venerdì 22 gennaio 2021

BLOG TOUR "Il ritratto notturno" di Laura Morelli: I NAZISTI E L'ARTE RUBATA

 



DATA DI PUBBLICAZIONE:
 12 Gennaio 2021

TITOLO: Il ritratto notturno

AUTORE: Laura Morelli

GENERE: narrativa storica
EDITORE: Piemme

TRAMA

Milano, 1490. Cecilia Gallerani è solo una sedicenne alla corte di Ludovico il Moro quando l'amore di quest'ultimo e il genio del suo pittore di corte, Leonardo da Vinci, congiurano per farla passare alla Storia. Immortalata per sempre, cinquecento anni dopo sarà ancora lì, a stringere il suo ermellino candido, in uno dei ritratti più famosi dell'arte. Ma lei questo non può immaginarlo: quel che le interessa è l'amore di Ludovico, e la speranza di diventare, un giorno, la signora di Milano, nonostante la presenza della moglie Beatrice d'Este.

Monaco, 1939. Ben altre passioni agitano Edith, curatrice museale nella Germania nazista. Inconsapevolmente, si ritrova coinvolta nell'espropriazione sistematica delle collezioni d'arte dei mercanti ebrei a opera dei nazisti. Finché, un giorno, si rende conto che obbedire agli ordini vuol dire macchiarsi dello stesso crimine dei suoi superiori. E così comincia, clandestinamente, a tracciare tutto ciò che viene rubato e trasferito nelle ville dei gerarchi nazisti. Fino a quando, proprio uno di loro, Hans Frank, il "Macellaio della Polonia", la sceglie come sua collaboratrice personale. Hans espone nel suo ufficio il meraviglioso quadro che ritrae la giovane Cecilia Gallerani, la Dama con l'ermellino, di cui ben presto si perderanno le tracce.

Intrecciando le storie di due donne legate, a cinquecento anni di distanza, dallo stesso quadro, Laura Morelli infonde la sua profonda conoscenza dell'arte rinascimentale in un romanzo storico avvincente, palpitante e ricco come i dipinti che descrive. Dalla Milano di Leonardo da Vinci e Ludovico il Moro alla Germania nazista e alla Polonia invasa, l'incredibile destino di un capolavoro che ha resistito alle intemperie della Storia.



I NAZISTI E L'ARTE RUBATA

In occasione del blog tour dedicato al libro Il ritratto notturno di Laura Morelli vi parlo dei nazisti e dell’arte rubata. 

Sono trascorsi più di ottant’anni da quando il regime nazista ha trafugato opere classiche e antiche su ordine di Hitler e del suo luogotenente Goering. Una razzia terribile che ha provato le nazioni di patrimoni artistici ineguagliabili e unici. Se alcune opere sono state ritrovate e collocate negli appositi musei, altre invece rimangono ancora perdute e di cui si sono perse le tracce nel corso del tempo e chissà, custodite in gran segreto da qualche collezionista o nazista scampato alla cattura. Si stimano circa oltre 2500 capolavori dai nazisti agli ebrei. 



- Il Caso Gurlitt è lo straordinario ritrovamento di circa 1500 capolavori che riaccende l’attenzione su una vicenda – quella dei furti d’arte nazisti – mai dimenticata, ma percepita come ormai archiviata. Questa storia, nata come pura cronaca, ha rivelato invece quanto ancora ci sia di sommerso da riportare alla luce. Nel 2012 le autorità scoprono nell’appartamento di Monaco di Gurlitt 1500 opere d’arte, parte delle quali si pensava fosse andata distrutta nei bombardamenti di Dresda del 1945. Questo tesoro è frutto di appropriazioni ai danni di ebrei e di oppositori del regime. 

Due mostre, una a Berna e l’altra a Bonn, hanno cominciato ad analizzare le opere ritrovate. La vicenda Gurlitt ha uno strano avvio: infatti inizialmente la notizia del ritrovamento delle opere in casa di Cornelius era stata tenuta segreta dallo Stato tedesco. È così che diversi eredi hanno potuto riconoscere nelle fotografie pubblicate i loro quadri. È avvenuto per la famiglia Friedmann e la famiglia di Paul Rosenberg, lo storico gallerista parigino amico di Picasso: suo era il quadro Femme assise di Henri Matisse, ritrovato in casa Gurlitt. La richiesta di restituzione ha un iter lungo e complesso, ricostruito dall’avvocato Marinello che l’ha gestita, ma si risolve positivamente. 




- Nel 1940, all’inizio del Secondo conflitto mondiale, la reggia di Pitti fu evacuata e le opere d’arte, tra le quali il “Vaso di Fiori”, vennero messe dentro casse di legno e inizialmente portate nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 furono spostate nella villa Bossi-Pucci a Montagnana (Montespertoli), fino a quando militi dell’esercito tedesco in ritirata le prelevarono insieme ad altre opere e le trasferirono temporaneamente a Castel Giovo (San Leonardo in Passiria), in provincia di Bolzano, per prepararne la definitiva trasferta fuori del confine nazionale attraverso il Brennero. La cassa in cui si trovava il “Vaso di Fiori” di Palazzo Pitti venne aperta, e nel luglio 1944 un caporalmaggiore, che si era impossessato del quadro, spedì il dipinto come regalo alla moglie a Halle an der Saale, in Germania. Da questo momento se ne persero le tracce fino al novembre 1989, poche settimane dopo la caduta del muro di Berlino, quando i detentori del dipinto si rivolsero alla Pinacoteca di Stato Bavarese cercando di ottenere informazioni sull’autenticità e sul valore del quadro. Successivamente lo fecero restaurare proprio a Monaco di Baviera. Dal 1991 – anno in cui il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri aprì un fascicolo sul caso – la famiglia tedesca ripetutamente cercò di vendere il quadro allo Stato italiano attraverso vari intermediari, minacciando tra l’altro anche di cederlo a terzi o addirittura la sua distruzione se non si fosse pagato un riscatto. 

Dopo 75 anni di assenza dall’Italia, il 19 luglio 2019 il "Vaso di Fiori” di Jan van Huysum, il più celebre pittore di nature morte attivo in Olanda nel primo Settecento, viene restituito dalla Repubblica Federale Tedesca alla Repubblica Italiana in una cerimonia solenne nella Sala Bianca di Palazzo Pitti.




- Diverso, ma ugualmente celebre, il caso del Lisippo. La giustizia italiana ha detto «l’ultima parola» sul destino dell’Atleta Vittorioso, il bronzo (ripescato casualmente al largo di Fano nel 1964, ndr) alto circa un metro e mezzo, risalente al IV sec. e attribuito a Lisippo, conteso da anni tra l’Italia e il Museo Getty di Malibu che lo acquistò nel 1977 per 3,7 milioni di dollari. La Cassazione ha respinto integralmente lo scorso dicembre il ricorso presentato dai legali del museo contro l’ordinanza immediatamente esecutiva per la confisca del bene «ovunque esso si trovi» emessa dal gip di Pesaro Giacomo Gasperini a giugno. E ha parlato nelle motivazioni di acquisto connotato da «inspiegabile e ingiustificabile leggerezza». Ma il Getty ha annunciato battaglia: «continueremo a difendere il nostro diritto al Lisippo. La legge e i fatti non giustificano la restituzione al governo italiano di una scultura che è stata esposta al pubblico a Los Angeles per quasi messo secolo» ha detto Lisa Lapin, vice presidente delle comunicazioni del Getty.





Da Michelangelo a Tiziano, da Raffaello a Canaletto e a Stradivari: ecco i dieci più significativi capolavori del museo virtuale sottratto al patrimonio artistico italiano durante la Seconda guerra mondiale e ancora da recuperare. Seguono, puntata dopo puntata, le altre opere rubate, divise per regioni e per autore: una classificazione da me ottenuta mettendo in forma i dati del rapporto originario di Rodolfo Siviero, pubblicati nel volume, ormai introvabile, L’opera da recuperare, Istituto Poligrafico dello Stato, 1995.


Michelangelo. La Testa di Fauno, scultura in marmo, trafugata dal castello di Poppi (Arezzo) dei conti Guidi, nella notte tra il 22 e 23 agosto dei 1944, dai soldati tedeschi della 305* divisione di fanteria. Dopo una sosta a Forlì, il 31 agosto proseguì verso il nord su autocarri della X Armata. Proveniente dal Museo nazionale del Bargello a Firenze, è ritenuta l’opera simbolo dei capolavori ancora prigionieri di guerra. Sempre di Michelangelo, Due studi per i Prigioni e Due studi per il Giudizio Universale, sanguigna e penna su carta: trafugati dai nazisti tra il settembre e l’ottobre del 1943 dalla collezione Mario D’Urso di Napoli.


Canaletto. Campagna veneta con fabbricato rurale e alcune figure è una tela della collezione Contini Bonaccorsi, presa dalla 362* divisione fanteria tedesca. Sempre del pittore veneziano, la Veduta della Riva degli Schiavoni verso est (1735) è la tela della collezione Borbone Parma trafugata dalla 16ma divisione corazzata delle SS dalla villa di Pianore (Camaiore, Lucca) nella primavera del ’44. E’ una variante della veduta dello stesso soggetto conservata nella Collezione Albertini di Roma.



Tiziano (scuola). Venere, un olio su tela trafugato dalle truppe naziste nella villa dell’avvocato Gino Pincherle, in via Giulia 55 a Trieste, nel ’43. Un Ritratto di Ludovico Ariosto, rubato dalla collezione Oriani in Villa Cardella a Casola Valsenio (Ravenna) è stato attribuito a Tiziano dal Gronau, 1933. Il Gibbons segnalava l’opera sul mercato londinese nel 1968, poi se ne sono perse le tracce.




Il Ritratto di Ludovico Ariosto di Tiziano
















Guido Reni. Santa Cecilia, olio su tela, 40 x 40, trafugato dalla chiesa romana di Santa Cecilia in Trastevere. E’ parte del grande dipinto di Guido Reni tuttora esistente nella chiesa sull’altare della Cappella del Bagno, raffigurante il martirio della Santa. Deposizione di Cristo, olio su tela, fu sottratto a Parma dai tedeschi nell’aprile del ’45, nella villa delle sorelle Ines ed Etta Venturi Zinzani.







Bronzino. Cristo crocifisso, olio su tavola requisito dalle truppe naziste nel deposito di Montagnana (Firenze), proveniva dalla collezione di Palazzo Pitti a Firenze. Ispirato a un disegno tardo di Michelangelo.











Antonio Stradivari. Tre violini della collezione Strocchi a Cotignola di Ravenna (che comprendeva 20 pezzi di altri artigiani) trafugati nel gennaio ’45 dal reparto nazista contrassegnato dalla sigla Veitrz.







Madonna con bambino e San Giovannino di Raffaello, matita nera e gessetto su carta giallina della collezione degli Uffizi. Preso nel ’44, dal reparto di paracadutisti tedeschi Fallschirm-Jeager, dal deposito di Barberino del Mugello.






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