ci sto pensando. È l’ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento, così, mentre si addormenta, cerco di pensare a tutto ciò che non la riguarda.
Passo i minuti successivi pensando alla mia routine di volo così che la mia testa non si riempia di pensieri riguardo a come mi fa sentire la sua pelle sotto la mia mano, ma niente mi aiuta. Anche solo averla vicina in questo letto fa reagire ogni parte di me a lei. Il che non dev’essere molto confortevole per lei con me che la abbraccio da dietro.
Lo giuro, il mio corpo continua a comportarsi come se io fossi un ragazzino nel pieno della pubertà quando le sono vicino, anche dopo essere stati sposati per oltre un anno. Se non altro ho ancora su I boxer. Faccio per girarmi sulla schiena per lasciarla dormire, ma lei stringe la mia mano e dice: “Resta.” Mi viene da ridere, ma la stringo un po’ di più, sollevato che lei desideri il mio tocco tanto quanto io desidero toccarla. “Okay, ma non mi ritengo responsabile per ciò che tu mi fai.”
Quando mi premo contro di lei, lei geme, rendendo il tutto più difficile.
Mi sforzo di pensare a qualcos’altro così che lei possa addormentarsi. Penso a tutte le cose che odio. Voli in ritardo, le cancellazioni, le turbolenze, l’odore rancido della colazione della Prima Classe a stomaco vuoto, il caffè bruciato.
Le mie dita sono aperte sul suo ventre mentre io faccio del mio meglio per rispettare il fatto che sia malate. La sua mano trova la mia e intreccia le nostre dita. “Miles?” sussurra.
Le premo un bacio sull’orecchio. “Cosa ti serve?”
Lei sposta la mia mano un paio di centimetri più in basso. “Ho bisogno di dormire,” dice, posizionando la mia mano pericolosamente vicino a dove dovrebbe esserci l’orlo delle sue mutandine se le avesse indossate dopo il bagno. “E ho bisogno di elettroliti,” aggiunge. Libera le dita dalle mie dopodiché la sua mano copre la mia conducendola in mezzo alle sue gambe. “E ho bisogno di te.”
Il calore contro la mia mano mi rende impossibile mantenere il controllo. Con naturalezza ruoto I fianchi contro di lei e stringo gli occhi con lieve gemito. “Tate, non faremo sesso in questo momento. Tu hai bisogno di riposare…”
“Per favore,” sospira, allargando leggermente le gambe, permettendo alla mia mano di coprire perfettamente l’apice delle sue cosce.
Alzo la testa dal cuscino e mi incline verso di lei abbastanza per raggiungere la sua bocca. “Che ne dici di un compromesso?” sussurro. “Tu chiudi gli occhi e ti riposi…” le bacio l’angolo della bocca. “E io mi prendo cura di te..”
Lei annuisce con un gemito, aprendo gli occhi lentamente. “Però baciami..”
Questo posso farlo.
Mi piego in Avanti e premo le labbra sulle sue. Il contrasto di temperatura tra le nostre bocche è come ghiaccio gettato nel fuoco. Sono ancora dietro di lei e questa posizione le rende difficile girare il viso verso di me per baciarmi seriamente, così si gira sulla schiena, aprendo sia la bocca che le gambe per me.
La mia lingua scivola nella sua bocca e lei sospira lievemente. Tutto di lei mi fa impazzire, ma il modo in cui sospira mentre la bacio è una delle cose che preferisco. Lei alza i fianchi verso la mia mano e io le dò il conforto che cerca, facendo scorrere le dita fino al suo centro.
Una parte di me si sente colpevole per non averla costretta a riposare, ma una parte più grande è sollevata che lei, ora, abbia bisogno di questo, perché altrimenti non avrei mai potuto sperimentare il lato bello della febbre. La mia mano incontra l’intenso calore del suo corpo e non ho mai provato niente di simile fino ad ora. Chiudo gli occhi e le premo la fronte contro la tempia, immaginando come sarebbe fare l’amore con lei in questo momento. Salirle sopra e sistemarmi in mezzo al calore tra sue gambe, spingendomi nel calore che la mia mano sta esplorando in questo momento.
Penso di aver sussurrato: “Dannazione,” senza davvero pensarlo.
Tate apre gli occhi e mi guarda aprendo leggermente le labbra. Inspira piano ed espira secondo il mio ritmo mentre mi muovo contro di lei. Mi guarda con gli occhi socchiusi, mentre io mi concentro intenzionalmente sulla sua bocca, aspettando il momento in cui crollerà intorno alle mie dita.
“Miles,” sospira senza fiato. “Fa’ l’amore con me.”
Scuoto la testa, ma mi richiede ogni grammo di forza di volontà non assecondarla immediatamente. “Domani,” dico a bassa voce, baciandole il mento e facendomi strada verso il suo collo. Continuo a baciarle la pelle accaldata finché raggiungo il suo seno. Appoggio la testa contro il suo petto e continuo a godermi la sensazione di lei che si preme contro la mia mano.
Riesco a sentire il battito del suo cuore contro la guancia mentre batte selvaggiamente contro le pareti del suo petto. Di certo non si sta rilassando. Inizia a premere i talloni contro il materasso mentre inarca la schiena. Le sue braccia mi avvolgono e mi stringono forte avvicinandomi a lei.
Chiudo la bocca intorno al suo capezzolo mentre lei inizia a cadere a pezzi sotto di me. Mi rallegro, assorbendo ogni mugolio mentre tutto finisce troppo in fretta. Che è esausta è evidente dalla sua tranquillità, dai suoi mugolii senza fiato e il sussurro, “Ti amo,” che le attraversa le labbra. Aspetto che si rilassi completamente e che il sonno prenda il sopravvento, invece lei continua a puntare senza sosta i talloni nel materasso mentre tira il mio viso di nuovo verso il suo. La forza con cui mi bacia mi dice tutto quello che devo sapere.
Quello che è appena successo non è stato abbastanza.
Mi tira per le braccia come a volermi sopra di lei. Non deve insistere molto perché scivolo su di lei facilmente. Lei avvolge le gambe intorno a me e io mi perdo completamente nel calore della sua bocca, un gemito le attraversa la gola, le mani che mi tirano fuori dai boxer.
Quando mi guida dentro di lei, un senso di colpa di fa strada in me per il piacere che sto traendo dal suo avere la febbre. Ma non ho mai provato niente di simile a questo momento mentre mi spingo lentamente dentro di lei, completamente sopraffatto dal calore che mi circonda.
“Tate.” Quando pronuncio il suo nome, è come se fossero un “grazie”, un “Ti amo” e un “porca miseria” tutti in quell’unica parola.
Lo ripeto
“Tate,” ancora “Tate,” e ancora
“Tate,” mentre faccio l’amore
con
lei.
“Tate.” La sua bocca, contro la mia, afferra il suo nome
e insieme tratteniamo il nostro bacio
mentre in qualche modo io sprofondo
ancora più a fondo
nella sua anima
in lei
Innamorato.
Resto sopra di lei,
Dentro di lei,
A lungo dopo che abbiamo finite.
Le nostre labbra di muovono ancora,
Cercandosi a vicenda,
Parlandosi,
Bisognose,
Amandosi.
Il suo ultimo bacio è dolce e stanco
mentre permette alle sue braccia di cadere lateralmente alla sua testa.
Sospira, come se io fossi l’unica medicina che potrebbe
mai curarla.
Le bacio nuovamente la guancia prima di lasciare il suo calore,
spostandomi dal mio lato
per sdraiarmi al suo fianco.
Appoggio il palmo della mano sul suo ventre
E silenziosamente mi chiedo se è questo il momento
In cui lei ed io
E il nostro amore l’uno per l’altra
Creeremo qualcosa ancora più grande
Di quanto noi due soli potremo mai essere.
Silenziosamente mii chiedo se questo è solo l’inizio
di ancora più bellezza
di quella che ha già tirato fuori dal mio dolore.
“Ti amo, Miles,” sussurra.
Lo dice ogni giorno.
A volte più di una volta al giorno.
E ogni giorno io rispondo: “Ti amo anche io,”
mentre ringrazio Dio
-non per quando ci siamo innamorati-
ma per
quando
voliamo.
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