TITOLO: Una dote di sangue
TITOLO ORIGINALE: A Dowry of Blood
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: S.T. Gibson
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 Novembre 2022
EDITORE: Mondadori
GENERE: horror, retelling
SERIE: no serie, autoconclusivo
AUTORE: S.T. Gibson
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 Novembre 2022
EDITORE: Mondadori
GENERE: horror, retelling
TRADUTTORE: Tiffany Vecchietti
FINALE: chiuso
FINALE: chiuso
TRAMA
Gli uomini che hanno ucciso la sua famiglia e bruciato la sua casa l'hanno lasciata a terra agonizzante, vittima di una guerra che nessuno ricorda più. Ma un misterioso straniero riccamente vestito la trova, la salva a un soffio dalla morte e le dona una nuova vita e un nuovo nome: Constanta, colei che è determinata a vivere. È così che la figlia del fabbro di un villaggio della Romania medievale diventa la sposa perfetta per un re immortale. Insieme attraversano i secoli e i paesi, da Vienna alla Spagna, da Pietrogrado a Parigi. Quando però lui coinvolge nella sua rete di passioni e inganni anche una machiavellica gentildonna e un attore squattrinato, Constanta inizia a capire che il suo amato è capace di atti orribili. E dopo essersi alleata con i suoi consorti di sangue – la bellissima Magdalena, il brillante Alexi – inizia a svelare gli oscuri segreti del marito. Constanta si ritrova a scegliere tra libertà e amore. Ma i legami costruiti con il sangue possono essere spezzati solo dalla morte.
RECENSIONE
Una dote di sangue è un horror autoconclusivo, retelling della storia delle mogli di Dracula. Protagonista della storia è Constanta, figlia di un fabbro della Romania medievale, la cui vita potrebbe essere giunta alla fine, mentre lei è a terra agonizzante, potenziale vittima di una guerra. Ma invece di morire, Constanta viene scelta come sposa da un re immortale. Questo segna l’inizio di una vita di passione, amore, viaggi tra i Paesi e tra i secoli. Ma la visione che lei ha del rapporto con il suo grande amore e salvatore non potrà fare a meno di cambiare, tanto che arriverà a comprendere quanto sia tossica la relazione che ha con lui e a desiderare la libertà. Attraverso un poetico flusso di coscienza che viaggia di secolo in secolo, Constanta scrive una sorta di lettera/confessione all'uomo che le ha regalato la sua seconda vita, ma che l'ha anche resa un inferno. Così Constanta ci narra dei secoli che lei è il marito hanno passato insieme, di quando a loro si sono aggiunti anche Magdalena e Alexi e dell'amore tossico che le ha legati a lui. S.T. Gibson ha uno stile di scrittura poetico, avvolge e incanta il lettore, catapultandolo senza sforzo all’interno della narrazione e tenendolo incollato alle pagine. Nonostante la sua semplicità e scorrevolezza riesce davvero a trasmettere tante emozioni. Sono presenti tematiche e scene forti che l’autrice è riuscita a trattare con estrema delicatezza. Anche le scene più esplicite appaiono poetiche. Non ci sono grandi descrizioni delle ambientazioni e del trascorrere dei secoli. L’autrice fornisce qualche frase di contesto e ambientazione storica, ma finisce lì, non ci concede molto di più. Si percepisce però l’atmosfera cupa che emerge dalle pagine e il clima di quegli anni. Un elemento interessante del libro è il fatto che il marito a cui Constanta si rivolge non viene mai chiamato per nome. Nemmeno una volta. Si sa ovviamente che si sta riferendo a Dracula (essendo questo libro un retelling del classico), ma ho tanto apprezzato questa decisione dell'autrice, che sembra in questo modo togliere ogni potere all'uomo che ha rovinato la vita ai nostri amati protagonisti. Una dote di sangue non è una lettura facile: c’è oppressione, paura, subdola manipolazione e annientamento di sé stessi. Durante questo viaggio avremo modo di conoscere approfonditamente tutti i personaggi, nonostante la voce narrante sia quella di Constanta. Questa è una storia di violenza di genere, di una relazione tossica, di una donna che trova la forza di riconoscere un contesto dannoso per sé e per coloro che ama (la scelta della narrazione in prima persona non è casuale), e questa visione offuscata rispecchia simbolicamente quella di una donna accecata da un amore malsano, incapace di vedere la realtà e la vera natura della persona che ha davanti.
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