martedì 6 ottobre 2020

RECENSIONE "Il monaco che amava i gatti" di Corrado Debiasi

 


TITOLO: Il monaco che amava i gatti
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: Corrado Debiasi
DATA DI PUBBLICAZIONE: 6 Ottobre 2020
EDITORE: Sperling & Kupfer
GENERE: narrativa contemporanea
AMBIENTAZIONE: India
FINALE: chiuso
PROTAGONISTA: Kripala, uomo alla ricerca di se stesso. 





TRAMA

"Ogni cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla". Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti? Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire, attraverso un vortice di emozioni, l'immensa bellezza della tua anima, ci crederesti? Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l'amore dovrai scoprire l'amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un'altra prospettiva, ci crederesti? Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l'India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l'equilibrio che la sua vita ha smarrito. Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Nel ventre vitale e sacro di quella antica città si imbatterà in persone straordinarie nella loro apparente semplicità, umili nella loro natura ma abissali nella loro saggezza. Che si tratti di un maestro di arti marziali o di un pittore, di un'anziana che nutre i poveri o di una curatrice di giardini, ognuno di loro saprà lasciare a Kripala insegnamenti indelebili, parole che resteranno incise per sempre nella sua anima. Sopra tutti, a intrecciare destini come un abile tessitore, Tatanji: l'anziano monaco ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Sarà lui a scuotere la polvere dagli occhi di Kripala, fino a indicargli che quella felicità di cui è in cerca l'ha già dentro di sé: deve solo imparare a riconoscerla.

RECENSIONE

Il monaco che amava i gatti è un libro che ci porta a compiere un viaggio fisico e spirituali attraverso concetti filosofici e a riflettere. Riflettere sulla vita, sui dubbi e sulle incertezze che in un momento particolare della nostra esistenza ci assalgono. Come quello che succede al protagonista che sentendo il peso della fatica e dell’ansia della cultura occidentale e dopo aver perso troppo e subito decide di compiere un viaggio in India, nella bellissima terra di colori, spezie, usi e costumi diversi che da sempre mi affascina. In questo luogo si avvicinerà alla cultura induista, alla spiritualità e alle arti di quella terra, fatta di persone sagge e umili, per poter ritrovare se stesso e la felicità grazie anche al maestro Tatanji e ai suoi gatti. Questo storia ci aiuta a riflettere su tutto ciò che ci circonda e sulle difficoltà della vita, ci fa compiere insieme al protagonista un viaggio interiore e spirituale e ci lascia messaggi importanti che a volte diamo per scontato. Quanto può essere importante un libro di questo tipo? A mio parere molto perché è fondamentale per tutti fermarci e pensare, prenderci cura di noi stessi e affrontare con mente lucida un mutamento e un problema che si pone davanti a noi. Troverete anche riferimenti allo yoga, alla filosofia orientale, a concetti abbastanza complessi che non ho trovato difficili da leggere e capire e ai gatti, le creature viventi che sono da sempre simbolo della meditazione e protagonisti di miti e leggende di tutto il mondo fin dall’antichità. Lo stile di scrittura è abbastanza semplice e a volte un po’ ripetitivo, la narrazione è affidata al punto di vista in prima persona del protagonista e per questo è molto intima. Insomma, se avete voglia di coccolarvi e di leggere qualcosa di diverso, leggete Il monaco che amava i gatti.


Raffaella







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