martedì 20 giugno 2023

BLOG TOUR "L'ultimo dei monsù" di Fabrizia Lanza: CHI SONO I MONSÙ

 



DATA DI PUBBLICAZIONE: 16 Maggio 2023

TITOLO: L'ultimo dei monsù

AUTORE: Fabrizia Lanza

GENERE: narrativa contemporanea
EDITORE: Mondadori

TRAMA

"Ogni volta che scrivo di Sicilia e della mia famiglia ho la sensazione di precipitare. Precipito in un mondo infinito che mi attrae come un magnete." Così dice Fabrizia Lanza. E, di fatto, questa evocazione di un mondo che è quasi solo memoria è precipizio e incantato stordimento. Lo è soprattutto perché a quella sensazione di perdita fa riscontro un coeso "romanzo famigliare" che arriva sino ai nostri giorni (i Tasca, i Lanza, la fattoria di Regaleali e palazzo Mazzarino) e che apre il sipario su eventi e consuetudini che hanno fatto grande lo scenario dell'aristocrazia siciliana fra Otto e Novecento. Come se la narrazione avesse bisogno di trovare anche una via segreta, complementare ma primaria, a quella scena si intreccia la storia della cucina alla quale sono legati l'ingegno, la bellezza, il sofisticato spettacolo della tavola siciliana. Ed ecco che Fabrizia Lanza si mette sulle tracce di Mario, l'ultimo "monsù", l'ultimo cuoco devoto ai Tasca, che ha lasciato eredità di affetti e di sapori: Mario che si avanza caracollando, a passetti brevi e veloci, sulle piastrelle lucide della cucina, Mario sempre di corsa, Mario che dà vita a una cucina trionfante e scenografica di ascendenza francese, pensata innanzitutto per stupire, per appagare l'occhio oltre che il palato, modellata sui gusti e i capricci della famiglia. Mario è un personaggio amato, e Fabrizia Lanza ce ne dà una visione di taglio in cui lo vediamo ragazzo carpire con lo sguardo i segreti di un'arte ancora priva di strumenti che non siano gli occhi e le mani, e quei segreti, poi, custodirli per essere lui, e lui solo, l'artefice di tanto teatro di bellezza. Intorno al suo lascito di sapienza e di sapori (Mario entra in servizio nel 1954 e lo lascia nel 2008), assistiamo alla ricostruzione di un mondo, vasto, articolato, magnifico, nel quale, insieme ai privilegi, si è depositato un patrimonio di consuetudini, continuità e senso del futuro: basterebbero personaggi come Lucio Tasca Mastrogiovanni e la moglie Beatrice Lanza Branciforte, nella loro residenza di Camastra, per disegnare un'epoca, per riconoscere l'amore e la dedizione con cui Fabrizia Lanza la contempla.


BLOG TOUR: Chi sono i monsù

Durante il regno borbonico nel Sud Italia si diffuse tra le famiglie nobili la consuetudine di avere in cucina i cuochi francesi.
L’appellativo Monsù deriva dal francese “monsieur”, cioè signore.
La tradizione culinaria siciliana è ricca di contaminazioni e influenze. Molti dei piatti che mangiamo ancora oggi affondano le radici in un passato interessantissimo, tutto da esplorare. Per questo motivo, abbiamo scelto di parlarvi della storia dei Monsù e dell’importanza che hanno avuto nell'isola. 

I cuochi francesi riuscirono a fondere culture gastronomiche diverse, portando anche nuove tecniche. Avere un monsù era motivo di vanto e orgoglio per una famiglia aristocratica e non mancavano anche le dispute per accaparrarsene uno. Questi venivano chiamati talvolta con il nome di battesimo ed il cognome della famiglia presso cui prestavano servizio, altre volte con nomignoli suggestivi. Sono stati loro a consolidare, fra Settecento e Ottocento, la grande cucina baronale.

Anche nella letteratura più celebre si parla dei Monsù: ne “I Vicerè” di Federico De Roberto, ad esempio, spicca la figura di Monsù Martino, assunto dagli Uzeda qualche anno prima del fatidico 1860. Ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa c’è lo splendido «pran pron» di Monsù Gaston, che annuncia l’arrivo in tavola del celebre timballo di maccheroni in crosta servito a Donnafugata. I cuochi giunti dalla Francia rielaborarono con sapienza le pietanze e crearono piatti che mangiamo ancora oggi, i cui nomi derivano dal francese: il gatò di patate (gateaux), l’aglassato, il ragù, (italianizzazione di ragoût).

Non tutti lo sanno, ma i Monsù avevano un ruolo molto importante all’interno delle abitazioni della nobiltà. Non erano semplici cuochi, avevano un loro appartamento e una propria forma di pagamento. Erano un po’ come dei liberi professionisti di altri tempi. Riuscirono anche ad avere un’influenza sulla cucina popolare. Furono loro a istruitr i cosiddetti “cuochi di paglietta”, dando vita a una scuola “francese” solo nell’origine, che verrà poi continuata da grandi nomi italiani. Così la storia dei monsù continua, in certo qual modo, ancora oggi, con i piatti che amiamo tanto gustare.

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