domenica 2 giugno 2019

5 TAPPA BLOG TOUR "Piccole anime folli" di Mirko G. Rauso: INTERVISTA ALL'AUTORE


Buongiorno, oggi in occasione del blog tour di Piccole anime folli di Mirko G. Rauso uscito il 23 maggio con Leone Editore intervistiamo l'autore in merito al suo nuovo romanzo. Venite a leggere cosa ci ha risposto.

DATA DI PUBBLICAZIONE: 23 Maggio 2019

TITOLO: Piccole anime folli

AUTORE: Mirko G. Rauso

GENERE: narrativa
EDITORE: Leone Editore

TRAMA

Nel piccolo paese di San Rodi, i mesi scorrono con estrema lentezza. Quattro ragazzini di quindici anni, ognuno con un problema che si porta dentro e una condizione familiare disastrosa, fanno parte del gruppo dei Cacciatori Solitari. Agli occhi di tutti sono dei perdenti, degli emarginati, ma aver fatto squadra li rende più coraggiosi. Sfrecciando in bicicletta tra i boschi circostanti, si sentono degli eroi: catturano ogni tipo di animale e, per dimostrarsi «uomini veri», arrivano perfino a torturare e ammazzare cani, galline e volpi. Ma le dinamiche di quel gruppo nascondo risvolti sconvolgenti. Un giorno, infatti, spinti dalle manipolazioni e dalla pazzia del loro carismatico capo, Fermo, decideranno di compiere la Caccia Suprema, quella di un essere umano. Da allora, da quel primo omicidio, si scatena una spirale di violenza sempre più grande, sempre più terribile, che piano piano coinvolgerà l’intera comunità, rivelando scenari inquietanti, fino alla comparsa di un altro Mostro, un terrificante serial killer. Quali sorti toccheranno agli abitanti di San Rodi?



INTERVISTA ALL'AUTORE

1. Da quando hai cominciato a scrivere? Hai sempre avuto la passione per la scrittura? 

Credo di aver sempre avuto una certa passione verso il raccontare storie, in qualsiasi modo. Scrivevo piccole poesie in un quaderno in giovane età, disegnavo dei fumetti e scrivevo canzoni. Alcuni professori al liceo cercavano di indirizzarmi verso concorsi letterari, ma tutti mi avrebbero preso in giro e quindi conservavo la mia passione in segreto, con insulsi romanzi da sedicenne mai completati. Ho studiato sceneggiatura ed ho lavorato nell’ambito cinematografico per alcuni anni, prima di trovare il coraggio di tentare questa strada, la mia strada, con tutto me stesso. 


2. Com'è nata l’idea per la storia Piccole anime folli? 

Come la maggior parte delle idee: fissando il vuoto per ore! Sono sempre stato affascinato dal cultismo e da come alcune personalità magnetiche possano condizionare (spesso in negativo) i comportamenti di un gruppo. Succede anche durante l’adolescenza, quell’età in cui tutti iniziano a dividersi in gruppi con uno o più leader ben determinati. Ho voluto unire quelle due dissimili essenze e mescolarle con molte delle cose che mi stanno a cuore: la cultura anni ’80 di mostri e VHS, i misteri che circondano i serial killer, la sociologia e la psicologia dei piccoli paesini isolati, le illusioni, i deliri e tanto altro. 


3. Come hai creato i caratteri dei quattro protagonisti? 

In origine, ho delineato con precisione i tratti di quelli che io reputo i due personaggi centrali allo svolgimento della storia, ed ho apportato alcune modifiche caratteriali agli altri, cercando di rendere ogni tratto strumentale verso il quadro generale. Nel momento un cui ho iniziato a scrivere i primi appunti, l’immagine dei quattro ragazzini era perfettamente fissata nella mia mente, tutti a simboleggiare un diverso elemento, tema e modo di essere, ma legati da qualcosa di inspiegabile. 

4. Come mai hai voluto ambientare la storia nella cittadina di San Rodi? 

Sono nato in un piccolo paese, profondamente diverso da quello immaginario di San Rodi, e trovo le piccole realtà pacifiche, quelle dove tutti conoscono tutti ed il mondo sembra essere racchiuso in una sola piazza, profondamente interessanti per come una piccola scossa possa completamente stravolgere lo status quo. 


5. Perché hai voluto parlare dell’oscurità che alberga dentro di noi? 

A causa del mio percorso psicologico e di ricerca personale, mi sono trovato a entrare in contatto ed affrontare ogni mio pensiero più recondito. Niente di simile a quelli di alcuni personaggi del libro, fortunatamente, ma trovo che il mio modo di comunicare sia basato su questa sorta di trasparenza, quindi il mio modo di raccontare i personaggi utilizza la stessa tecnica. Abbiamo tutti qualcosa di cupo dentro di noi, e riuscire ad affrontare quell’oscurità fa parte della crescita stessa, soprattutto in età adolescenziale. 


6. C’è qualcosa di te stesso che hai voluto inserire nella storia? 

Ho passato molto tempo a scrivere pagine di blog su me stesso, quindi sono molto sicuro quando dico: per niente! È certo che numerosi riferimenti visivi/stilistici ed alcuni temi trattati siano vicini alla mia vita, ma non sono stati inseriti con quello scopo, fanno semplicemente parte della storia. Inoltre, considerando la follia e la violenza presente nel libro, forse è un bene che non ci sia nulla di me stesso! 


7. Qual è stata la parte del romanzo più difficile da scrivere e perché? 

Sembra scontato, ma i capitoli che precedono il finale sono stati sicuramente i più faticosi. La storia abbraccia numerosi personaggi, sia principali che secondari, ed io sono molto meticoloso e preciso verso la circolarità e la consistenza di ogni storia, quindi ho fatto in modo che ogni singolo personaggio avesse una degna conclusione/costruzione della conclusione al proprio arco, senza perdere di vista la storia centrale e il ritmo del racconto, in preparazione del momento in cui le somme sarebbero state tirate. 


8. La storia di Arcangelo, Piero B, Tommaso e Fermo ha rappresentato per te e per loro anche l’occasione per lanciare un vero e proprio appello: quale? Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? 

Al di fuori del puro intrattenimento, una riflessione per me fondamentale all’interno del libro è quella sulla salute mentale collegata agli stigmi, all’educazione, alle famiglie ed alle collocazioni sociali in via più generale. Da persona che ha combattuto con la depressione clinica sin dalla più tenera età, ricordo alcuni anni adolescenziali come estremamente difficili e destabilizzanti, ma non ho mai ricevuto l’attenzione necessaria fino al momento in cui, da adulto, ho affrontato i miei problemi con coscienza. Sono stato fortunato ad arrivare fino a quel punto, ma ciò non capita a tutti. Le attenzioni che le famiglie, gli istituti scolastici e le varie conoscenze possono fornire in età in cui tendenze psicotiche, suicide e persino omicide possono manifestarsi sono molto preziose. 


9. Quali sono i tuoi autori preferiti? Hanno influenzato in qualche modo il tuo modo di scrivere? 

Potrei rispondere con una lista quasi infinita di ispirazioni, siccome trovo difficile identificarne una/qualcuno in particolare, e sono costretto a tirare in ballo prodotti di tipo non solo letterario. Venendo dal cinema, il libro ha un taglio molto rapido e cinematografico, e parte dalla base di “avventura con ragazzini,” soprattutto I Goonies e Stand By Me – Ricordo Di Un’Estate (o Stranger Things, per le nuove generazioni). Sono un grande appassionato di thriller e gialli svedesi (Stieg Larsson e Camilla Läckberg su tutti), e mi sento in loro debito per la voglia di ambientare una storia di morte in un luogo minuscolo e isolato, così come c’è del Twin Peaks nelle costanti scoperte sconvolgenti che avvengono in un luogo apparentemente mite. Lasciami Entrare di John Ajvide Lindqvist è qualcosa che prendo come esempio per quanto riguarda il tono e la dinamica quasi malsana tra i giovani personaggi, alcuni fumetti di Inio Asano e Morning Glories di Nick Spencer sono punti di riferimento per la psicologia adolescenziale, così come Hellboy di Mike Mignola è un punto di riferimento per il folklore e l’occulto. Guardo al Giappone per un certo tipo di violenza stilizzata, ho una vasta conoscenza di serial killer e cultismo ed ho consumato ogni film horror immaginabile. Potrei proseguire, ma credo sia giusto fermarmi. In ogni caso, sento che l’apprezzamento e lo studio di questi elementi risuoni nel mio modo di scrivere una storia, ma nel mio processo creativo, mi immergo nei miei pensieri e non cerco mai riferimenti volontari. 


10. La tua famiglia ti supporta nel mestiere di scrittore? 

La mia situazione familiare è abbastanza burrascosa e particolare, quindi è difficile decifrare un vero e proprio supporto. È indubbiamente stato molto difficile abituare il mio circondario alle mie scelte di vita inusuali per il mio paese. Crescendo, la mia (molto divisa) famiglia non ha mai potuto offrire un grosso supporto economico e non è mai stata perfettamente capace di comprendere quanto la mia felicità dipendesse dall’arte e dall’espressione piuttosto che da una rapida gratificazione economica, ho sentito tutte le pressioni e le ansie del caso. Però, non li biasimo, e sono grato per quello che è stato, a modo loro, “supporto conflittuale.“ Sicuramente non vicino al mio ideale di supporto, ma vicino a qualcosa che, dopo molto tempo, sono stato in grado di comprendere e accettare. 


11. A quando il prossimo romanzo? Tratterai un genere diverso o ti focalizzerai ancora su questo? 

Negli anni, ho lavorato su diverse idee che sono pronte ad essere estratte dal cassetto, e lavoro segretamente sul nuovo romanzo da un po’ di tempo. Non c’è un momento della mia vita in cui non stia scrivendo qualcosa di nuovo e, una volta terminati gli impegni promozionali per Piccole Anime Folli, dedicherò tutto il tempo al nuovo romanzo. Credo che uno scrittore possa affrontare diversi generi, in base a ciò che vuole creare, ma il suo tocco resterà sempre lì presente, ed è ciò che davvero conta: il genere può venire da sé nel caso in cui la narrazione segue la mia impronta. Quindi, potrebbe essere qualcosa di simile, di più leggero, di più folle, un sequel, un prequel, chissà… Quello che posso dire per certo è che ci possiamo incontrare di nuovo qui tra un anno per parlarne!

Grazie, dal profondo del cuore.

Nessun commento:

Posta un commento